Siccità, l’allarme dei geologi

In vista del Congresso nazionale di Bari, l'Ordine dei geologi sottolinea le criticità che il Sud Italia in particolare sta vivendo: se resistono le risorse idriche sotterranee, sono invece duramente colpite quelle superficiali.
Siccità in Sicilia, il pontile gallegiante per il canottaggio del lago di Piana degi Albanesi ormai adagiato nella terra arida, Palermo 29 luglio 2024. ANSA/IGOR PETYX

«La siccità in corso sta colpendo tutta l’Europa meridionale. In Puglia, Basilicata e Sicilia i valori di riempimento degli invasi artificiali, per la scarsità delle piogge, enfatizzata dall’elevata evaporazione, favorita dalle crescenti temperature, sono molto inferiori alla metà delle capacità di invaso. Le mappe dell’umidità del suolo segnalano forti anomalie negative per la gran parte del territorio delle medesime regioni, con la massima criticità registrata per la porzione centrale della Sicilia. Si sta registrando, quindi sia una scarsa disponibilità di risorse idriche superficiali che una forte domanda irrigua». Lo ha affermato Maurizio Polemio, Coordinatore della sezione di Idrogeologia della Società Geologica Italiana e Ricercatore del CNR – IRPI di Bari, esperto in idraulica e difesa suolo, alla vigilia del Congresso Nazionale di Bari 2024, dal 2 al 6 settembre.

«Fortunatamente le acque sotterranee, che garantiscono l’84% del fabbisogno idropotabile oltre a una parte significativa delle esigenze agricole e industriali, stanno risentendo della siccità e delle alte temperature in modo molto attenuato rispetto alle risorse idriche superficiali. Gli acquiferi costituiscono infatti un serbatoio naturale per “immagazzinare” le acque di pioggia che si infiltrano, garantendone inoltre un’ottima qualità – ha aggiunto Daniela Ducci, docente di Geologia dell’Università Federico II di Napoli, consigliere del Direttivo Nazionale della Società Geologica Italiana  –  in quanto ben protette dalle rocce che le contengono. Alla risorsa che ogni anno si rinnova, si aggiungono cospicue riserve profonde di acqua non completamente rinnovabili, ma che potrebbero essere utilizzate nei periodi “critici”, come fonti di emergenza, da reintegrare nei periodi più piovosi. Tutte queste operazioni – l’individuazione delle rocce serbatoio, la redazione di bilanci idrogeologici, la sostenibilità dei prelievi e la valutazione della qualità delle acque – sono compiti specifici dell’Idrogeologia in particolare, ma più in generale della Geologia».

«Bisogna puntare sulle falde– ha quindi concluso Rodolfo Carosi, presidente nazionale della Società Geologica Italiana -. Solo una conoscenza di dettaglio delle montagne e del sottosuolo delle pianure da parte dei geologi può consentire studi approfonditi sulle risorse idriche sotterranee per limitare, per quanto possibile, gli effetti negativi dei cambiamenti climatici sull’approvvigionamento idrico».

Proprio su tali argomenti, nell’ambito dell’imminente Convegno annuale della Società Geologica Italiana “Geology for a sustainable management of our Planet”, che si terrà dal 3 al 5 settembre a Bari, sono previste specifiche sessioni.

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