Finché notte non ci separi, un simpatico film per riflettere sull’amore
Finché notte non ci separi è un film graziosamente romanocentrico in cui lui (Filippo Schicchitano) è Valerio, che fa l’agente immobiliare ma sogna di scrivere gialli di cui è un appassionato lettore, e lei (Pilar Fogliati), donna fantasiosa, libera e impulsiva. Vengono da famiglie ebree che vivono nel quartiere dell’ex Ghetto, mamma di lui estremamente invadente, padre rassegnato ai voleri della moglie.
I due giovani si sposano in un matrimonio da favola. Poi c’è la prima notte di nozze in un albergo lussuosissimo dove un cameriere inossidabile ricorda a chiunque lo incontri i nomi della star di ogni genere che hanno dormito nella “stanza dell’amore”. Amore? Sul più bello, lei scopre che lui tiene un anello con la dedica amorosa della sua ex. Scoppia il caso, altro che amore. La ragazza smette gli abbracci e costringe il povero marito in giro per una Roma notturna a caccia della ex. Ne succedono di tutti i colori: incontrano un tassista e litigano sulla Roma, lui trova una donna che lo vuol sedurre, lei il suo ex, un regista di cinema fallito che “ci prova”.
Insomma, la fedeltà dei due è messa alla prova. Fra il resto ci si mette di mezzo anche la madre di lui. La sceneggiatura è fantasiosa, divertente, bozzettistica, regala una scorribanda notturna di due giovani che si sono sposati – ma perchè mai, poi? -, che saranno fedeli per sempre? Nel presente, forse… Ce la faranno?
La favoletta simpatica, un tantino agrodolce, diretta con garbo e umorismo tutto romano (Francesco Pannofino fa il tassista, Giorgio Tirabassi il marito della madre, Lucia Ocone) è piacevole, ma non vuota: dà una occhiata alle giovani coppie più o meno mature, ai sogni più o meno infranti e alla volontà – tanta – di crescere e di essere felici.