Il processo sinodale, un variopinto concerto di voci

Il ruolo delle donne in tutti gli ambiti della Chiesa, l'esigenza di trasparenza e le buoni relazioni sono alcuni dei temi emersi nel documento Instrumentum laboris, relativo al Sinodo dei Vescovi
I partecipanti alla sessione della XVI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, nell'Aula Paolo VI della Città del Vaticano, il 5 ottobre 2023. ANSA/ANGELO CARCONI

«Crescere come Chiesa sinodale, in cui si cerca di camminare insieme nonostante le tensioni e anche i conflitti, è una vocazione e un impegno profetico. Siamo chiamati ad essere pellegrini di speranza: il cammino sinodale è profondamente connesso con l’imminente Giubileo». Sono le parole di P. Giacomo Costa, S.I., nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’Instrumentum laboris della prossima sessione del Sinodo dei Vescovi.

Come essere Chiesa sinodale missionaria? È l’interrogativo che guiderà le riflessioni dell’Assemblea sinodale che si riunirà dal 2 al 27 ottobre prossimi. Il documento, composto da una introduzione e 4 sezioni, raccoglie i frutti delle riflessioni fatte lo scorso anno, integrandoli con i lavori svolti dai 10 gruppi di studio che, su incarico del papa, hanno approfondito alcune tematiche emerse dal Sinodo 2023 e dall’incontro internazionale dei parroci a Sacrofano.

Dall’Instrumentum laboris emergono indicazioni e proposte: la valorizzazione del ruolo delle donne, l’esigenza di trasparenza e rendiconto, le relazioni buone che devono caratterizzare e animare la vita di ogni battezzato.

Viene ribadita l’importanza di «un riconoscimento più pieno» del ruolo delle donne in tutti gli ambiti della vita della Chiesa e del necessario cambiamento di mentalità che deve avvenire, «una conversione a una visione di relazionalità, interdipendenza e reciprocità tra donne e uomini, che sono sorelle e fratelli in Cristo, in vista della comune missione».

Al centro di ogni riflessione ci sono le relazioni che consentono alla Chiesa di essere sinodale in missione: la relazione con Dio Padre, con i fratelli e le sorelle e tra le Chiese. In un mondo che è alla ricerca di giustizia, pace e speranza, carismi, vocazioni e ministeri vanno articolati e messi a servizio della missione.

Anche i giovani hanno fatto sentire la loro voce, il loro desiderio di una Chiesa viva, dinamica, vicina alle persone, non eccessivamente strutturata ma fondata su relazioni che aprono percorsi nuovi e inediti. Si invita l’Assemblea sinodale a valutare la proposta di dare vita a nuovi ministeri, come quello «dell’ascolto e dell’accompagnamento riconosciuto ed eventualmente istituito, che renda concretamente sperimentabile un tratto così caratteristico di una Chiesa sinodale», che possa essere «una “porta aperta” della comunità, attraverso cui le persone possano entrare senza sentirsi minacciate o giudicate».

«Non c’è missione senza contesto, non c’è Chiesa senza radicamento in un luogo preciso – si legge nel documento -. Per questo non è possibile predisporre piani formativi in astratto». Bisogna, quindi, impegnarsi a sviluppare percorsi adeguati e un «discernimento comunitario» che permetta alle Chiese di favorire la corresponsabilità e la partecipazione di tutti e tutte.

Un ruolo fondamentale svolge la famiglia che, «in quanto comunità di vita e di amore, è un luogo privilegiato di educazione alla fede e alla pratica cristiana. Nell’intreccio delle generazioni è scuola di sinodalità, invitando ciascuno a prendersi cura degli altri, e rendendo visibile che tutti – i deboli e i forti, i bambini, i giovani e gli anziani – hanno molto da ricevere e molto da dare».

Molti sono i temi affrontati – legati anche al dialogo ecumenico e ai processi decisionali – e molte le attese di un processo che, secondo il Cardinale Grech, Segretario Generale della Segreteria generale del Sinodo, è stato una «vera e propria polifonia, ricca di timbri e accenti», un «variopinto concerto di voci».

L’auspicio è che questo processo «di ascolto prolungato e differenziato» possa aiutare la Chiesa a «discernere la Parola di Gesù per gli uomini e le donne di oggi», per «irrobustire i messaggeri del Vangelo, sanare le ferite dell’umanità e innescare la speranza nei nostri cuori».

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