Riparare è meglio che gettare!

Sono entrate in vigore nuove norme europee che introducono un diritto alla riparazione, per ridurre i rifiuti e facilitare la riparazione dei prodotti.
Foto Ansa, EPA/FRANCIS R. MALASIG

Molti prodotti riparabili finiscono in discarica e ogni anno si generano 35 milioni di tonnellate di rifiuti nell’Unione europea (Ue), una seria minaccia per l’ambiente ma anche uno sperpero di risorse fisiche ed economiche.

Secondo un’indagine del 2020 di Eurobarometro, il 77% dei consumatori dell’Ue preferirebbe riparare i propri beni piuttosto che acquistarne di nuovi, ma poi finisce per sostituirli o scartarli a causa degli elevati costi delle riparazioni e della mancanza di servizi forniti.

Inoltre, com’è noto, alcuni prodotti sono progettati per guastarsi dopo un certo tempo di utilizzo (il cosiddetto fenomeno dell’obsolescenza programmata), mentre alcuni componenti dei dispositivi sono assemblati in modo tale da non poter essere rimossi e sostituiti.

In particolare, l’elettronica è la fonte di rifiuti che cresce più rapidamente nell’Ue, laddove le riparazioni di dispositivi elettronici rappresenterebbero un beneficio per l’ambiente, grazie alla riduzione dell’uso delle risorse, a minori emissioni di gas serra e a un minor consumo di energia.

Ecco che, dopo un lungo percorso iniziato nell’aprile 2022, quando il Parlamento europeo chiese alla Commissione europea di presentare una proposta legislativa per il diritto alla riparazione dei prodotti di lunga durata che possono essere riparati, seguita dalla proposta della Commissione europea presentata del marzo 2023, lo scorso aprile il Parlamento europeo ha approvato la riforma del cosiddetto regolamento sul diritto alla riparazione che, per l’appunto, mira a rafforzare il diritto alla riparazione, con il fine di incoraggiare un consumo più sostenibile, facilitando la riparazione di beni difettosi, riducendo i rifiuti e sostenendo il settore delle riparazioni.

Le nuove norme impongono ai fabbricanti di prodotti al consumo di fornire servizi di riparazione tempestivi ed economici e a informare i consumatori sul diritto alla riparazione. Inoltre, essi saranno obbligati a dare priorità alla riparazione durante il periodo di garanzia legale, se questa è più conveniente o uguale in termini di costo rispetto alla sostituzione di un prodotto.

Inoltre, i prodotti soggetti a garanzia legale beneficeranno di un’ulteriore estensione di un anno della garanzia, dopo un’avvenuta riparazione, incentivando ulteriormente il consumatore a scegliere la riparazione anziché la sostituzione. Poi, quando alla scadenza della garanzia legale, il produttore sarà comunque tenuto a intervenire sui prodotti domestici più comuni, che sono tecnicamente riparabili, come lavatrici, aspirapolvere, piccoli elettrodomestici e smartphone. Ancora, i consumatori potranno anche prendere in prestito un dispositivo mentre il loro è in riparazione o, in alternativa, optare per un apparecchio ricondizionato.

Sarà elaborato un modulo europeo di informazione per aiutare i consumatori a valutare e confrontare i servizi di riparazione, specificando la natura del difetto, il prezzo e la durata della riparazione. Per facilitare il processo di riparazione, verrà creata una piattaforma online europea con sezioni nazionali per aiutare i consumatori a trovare facilmente negozi di riparazione locali, venditori di beni ricondizionati, acquirenti di articoli difettosi o iniziative di riparazione gestite dalla comunità, come i repair café, dei caffè delle riparazioni concepiti come luoghi comunitari dove i consumatori potranno recarsi per trovare facilmente la possibilità di riparare i prodotti.

Le norme intendono anche rafforzare il mercato delle riparazioni dell’Ue e a ridurne i costi. Infatti, i produttori dovranno fornire pezzi di ricambio e strumenti ad un prezzo ragionevole e non potranno ricorrere a clausole contrattuali, tecniche hardware o software che ostacolino le riparazioni, anzi garantendo aggiornamenti dei software per un periodo minimo. In particolare, i produttori non potranno impedire l’uso di pezzi di ricambio di seconda mano o stampati in 3D da parte di riparatori indipendenti, né potranno rifiutare di riparare un prodotto solo per motivi economici o perché è stato precedentemente riparato da altri operatori.

Dopo l’approvazione del Consiglio dell’Ue, le nuove norme sono entrate in vigore il 30 luglio 2024, mentre gli Stati membri sono tenuti a integrare le norme della nuova direttiva nella propria legislazione nazionale entro il 31 luglio 2026. Per rendere le riparazioni più accessibili, ogni Stato membro dovrà attuare almeno una strategia per promuovere le riparazioni, offrendo, ad esempio, buoni d’acquisto o fondi per la riparazione, campagne di informazione, corsi di riparazione o sostegno agli spazi di riparazione gestiti dalla comunità.

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