Bill Viola, la sublime lentezza

È scomparso il 12 luglio Bill Viola, il maestro della video-arte a 73 anni. Uno dei grandi del nostro tempo. Riproponiamo la sua ultima mostra a Roma, a Palazzo Bonaparte.
Una donna scatta un'immagine con il suo cellulare di "Martyrs (Earth, Air, Fire, Water)", installazione video presso la Cattedrale di St. Paul a Londra. (Foto Ansa, EPA/ANDY RAIN)

“Icons of light”, quattordici opere. Luminosamente lente. Ricordano un’esecuzione della Messa in si minore di Bach diretta da Carlo Maria Giulini quasi in contemplazione. Oppure i film di Tarkowski o l’ultimo di Malick. Tempi indugianti, non per narcisismo, ma per entrare in quella dimensione che sta fra il sogno e la realtà, la contemplazione e l’estasi. E intanto fa la storia.

Nel nostro tempo dove tutto è accelerato e perciò fuggevole, indistinto e alla fine inutile, lo spazio dove vive l’esposizione di Bill Viola diventa un non-luogo adatto per ogni fede, storia, persona, forma d’arte. Per chiunque cerchi altro dalla frenesia o dall’inerzia e ami indugiare sulle cose profonde della vita.

Bill Viola davanti alla ‘Visitazione’ di Pontormo, Firenze, 14 febbraio 2014. In mostra con l’occasione anche il video ispirato alla ‘Visitazione’, ‘The Greeting” (Foto ANSA/ UFFICIO STAMPA)

Viola talora re-interpreta o meglio ri-vive i capolavori del passato, come la Visitazione del Pontormo (The Greeting, 1995, 10’,22’’). Le tre donne che si incontrano all’incrocio di una via cittadina nell’oltre-tempo e che nella tavola del maestro fiorentino sono immobili e bloccate in tinte irreali, qui si cadenzano in un flusso mobile inesorabilmente frazionato: centellinato, così che le emozioni non vadano perdute ma rimangano come frammenti luminosi nello spazio dell’osservatore, cioè della sua anima.

Bill Viola è un grande incantatore. Ascension(2000, 10’) innesca l’infinita e infinitesimale ascesa-discesa dell’uomo nell’acqua prima calma, poi sconvolta,  poi di nuovo pacificata  nel tempo che non è tempo perché per Viola l’in-finito che egli vuole cogliere con fatica raggiunge poi la quiete. Nella poesia boscosa di The Reflecting Pool (1977-79, 7’) c’è l’acqua dove un uomo scende, si immerge e risale come in un battesimo naturale nella fonte della vita, non senza che prima l’immagine si fermi sul suo salto in alto in una frazione di tempo che pare non debba concludersi. L’approccio di Viola  è sospeso nell’attimo, paziente e impaziente, monotono in apparenza e invece flusso vitale a saperlo vedere.

Succede in Unspoken (Silver & Gold, 2001, 35’40’’). Un uomo, una donna emergono dal buio in bianco e nero, si dissolvono, sfumano come in un Leonardo, tornano, si dissolvono: sentimenti di strazio, di attesa, forse sogno su fondo oro e argento. Succede pure a noi, fermandosi con loro non a contare il tempo del dolore, ma a viverlo, occhi negli occhi, senza sapere come finirà.

Mostra di Palazzo Bonaparte a Roma, i celeberrimi Water Portraits (2015). ANSA/UFFICIO STAMPA

In quest’universo visionario spicca Martyrs Series, quattro opere che derivano dall’installazione video permanente inaugurata a Londra nel 2014 nella cattedrale di St. Paul. Un polittico grandioso che sublima le immagini dei martiri del passato facendoli torcere, elevare, morire e risorgere in controtendenza alla paura attuale di ciò che è fedeltà, sacrificio, morte.

Martyr Water (2014, 7’ 10’’) vede un uomo accasciato a terra, come in un carcere scuro: una pausa dal dolore. Poi la scena si muove ed una corda solleva l’uomo per le caviglie, lentissimamente – come nella “Porta della Morte” di Manzù nella basilica vaticana, eco dell’ultima guerra -, finché gli viene gettata addosso una cascata d’acqua. Ma più essa si riversa sul corpo, che pare un crocifisso, più l’uomo rimane fermo nella sua determinazione. Il viaggio verso la libertà è fatica, anche angoscia, tormento fisico: ma alla fine, dalla morte arriva una pienezza luminosa come nel “Risorto” di Grunewald e come nelle altre tre scene, dove due uomini e una donna fra aria, terra e fuoco,  viaggiano verso la luce, resistendo al dolore. La sofferenza è centellinata ma porta ad una nuova rivelazione.

Così durante la lunga sosta nelle sale anche noi passiamo, grazie a queste visioni tra realtà e sogno, attraverso una immersione dolente e amorosa, dalla frenesia insensata del quotidiano al sentimento della storia, anche nostra, e dell’eternità,  in cui ci immerge l’arte inquieta e misteriosa di Bill Viola.

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