La rabbia dell’America dietro l’attentato a Trump

L’ex presidente, ferito durante un comizio in Pennsylvania, sta partecipando alla Convention repubblicana che si è aperta a Milwaukee e fa eco a Biden nel chiedere l’unità del paese. A sorpresa sceglie un vicepresidente cattolico.  
Convention repubblicana per Trump 2024 . EPA/JUSTIN LANE EPA-EFE/JUSTIN LANE

Alle 18.11 di sabato 13 luglio è cambiata la vita di Donald Trump ed è cambiata la corsa alla Casa Bianca. L’attentato alla vita dell’ex presidente degli Stati Uniti ha riportato la memoria indietro di oltre 40 anni, quando altri presidenti americani furono presi di mira e alcuni anche assassinati.

Foto Ansa

Non è ancora chiaro cosa abbia motivato Thomas Matthew Crooks, l’attentatore ventenne ad imbracciare un fucile automatico AR-15 – un’arma letale, che il presidente Biden vorrebbe proibire e che invece Trump difende – e a sparare verso l’ex presidente, ferendolo all’orecchio. I suoi colpi hanno ucciso un ex pompiere che ha cercato di proteggere la sua famiglia e hanno ferito gravemente due persone. Il giovane è stato freddato dai servizi segreti, ma le prime notizie trapelate su di lui lo presentano come appena diplomato al college in ingegneria, registrato come elettore repubblicano, che nel giorno dell’inaugurazione della presidenza Biden aveva comunque donato 15 dollari ai democratici.

Il tentato assassinio dell’ex presidente Donald Trump ha lasciato la nazione sotto shock, inorridita, ma l’aspetto inedito della vicenda è che l’attentato non ha sorpreso il Paese come avrebbe dovuto. La sconsiderata retorica della rabbia che da mesi alimenta dibattiti, discorsi, tweet, video pubblicitari di entrambi i partiti ha derubricato la violenza a quotidiano linguaggio, ad approccio ordinario alla politica e ai politici. A destra e a sinistra si chiede la morte dell’avversario, si autorizza la violenza nei confronti di chi esprime un’altra visione di Paese e si lanciano costanti attacchi alle istituzioni. L’attentato a Trump, un ex presidente americano,  un’istituzione democratica, segue l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, anche lì un assalto mai visto ad una istituzione democratica.

La retorica della rabbia è una proposta politica pericolosa per la nazione, anche se ha saputo spostare milioni di voti nella scorsa campagna elettorale e miliardi di dollari per alimentare quella attuale.

EPA/ALLISON DINNER

J.D.Vance, il senatore dell’Ohio scelto da Trump come suo vicepresidente si è distinto proprio per questo tipo di linguaggio pubblico. Subito dopo l’attentato all’ex presidente, ha scritto sul suo profilo social: «La premessa centrale della campagna di Biden è che il presidente Donald Trump è un fascista autoritario che deve essere fermato a tutti i costi. Quella retorica ha portato direttamente al tentato assassinio del presidente Trump». Toni non certo concilianti per quello che potrebbe essere il secondo vicepresidente cattolico della storia americana, dopo Joe Biden, sotto la presidenza di Obama.

Jonathan Turley, professore di legge alla George Washington University e che da tempo studia questo fenomeno, sostiene che i politici o i guru politici che usano di questa retorica “non vogliono la violenza reale”, ma  hanno comunque creato le condizioni perchè visioni sempre più estreme, culminino poi in azioni estreme sia nell’ala repubblicana che in quella democratica. Ne sono prova il complotto per assassinare il giudice conservatore Brett Kavanaugh e il tentato rapimento della governatrice democratica del Michigan e le martellate contro Paul Pelosi, marito dell’ex speaker democratica della Camera, Nancy.  La violenza è antitetica alla democrazia.

Le schede elettorali, non le pallottole, dovrebbero sempre essere il mezzo con cui gli americani superano le loro differenze e scelgono la visione politica più convincente per il proprio Paese, ha ricordato il presidente americano Joe Biden nel discorso alla nazione di domenica, in cui ha richiamato a più riprese la parola “unità”.

«Non c`è posto in America per questo tipo di violenza – per qualsiasi violenza. Mai. Senza nessuna eccezione», ha detto il presidente. «Non possiamo permettere che questa violenza venga normalizzata». Trump ha promesso che ha cambiato il suo discorso alla Convention repubblicana proprio riprendendo questi concetti unitari sottolineati da Biden. Tanti sperano che l’attentato abbia spento i toni bellicosi del tycoon e molti attendono i suoi discorsi da candidato ufficiale e magari più presidenziale.  L’agenda politica di Trump, come quella di Biden, non può e non deve essere contrastata dalla violenza. Non può e non deve essere perseguita con la violenza, perchè ne uscirebbe comunque sconfitta la democrazia americana.

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