Caporalato: morto un altro bracciante, ferito e non curato

Si chiamava Rajwinder Sidhu Singh: è morto un paio di mesi fa dopo essere stato ferito da un macchinario a Laterza, nel foggiano. Proprio come Satnam Singh a Latina.
Braccianti al lavoro (foto di Archivio). ANSA/ QUOTIDIANO DEL SUD

L’estate si arroventa causando non soltanto pericolosi incendi nei boschi – come quello forse doloso scoppiato a Baia San Felice a Vieste, nel foggiano, che ha provocato l’evacuazione di un migliaio di turisti – ma altri tipi di fuochi non si spengono nelle campagne pugliesi. Tragedie che si ripetono a ritmo fin troppo cadenzato. A farne le spese sono i braccianti, assoldati illegalmente e sottopagati.

Mentre a Foggia arriva una commissione di inchiesta sulla situazione delle baraccopoli, a Laterza, in provincia di Taranto, è deceduto nei mesi scorsi Rajwinder Sidhu Singh. Tragica coincidenza con quanto accaduto a Satnam Singh, il bracciante che ha perso la vita nelle campagne a Latina: anche il suo nome era Singh e come lui è stato ferito al braccio da un macchinario. Come accaduto a Latina, anche a Laterza il bracciante non ha ricevuto tempestivi aiuti dal caporale.

Singh risiedeva nella cittadina pugliese, era allevatore di bovini, aveva due figli che vivevano con la madre nel nord-ovest dell’India; impiegato nei campi senza contratto e senza permesso di soggiorno da un imprenditore agricolo già sottoposto agli arresti domiciliari nel 2020. Il caporale, notando i segni di svenimento e perdita di conoscenza del povero bracciante, lo aveva portato all’ospedale di Castellaneta (Ta), generando dei dubbi da parte del personale sanitario sullo stato di salute di Singh.

I sospetti dei medici sulla versione dell’imprenditore, infatti, hanno fatto scattare l’allarme alle forze dell’ordine a seguito dei soccorsi non tempestivi, e della presunta presenza di Singh sui terreni nei giorni festivi. Con molta probabilità se il bracciante fosse stato portato in tempo in ospedale si sarebbe salvato; la perdita di sangue dal braccio tranciato da un macchinario non sarebbe stata letale.

Il caporale, invece, avrebbe solo condotto il lavoratore vicino la sua abitazione, lasciandolo privo di aiuto. La vicenda ancora una volta suscita scalpore: parliamo di persone che lavorano tra le 7 e le 12 ore al giorno guadagnando meno di 5 euro all’ora, senza contratto, senza misure di sicurezza e possibilità degne di riposo e di alloggio. Inoltre si tratta di persone costantemente minacciate e intimidite. Senza considerare le alte temperature della stagione estiva. Molti operai non indossano né berretti e né giubbotti catarifrangenti utili per gli spostamenti al termine del turno di lavoro. Viene negato loro il minimo diritto!

Decine sono i caporali accusati in Puglia e decine le vittime tra braccianti italiani e stranieri. La Puglia possiede il tragico primato di ospitare la sede del più grande ghetto d’Europa, quello di Mezzonone, in Capitanata. Nonostante i milioni ottenuti dal Pnrr non vengono ancora utilizzati per le operazioni di smantellamento per favorire interventi adeguati.

Nel foggiano è arrivata una commissione parlamentare d’inchiesta per analizzare le numerose piaghe legate al caporalato e per capire i motivi degli oltre 50 milioni inutilizzati per la messa in sicurezza e la tutela dei braccianti. Nonostante tavoli di lavoro organizzati in passato, la legge continua a non essere applicata. La delegazione ha fatto visita alla cooperativa Pietre di Scarto che opera nei terreni confiscati alla mafia a Cerignola, impegnata quotidianamente anche a tutela di tanti braccianti. Segno che il vero sostegno ai disagi sociali arriva celermente dalla cittadinanza attiva.

Le campagne dell’intera regione andrebbero monitorate considerate le denunce che accusano dodici titolari di dieci aziende, dalla Capitanata alla Murgia al Sud-est barese. Il censimento Inps registra oltre 24 mila aziende agricole e 45 mila operai di cui 13 mila sono stranieri. Di tutte queste cifre, la Capitanata occupa un terzo del comparto. Come ricordano i sindacati, impegnati nelle campagne pugliesi per informare e sensibilizzare gli operai per l’assistenza e l’informazione dei diritti con il progetto “Brigate on tour”, c’è un sommerso che va obbligatoriamente fatto emergere per sconfiggere lo sfruttamento delle persone. Come denunciano, è ancora la legge Bossi-Fini a creare clandestinità e a ruota caporalato e morti totalmente ingiuste.

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