Le Olimpiadi colpite prima dell’inizio

Ancor prima della cerimonia di apertura dei Giochi, il traffico ferroviario è stato colpito da ignoti con attacchi a tre linee di alta velocità su quattro. Più un allarme-bomba all’aeroporto di Basilea-Mulhouse. Sperando che tutto finisca qui. Mistero sugli autori
Militari alla Gare du Nord di Parigi, dopo gli attacchi che il 26 luglio hano colpito la rete ferroviaria francese. Foto via Ansa/ EPA/RITCHIE B. TONGO

La Francia è Parigi-centrica, nel senso che i sistemi infrastrutturali e di comunicazione sono sostanzialmente centrati sulla capitale. È anche per questo che l’attacco concordato sulle quattro linee dell’alta velocità francese, i ben noti Tgv (Très-Grande Vitesse), hanno paralizzato la circolazione ferroviaria in tutto il Paese. Solo l’attacco alla rete meridionale, verso Lione per intenderci, è fallito, mentre a nord, est e ovest gli incendi dolosi ha provocato danni alle infrastrutture, mandando nel tilt l’efficientissimo sistema ferroviario d’Oltralpe. La concessionaria ferroviaria francese, statale, la Sncf, ha comunicato: «Diversi atti dolosi concomitanti hanno colpito tre linee su quattro del Tgv. Sono stati appiccati incendi deliberati per danneggiare gli impianti. Di conseguenza, il traffico dei treni ad alta velocità su queste tre linee è molto disturbato». Nelle stesse ore, l’aeroporto di Basilea-Mulhouse è stato evacuato per motivi di sicurezza. Lo scalo si trova vicino a Strasburgo ed è al confine franco-svizzero. Dopo un blocco di circa un’ora è ripreso il traffico aereo.

Così i fatti. Non si hanno notizie certe sugli autori, ma la matrice appare dalle prime analisi opera di attentatori europei, non tanto mediorientali come si temeva, anche per i warning accesi dagli israeliani su un progetto attribuito, ovviamente, all’Iran; la psicosi dell’attentato ha portato la capitale francese ad essere praticamente in stato di assedio, con quarantacinquemila agenti di sicurezza dedicati alla protezione dell’avvenimento sportivo dell’anno, e i servizi segreti mobilitati al massimo dell’allerta. Le modalità degli attentati al Tgv paiono piuttosto rimandare a piste anarchiche o legate ai black block e ai centri sociali, per intenderci. Ma nulla è meno sicuro. Forse nelle prossime ore si saprà qualcosa di più, anche se la mancata rivendicazione pare far propendere per queste ultime piste.

Sul web, che ormai ci ha abituati alle fake e al deep fake, alle notizie inventate o ai complottismi più inverosimili, si rincorrono le idee più strampalate. Eccone un piccolo florilegio che suscita risate a crepapelle, se non fosse una vicenda tragica: attentato provocato dalla Russia attraverso i suoi infiltrati; messa in scena dei servizi francesi per distogliere l’attenzione dai luoghi più delicati delle cerimonie di apertura; rinascita dell’Isis-Daesh con “cani sciolti” reclutati nelle banlieue parigine più problematiche; operazione coordinata dal Mossad che non perdona alla Francia un sostegno non indefettibile alla guerra di Gaza; iniziativa degli anarchici-insurrezionalisti italiani per vendicare la condanna di Cospito; azione della sinistra estrema francese per vendicarsi di Macron che avrebbe tradito il responso delle urne non attribuendo il premierato al blocco cresciuto attorno a La France Insoumise; ecologisti frustrati dalla crisi del movimento contro i cambiamenti climatici…  e via dicendo. Per chi vuol sorridere, o piangere, non c’è che la scelta nel campionario di stupidità inventate. Vedremo nelle prossime ore cosa diranno gli inquirenti.

Lo sport non è al riparo dalle implicazioni politiche, e non è una novità. Ricordando solamente i Giochi olimpici, la memoria risale nei decenni fino all’edizione di Berlino 1936, in cui il nazismo aveva cercato di fare della massima manifestazione sportiva una passerella della propria idea suprematista del pianeta. Si ricorderanno pure i Giochi del Messico, con la protesta degli sprinter Usa Smith e Carlos a favore del movimento nero afroamericano. E come dimenticare la tragedia di Monaco, nel settembre 1972, inscenata da sostenitori della causa palestinese? E poi il boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca nel 1980… Sport e politica, sport e protesta politica, sport e terrorismo vanno a braccetto, e più lo sport è popolare, più è mediatizzato, e più coloro che vogliono far valere una loro idea più o meno distorta del mondo trovano in essi una vetrina senza paragoni possibili con altri eventi.

Lo sport per sua natura dovrebbe unire, dovrebbe favorire la competizione con regole certe e nel fair play per le vittorie e per le sconfitte. È una metafora dell’esistenza, con la sua cultura del successo o, viceversa, con quella della sconfitta. Lo sport è una delle tante possibili parabole dell’uno e del molteplice, dovrebbe unire e nel contempo valorizzare il contributo del singolo o dei singoli popoli e comunità. Speriamo che alla fine prevalgano questi sentimenti umani, e non la disumanità della violenza politica.

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