L’Etna continua a farsi sentire

Continua in questi giorni l’attività eruttiva con spettacolari fontane di lava e abbondanti ricadute di cenere sugli abitati. Un modello giapponese potrebbe aiutare nella gestione del territorio.
Etna ANSA/ ORIETTA SCARDINO

L’Etna, il vulcano siciliano più attivo d’Europa continua a manifestare la sua spettacolare eruzione con decine di fontane di lava. Una grossa colonna di cenere ha raggiunto i 6000 metri sul livello del mare, cadendo poi sui centri abitati più vicini. Cenere lavica che ha raggiunto anche Catania e che ha costretto le autorità locali a sospendere le operazioni di volo presso l’aeroporto Fontanarossa.

La nube vulcanica e le fontane di lava al momento fuoriescono dal cratere Voragine. L’attività eruttiva è ancora in corso, come testimoniano i valori molto alti del tremore dei condotti magmatici del sistema registrati dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), Osservatorio etneo di Catania.

Dalle ore 04.08 della notte scorsa infatti la forte attività vulcanica è evoluta e dal punto di vista sismico l’ampiezza media del tremore vulcanico è ulteriormente aumentata.

La cenere si deposita nelle strade, sulle auto, sui tetti delle case, coprendo ogni cosa. È un problema ormai noto e gli abitanti dei paesi limitrofi ci convivono da sempre. I Comuni continuamente puliscono le strade ma c’è un modo per recuperare questa cenere e riutilizzarla nell’ottica dell’economia circolare?

«Propongo di guardare come fanno in Giappone – spiega Boris Behncke, vulcanologo dell’Ingv-Catania –. Lì c’è una città, Kagoshima, molto vicina al vulcano Sakurajima che dagli anni ‘50 butta cenere su questa città che ha il doppio degli abitanti di Catania. Già da 30 anni hanno imposto un sistema molto sofisticato per gestire questo materiale».

Ad ogni ricaduta di cenere escono in strada decine e decine di macchine spazzatrici. Innanzitutto spruzzano del vapore acqueo per evitare la polvere che è dannosa alla salute dell’uomo. Di conseguenza raccolgono la cenere e la depositano in sistemi di stoccaggio per essere riutilizzata.

«Nella baia accanto alla città hanno realizzato una nuova pista dell’aeroporto – spiega Behncke -. La utilizzano poi come fertilizzante per il giardinaggio o come materiale decorativo nei parchi pubblici. Si presta inoltre per realizzare materiali di costruzione o nella produzione di mattonelle. I produttori aspettavano che la cenere venisse definita non più ‘rifiuto speciale’ ma ‘rifiuto ordinario’ per poter essere riutilizzato. È infatti un materiale con tante caratteristiche favorevoli».

In realtà già esiste un progetto per il riutilizzo della cenere vulcanica emessa dall’Etna in un’ottica dell’economia circolare. È il progetto Reucet – recupero e utilizzo delle ceneri vulcaniche etnee – finanziato dal Ministero dell’Ambiente. I risultati sono incredibili nell’impiego delle ceneri per la realizzazione di malte di rivestimento, per usi ceramici, nella realizzazione del calcestruzzo, degli intonaci, dei prodotti laterizi tradizionali, dei sottofondi stradali, di pannelli isolanti, nella realizzazione di materiali innovativi per il contenimento dell’inquinamento, nonché per il recupero ambientale di aree degradate.

La vera svolta sta nel trasformare un problema in risorsa.

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