Un patto planetario

A Tonadico, in provincia di Trento, si è ricordato il 16 luglio il 75° anniversario del patto di unità tra Chiara Lubich e Igino Giordani. Un'unità che va oltre le singole persone e coinvolge tutto il Creato
Chiara Lubich e Igino Giordani

Un nuovo video ufficiale racconta con chiarezza, anche con le parole dei protagonisti, la realtà e soprattutto l’attualità di quell’originale “Patto di unità” tra Chiara Lubich ed Igino Giordani (lo si può visionare su https://youtu.be/fchrbUh7QiY). Chiunque abbia incontrato la spiritualità dell’unità è stato raggiunto da un raggio di luce emanato proprio da quell’esperienza del 16 luglio del 1949.

Nel 75° anniversario, a Tonadico di Primiero, si è celebrato l’anniversario con un’affollatissima messa nella storica chiesa “dei Cappuccini”, una tavola rotonda a cura della Scuola Abba, il centro studi dei focolari (https://www.youtube.com/watch?v=WJh8N_4G2Y0) ed infine alcuni interventi artistici nei luoghi più iconici di Tonadico.

È noto come la natura avesse ispirato a Chiara Lubich immagini d’amore anticipatrici delle ispirazioni di quel 16 luglio e dei giorni successivi. Non erano immagini filosofiche o scientifiche, ma immagini “sapienziali” nate dalla profonda esperienza mistica di Chiara. Ella scriveva: «Le cose erano tutte collegate fra loro dall’amore, tutte – per così dire – l’una dell’altra innamorate. Per cui se il ruscello finiva nel lago era per amore. Se un pino s’ergeva accanto ad un altro era per amore». Chiara guardava alla natura come la vede Dio.

Nei mesi successivi vedrà come, nella creazione, Dio dà sé stesso ed al mondo dà tutto ciò che ha. Annoterà più avanti: «Quando Dio creò, creò dal nulla tutte le cose perché le creò da Sé: (…). Le cavò però da Sé perché creandole morì (d’amore), morì in amore, amò e perciò creò» ( Paradiso ’49, 19 aprile 1950). E «la persona umana – dice Sergio Rondinara – può mediare tra Dio e le altre creature, perché può aprire gli esseri particolari ad una relazione trascendente con Dio».

Questa visione trascendente della natura apre lo sguardo ad un giovane romagnolo, Piero Pasolini, studioso di fisica che prende a rileggere la realtà scientifica della fisica alla luce di questa nuova cosmologia suscitata dalla visione di Chiara Lubich. Pasolini coniugherà la visione della fisica con la nuova prospettiva cosmica “trinitaria”, metterà in dialogo le leggi della fisica con l’Assoluto; la fisica e la fede cristiana, «spesso ritenute distanti se non in contrapposizione, qui dialogano e si fecondano a vicenda» (A. Dell’Eva).

Anna Maria Rossi mette in luce come il corpo di appunti cui Chiara diede il nome di “Paradiso ‘49” sia pieno di esempi e metafore prese dalla natura. Ad esempio: «Io m’attendevo che Tu ad uno ad uno mi mostrassi i santi e vidi invece tutto il Paradiso nella sua veste fiorita e stellata e variopinta con i mari, con i monti, con i laghi, con le stelle, col sole, con la luna, con i viali e tutto il Paradiso…» (cpv 125). Oppure: «Dunque: amore le piante, amore gli animali, amore le stelle, le pietre, i sassi, i fiori, il cibo, il tavolo, il letto, il vestito, ecc … e tutti figli miei». (cpv 470).

E si contano a decine i richiami alla natura per descrivere la trascendenza del paradiso.

È singolare anche che Chiara percepisca Dio “sotto” le cose ed il paesaggio e non “sopra”, come nelle descrizioni più consuete e, visione del tutto nuova, “veda” tutte le cose legate da una relazione d’amore tra di loro e sostenute, tenute in piedi, dall’amore di Dio.

Ed immagini metaforiche della natura ci sono, ovviamente, quando Chiara parla di Maria:

«Maria è il Fiore. Il Fiore è Maria.

Maria è il Cielo. Il Cielo è Maria.

Maria è la Luna. La Luna è Maria.

Maria è la Stella.

Le stelle sono Maria».

L’individualità è al bando nel paradiso di Chiara; tutto è relazione, tutto è reciprocità.

In alcuni dei luoghi iconici di Tonadico, Palazzo Scopoli e Chiesa di San Sebastiano, si suona e si parla di musica con Therese Henderson, Luca Moser, Alessandro Cappella, Simonetta Bungaro.

«La musica è l’arte del rapporto», dice Therese Henderson, (rapporto tra le note, tra gli strumenti, tra gli interpreti, tra l’autore e l’interprete…); e con le premesse del mattino e la considerazione che tutto è relazione e reciprocità, quelle che comunemente si chiamerebbero “lezioni concerto” qui non hanno il carattere del concerto “frontale” ma di un fraterno incontro tra i cuori di chi suona e di chi ascolta nello stile dichiarato delle schubertiadi, gli incontri che Franz Schubert organizzava con gli amici, animati dalla musica non finalizzata al semplice ascolto ma al dialogo tra chi suona e chi partecipa all’incontro.

Nel mondo ed anche qui, nei luoghi dove fu stipulato, quel “patto” solenne ed originalissimo di settantacinque anni fa, continua a dare frutti nuovi e profondi.

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