Olimpiadi: bene ma non benissimo il primo weekend azzurro

Via alle Olimpiadi: a Parigi weekend dolceamaro per i nostri azzurri tra medaglie e penalità discutibili.
Nicolò Martinenghi conquista la medaglia d'oro nei 100 metri rana maschile. Foto ANSA/ETTORE FERRARI

Va bene ma non benissimo il primo fine settimana di Giochi Olimpici parigino per i nostri azzurri che, con le sei medaglie e le tre penalità discutibili prese finora, sono attualmente settimi nel medagliere.

Sulle orme di Tokyo… e oltre

L’obiettivo è uno e lo sappiamo bene: migliorare il record di 40 medaglie di Tokyo 2020 e finora non stiamo andando per niente male.1 oro, 2 argenti e 3 bronzi: questo il bottino nei primi due giorni di finale per gli azzurri che, attualmente settimi nel medagliere, dovrebbero cercare di prendere dei metalli più pesanti. Ma intanto va bene così, i Giochi sono appena iniziati e l’appuntamento con il record può ancora aspettare. Intanto, vediamo i protagonisti dei primi podi azzurri in terra francese.

Ad aprire le danze, ci pensa lui: Filippo Ganna. Il ciclista azzurro rompe il ghiaccio con la prima medaglia olimpica per gli azzurri in questa edizione e, nella gara a cronometro su strada, sotto un diluvio che non lascia Parigi, è d’argento fra due “mostri” belgi: Remco Evenepol e Wout Van Aert.

“Quando la realtà supera la fantasia, la testa può portarti in posti meravigliosi.” Queste le parole su Instagram della seconda medaglia nella serata di sabato sera: Luigi Samele che era già stato argento a Tokyo e si conferma al top anche a Parigi con il bronzo nella sciabola di sabato sera.

Altra conferma arriva, poi, anche dalla 4×100 formato da Thomas Ceccon, Alessandro Miressi, Paolo Conte Bonin e Manuel Frigo. Il quartetto argento a Tokyo 2020, infatti, dopo una gara superba in cui è stato spesso secondo, soprattutto nei tratti finali, arriva sul gradino più basso del podio, cedendo il passo solo a Stati Uniti e Australia ed estasiando il pubblico dell’Arena La Defense.

Archiviata la prima serata di finali, si passa, poi, alla seconda giornata con una doppietta storica. Dopo dodici anni, infatti, la pistola italiana torna a salire sul podio con una doppietta che mancava dal 1932. Sono gli atleti del tecnico Roberto Di Donna, oro olimpico ad Atalanta nel 1996 a regalare una grande giornata al Tiro a Segno italiano con l’argento di Federico Nilo Maldini e il bronzo di Paolo Monna. “È un giorno perfetto: di più non potevamo chiedere. È il coronamento di un percorso fatto insieme. Siamo nell’Olimpo.” Queste le parole di Monna dopo essere riuscito nell’impresa di arrivare sul podio dopo 12 anni dall’argento a Londra di Luca Tesconi. Un’impresa meravigliosa che diventa, poi, storica se si pensa che una doppietta mancava addirittura dal 1932 con l’oro di Morigi e bronzo di Matteucci.

E, dulcis in fundo, chiudiamo questa prima rassegna di medaglie con, finalmente, il metallo che più conta: l’oro nei 100 metri rana di Nicolò Martinenghi, davanti anche al re Peaty. Dopo la doppietta a Tokyo, il ragazzo dai capelli biondo platino di Varese, si prende l’oro davanti al pubblico sbalordito della Defense Arena dopo essere partito da una anonima settima corsia. “Sono senza parole, se non che ancora una volta ho dimostrato che non conta il tempo ma saper cogliere l’attimo. Il tempo non è dei migliori – queste le prime parole dell’azzurro che ha chiuso con 59’’03, non di certo una grande tempo–, ma a me interessa solo essere sul quel podio e sentire l’inno italiano, anche se non lo canto, non per menefreghismo, ma per scaramanzia”.

Un weekend dolceamaro

Delle belle medaglie e delle occasioni che si sono sapute cogliere, questo il sunto delle medaglie guadagnate fino ad ora e che hanno reso il primo weekend di questa edizione di Giochi Olimpici dolce per il Belpaese.

Tuttavia, però, dopo il dolce viene l’amaro e questo amaro è arrivato troppo forte per i nostri azzurri. No, non stiamo parlando della fede di capitan Gimbo persa durante la sfilata sulla Senna e nemmeno del povero Sergio Mattarella con solo un poncho in plastica per coprirsi dall’incessante pioggia durante la spettacolare cerimonia di apertura di venerdì sera. Parliamo, invece, di alcune penalità – quantomeno discutibili – costate medaglie a ben tre dei nostri azzurri.

Sì inizia con la povera Odette Giuffrida che, arrivata sul tatami del judo in semifinale, categoria -52 kg, viene poi penalizzata di continuo fino alla squalifica costata un bronzo. L’italiana, sanzionata 2 volte con lo shido – avvertimento– rimedia la terza decisiva sanzione per una decisione incomprensibile della giuria.

Sì continua con un’altra enorme ingiustizia che sa di furto: quella del surreale verdetto che nella boxe esclude dal torneo deli 92 kg l’azzurro Abbes Aziz Mouhiidine che perde il match che stava vincendo vincendo 2-1 contro un imbarazzato Lazizbek Mullojonov. Un evento a dir poco incomprensibile per cui, era inevitabile, si è subito gridato allo scandalo.  “Vergognatevi. Ancora una volta l’Italia è scippata. Pensavamo che il Cio tutelasse i pugili ed evitasse le nefandezze del passato. Niente. Siamo alle solite. L’incontro dominato da Abbes e perso con un verdetto sciagurato dimostra che niente è cambiato.”. Queste le durissime parole del presidente della federazione italiana, Flavio D’Ambrosi.

La prende con più filosofia, invece, la nostra portabandiera Arianna Errigo che commenta così una dubbia decisione arbitrale durante i quarti di finale quando, sulla pedana della sua quarta Olimpiade, ha perso per 15-14 contro la statunitense Lauren Scruggs. “Non condivido la decisione dell’arbitro nel finale, l’ultima stoccata era mia ma questo sport è così. L’errore arbitrale fa parte dello sport, non dovevo permettere alla mia avversaria di arrivare a 14 stoccate – dice a Rai Sport – (…) Le Olimpiadi sono una cosa a sé e già prima di questa gara mi sono detta: io sono Arianna con o senza medaglia. Non sarei stata una atleta e una persona migliore e questo mi basta”.

E la nostra Arianna ha ragione: lei è Arianna con o senza medaglia, così come Odette, Abbes e tutti gli altri atleti che hanno subito o subiranno delle ingiustizie in una gara che è la gara della vita per qualunque atleta. Un po’ di rammarico, quindi, per altre tre potenziali medaglie, ma va bene così: la nostra spedizione è carica e punta in alto.

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