Laburisti al governo del Regno Unito, “cambiamento” la parola d’ordine

Sfide e opportunità della nuova leadership di Downing Street
Il primo ministro del Regno Unito Keir Starmer. (Foto Ansa, EPA/TING SHEN / POOL)

Dopo la schiacciante vittoria dei laburisti alle elezioni della Camera dei Comuni, lo scorso 4 luglio, il Regno Unito si prepara a voltare pagina, dopo 14 anni di governo dei conservatori, che hanno registrato il loro peggiore risultato dal 1832, poiché non sono stati in grado di offrire risposte alle crescenti sfide economiche, sociali, ambientali e di sicurezza del paese. Infatti, “cambiamento” è stata la parola d’ordine della campagna elettorale laburista.

Il nuovo Primo ministro, Keir Starmer, ha iniziato la sua vita professionale come avvocato negli anni ’90 e nel 2008 è stato nominato procuratore penale, il più anziano in Inghilterra e Galles. È stato eletto per la prima volta nel collegio elettorale di Holborn e St Pancras, nel nord di Londra, nel 2015, per poi assumere la guida del partito laburista dopo la deludente performance del partito alle elezioni politiche del 2019, promettendo di iniziare una nuova era dei laburisti, dopo la leadership di Jeremy Corbyn.

Starmer, nel suo primo discorso dopo la vittoria, ha detto che «la luce del sole della speranza, pallida all’inizio ma sempre più forte nel corso della giornata, splende ancora una volta», osservando che le persone sono pronte al cambiamento e ha promesso la fine della politica della performance, dichiarando a coloro che lo acclamavano che «il cambiamento inizia proprio qui perché questa è la vostra democrazia, la vostra comunità, il vostro futuro», ritenendo che sia giunto «il momento di dare risultati», attraverso «duro lavoro, lavoro paziente, lavoro determinato», aggiungendo che «la lotta per la fiducia è la battaglia che definisce la nostra epoca».

Eppure, il leader laburista non aveva fatto grandi promesse durante la campagna elettorale, ma ha subito dichiarato che il suo governo si impegnerà a ricostruire i servizi pubblici britannici, innanzitutto il servizio sanitario nazionale, a tagliare le bollette energetiche e a proteggere i confini, ricordando di avere ricevuto «un mandato chiaro» che userà «per realizzare il cambiamento».

Infatti, Starmer ha promesso un governo meno ideologico ma pronto a ripristinare «il servizio e il rispetto per la politica», ponendo fine all’era delle prestazioni rumorose, con un impatto più leggero sulla vita dei cittadini, favorendo una maggiore unità del Paese. Ciò anche alla luce dell’insuccesso dei candidati indipendenti filo-palestinesi e dei Verdi, così come dell’ascesa del partito di estrema destra Reform UK, successore del Brexit Party e dello UK Independence Party, entrato per la prima volta in parlamento, anche se con soli 4 seggi, con il suo leader Nigel Farage, che ha ottenuto per la prima volta il seggio al suo ottavo tentativo.

Nello specifico, il nuovo governo laburista dovrà attuare una riforma delle politiche socioeconomiche, rispondendo alla crisi del costo della vita e alle crescenti disuguaglianze, e anche riportare il paese sulla via della prosperità e del progresso sociale. Esso dovrà anche occuparsi delle questioni legate alla qualità della democrazia, poiché le ultime elezioni sono state caratterizzate da una bassa affluenza alle urne e da una frammentazione dello spettro politico.

Molte sono le attese della Comunità internazionale per la svolta che Starmer potrebbe dare alla politica estera britannica. In Europa, in particolare, il nuovo governo è visto come un’opportunità affinché il Regno Unito assuma un ruolo diverso e più costruttivo nelle relazioni con l’Unione europea (Ue). Un cambiamento della leadership degli Stati Uniti, però, potrebbe avere un impatto sul ruolo del Regno Unito nell’Alleanza Atlantica e nella NATO, che ha appena celebrato il suo settantacinquesimo anniversario.

Tuttavia, l’ascesa di Starmer e del partito laburista britannico arriva in un momento storico nel quale, nel resto del mondo, i partiti di centrosinistra sono in forte difficoltà. Infatti, egli stesso ha riconosciuto che si tratta di «un momento in cui il centro e il centrosinistra sono minacciati da una destra populista in ripresa in molti paesi».

I laburisti britannici come, del resto, gli altri partiti di centrosinistra in tutto l’Occidente stanno lottando contro gli effetti dell’inflazione, dovuta all’uscita dalla pandemia di Covid e al conflitto in Ucraina, così come contro i flussi migratori legali e illegali, ma anche con le politiche volte a contrastare il cambiamento climatico. Basti pensare all’incerta leadership ed ancora più incerta vittoria di Joe Biden alle elezioni presidenziali di novembre negli Stati Uniti, o alle sconfitte elettorali e alla discesa nei sondaggi di figure come il premier canadese Justin Trudeau, o il cancelliere tedesco Olaf Scholz, a scapito di leader e partiti di centrodestra.

In Francia, sebbene l’azzardo di Emmanuel Macron nello sciogliere il parlamento abbia portato ad un ridimensionamento del partito di estrema destra di Marine Le Pen, egli non potrà ricandidarsi nel 2027, per essendo a secondo mandato presidenziale, mentre è ancora poco chiaro come si comporrà la maggioranza parlamentare tra l’aggregazione di sinistra, uscita vincitrice dalle urne, e il suo partito che di sinistra ha molto poco.

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