La storia dell’antico violino ritrovato

Un racconto collegato con la Settimana sociale di Trieste. Come dice papa Francesco, «lo scarto dell’uomo che può riacquistare dignità è una metafora che da un oggetto può essere traslata alle persone». Il progetto dell’Ars Nova International Music Festival che a Trieste richiama centinaia di studenti provenienti da tutta Europa
Lorea Mimura Foto Mateo Fanni Canelles

Vorrei raccontarvi una bella storia, mi chiamo Matteo Fanni Canelles, compositore e pianista direttore dell’Accademia Ars Nova di Trieste che in occasione della 50/a Settimana sociale dei cattolici italiani ha esposto tra i 110 stand la propria “buona pratica”, l’Ars Nova International Music Festival.

Si tratta di un progetto musicale per giovani musicisti che a Trieste richiama centinaia di studenti provenienti da tutta Europa favorendo, nel suo piccolo, la costruzione di una cittadinanza europea attraverso la comune radice culturale della musica classica.

Desidero condividere con voi una storia incredibile, che ha avuto il suo culmine il 4 luglio sera ad un concerto in piazza Unità d’Italia a Trieste, proprio nell’ambito delle iniziative collaterali per la 50/a Settimana sociale dei cattolici italiani.

Per fare questo però torniamo indietro più di un anno all’aprile 2023 a Trieste, quando insieme a mia figlia Francesca abbiamo trovato un violino in mezzo ai rifiuti urbani. Lo stupore di entrambi è stato naturalmente grande, com’era possibile consegnare a sicura distruzione uno strumento peraltro simbolo della musica?

Il violino era in parte lesionato nella cassa armonica, aveva vecchie corde inutilizzabili e mancavano elementi come il ponticello e l’anima, cioè il cilindretto interno che permette la stabilità e la risonanza dello strumento e che collega le vibrazioni tra il piano superiore e inferiore della cassa armonica. Insieme a mia figlia Francesca, abbiamo naturalmente deciso di recuperarlo per sottrarlo alla sicura distruzione.

Ho subito capito che non si trattasse di un violino di produzione massiva e di scarso valore. Certo, verosimilmente non uno Stradivari o un Guarnieri, ma comunque uno strumento di alta liuteria, perciò unico e irripetibile.

L’etichetta interna indicante un restauro eseguito nel 1935 faceva pensare che si trattasse di un violino di pregio di fine ‘800; a Trieste non è infrequente infatti trovare violini antichi nella grande area ex austroungarica.

Osservandolo bene, tuttavia, e provandolo a suonare anche con le corde vecchie e lesionate e in assenza dell’anima interna, comunque riusciva a suonare, cosa assolutamente inusuale nello stato in cui si trovava, dimostrando perciò la sua fattura perfetta. Confrontandomi con diversi violinisti e liutai si è capito che il violino potesse essere dei primi dell’800 per cui molto più antico. Presumibilmente addirittura del ‘700: una datazione suggerita da un particolare: il manico, peraltro molto raffinato, ad un certo momento della sua lunga storia è stato sostituito per adeguarsi ai nuovi standard costruttivi del XIX secolo. Si notava chiaramente l’innesto del ricciolo originale sul nuovo manico, un dettaglio che sembrava confermare l’antica origine dello strumento.

A settembre dello stesso anno, come Accademia Ars Nova, abbiamo pensato di presentare il progetto alla Conferenza episcopale italiana per far conoscere l’Ars Nova International Music Festival durante la Settimana sociale. Saputo della nostra partecipazione, all’inizio di quest’anno mi è venuta in mente una cosa ambiziosa: restaurare il violino e invitare la vincitrice dell’edizione 2023 suonarlo in questa occasione unica.

Ho contattato la Cei per raccontare questa storia proponendo di far risuonare per la prima volta in pubblico, chissà dopo quanti anni,  il violino dalla vincitrice dell’Ars Nova International Music Festival e, con mio grande piacere, il regista Paolo Logli incaricato di scrivere un grande evento durante la settimana, ha accolto con entusiasmo la proposta.

Ho chiamato allora quello strumento con un nome nuovo: “L’Antico violino ritrovato“. Nel corso del concerto del 4 luglio in piazza Unità d’Italia il violino ha fatto sentire di nuovo il suo suono.

Sul palco c’è stato un incontro speciale tra Lorea Mimura, la talentuosa ragazza austriaca di 13 anni, vincitrice dell’ultimo Ars Nova International Music Festival e l’antico strumento. È stato un onore per noi sentire il violino eseguire nuovamente note celestiali in un concerto di importanza nazionale accompagnato dall’orchestra del Friuli Venezia Giulia.

La serata ha visto le esibizioni di grandi artisti come Cocciante, Vecchioni, Cristicchi, Mr Rain presentati da Lorena Bianchetti, ma il momento più emozionante, per noi dell’Accademia Ars Nova e non solo, è stato quando Lorea Mimura ha suonato sullo stesso palco dove il 7 luglio papa Francesco ha poi celebrato la messa, quel violino che ha rivelato un suono straordinario, intenso, ricco di armonici e molto espressivo. Ha dimostrato di avere un valore notevole, sia simbolico che musicale.

Questa favola buona del violino si è adattata perfettamente allo spirito della Settimana sociale e agli insegnamenti di papa Francesco. «Lo scarto dell’uomo che può riacquistare dignità è una metafora che da un oggetto può essere traslata alle persone». La storia di questo violino ritrovato rappresenta la speranza e la redenzione, ricordandoci quanto sia importante dare una seconda possibilità a ciò che, a prima vista, può sembrare perduto.

Questo violino, che sembrava destinato all’oblio, è tornato a vivere, suonando nuovamente melodie meravigliose e riempiendo di speranza e gioia coloro che hanno avuto la fortuna di ascoltarlo. È un simbolo potente di rinascita, un esempio di come il recupero e la valorizzazione possano trasformare ciò che è scartato in qualcosa di prezioso e bello.

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