L’Ungheria alla guida dell’Ue

L’Ungheria, appena assunta la guida del Consiglio dell’Ue, ha già scontentato i partner europei con la visita di Viktor Orbán a Mosca
Il primo ministro dell'Ungheria Viktor Orban visita Putin in Russia (Foto Ansa, EPA/YURI KOCHETKOV)

Dal 1° luglio 2024 la Presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea (Ue) è stata assunta dall’Ungheria. Le principali priorità indicate dalla Presidenza ungherese sono alquanto ambiziose, ma sembrano difficilmente implementabili anche perché con l’elezione del nuovo Parlamento europeo nello scorso giugno si apre un periodo di transizione che porterà alla nomina delle più alte cariche europee e della nuova Commissione europea, con l’audizione da parte degli europarlamentari dei commissari proposti dagli Stati membri ed un rallentamento della gestione degli affari europei, con l’estate di mezzo e il Natale alla fine del semestre.

L’attuale contesto internazionale è caratterizzato da molteplici sfide, a causa degli effetti delle difficili circostanze economiche degli ultimi anni, quali l’elevata inflazione, l’aumento del debito pubblico, i prezzi elevati dell’energia, la frammentazione delle catene di approvvigionamento internazionali, la minore produttività dell’Ue e la crescita economica più lenta rispetto ai nostri concorrenti globali. Quindi, la Presidenza ungherese intende adottare un nuovopatto europeo per la competitività, con il fine di migliorare la produttività e quindi la competitività dell’Ue e dei suoi Stati membri, così da stimolare la crescita.

L’adozione di un nuovo accordo europeo sulla competitività dovrebbe favorire lo sviluppo economico e creare le condizioni per una crescita sostenibile, approfondire il mercato interno, concentrarsi sul sostegno alle piccole e medie imprese, promuovere la transizione verde e digitale e la cooperazione internazionale, nonché garantire la stabilità e la sostenibilità dei posti di lavoro.

La Presidenza ungherese intende rafforzare la politica europea di difesa, cosa sempre più necessaria a casa dei conflitti in corso ed emergenti nel continente e in tutto il mondo. L’Ue deve migliorare le sue capacità di difesa e di risposta alle crisi internazionali, rafforzare la propria base industriale e tecnologica di difesa, anche rafforzando la cooperazione tra gli Stati membri in materia di appalti nel settore della difesa.

La Presidenza ungherese intende favorire una politica di allargamento meritocratica, equilibrata e credibile, dando una prospettiva europea per i Balcani occidentali, poiché l’Ue non può essere completa senza l’adesione di questa regione.

Considerando che la pressione migratoria che l’Ue sta affrontando da diversi anni non è solo una sfida per l’Ue nel suo complesso, ma pone anche un onere sugli Stati membri, in particolare quelli alle frontiere esterne dell’Ue, la Presidenza ungherese intende contrastare l’immigrazione clandestina. Ciò attraverso una più stretta cooperazione con i paesi confinanti con l’Ue, nonché con i principali paesi di origine e di transito. Occorre inoltre porre un freno all’immigrazione clandestina e al traffico di esseri umani. A tale riguardo, la presidenza ungherese presterà particolare attenzione alla dimensione esterna della migrazione, compresa una cooperazione efficiente con i paesi terzi interessati, rimpatri più efficaci e soluzioni innovative per le norme in materia di asilo.

La Presidenza ungherese intende definire il futuro della politica di coesione, per garantire uno sviluppo armonioso ed equilibrato nell’Ue, riducendo le disparità regionali e garantendo la coesione economica, sociale e territoriale. Tuttavia, come sottolinea la nona relazione sulla coesione, vi sono ancora notevoli divari di sviluppo tra gli Stati membri e persino all’interno delle regioni, considerando che oltre un quarto della popolazione dell’Ue vive in regioni che non raggiungono il 75 % del livello medio di sviluppo dell’Ue.

La Presidenza ungherese intende aprire un dibattito sul futuro della politica di coesione, compreso il suo ruolo nella promozione della competitività e dell’occupazione, nonché nell’affrontare le sfide demografiche, poiché la convergenza delle regioni attualmente più indietro non solo è fondamentale per sfruttare appieno il potenziale di competitività dell’Ue, ma è anche essenziale per il corretto funzionamento del mercato unico.

La Presidenza ungherese intende sviluppare una politica agricola dell’Ue incentrata sugli agricoltori, laddove il loro sostentamento è oggi a rischio. Infatti, le condizioni meteorologiche straordinarie causate dai cambiamenti climatici, l’aumento dei costi dei fattori di produzione, l’aumento delle importazioni da paesi terzi e norme di produzione eccessivamente rigorose hanno ridotto significativamente la competitività del settore. È essenziale considerare l’agricoltura non come una causa del cambiamento climatico, ma come parte della soluzione, coinvolgendo gli agricoltori nell’adozione di pratiche di produzione più sostenibili.

Nel prossimo semestre la Presidenza ungherese incoraggerà il Consiglio dei ministri dell’Ue di agricoltura e pesca a sfruttare il periodo di transizione istituzionale per guidare la nuova Commissione nella formulazione delle norme della politica agricola dell’Ue dopo il 2027 per un’agricoltura competitiva, a prova di crisi e favorevole agli agricoltori.

Infine, considerata l’accelerazione dell’invecchiamento delle società europee, i sistemi di protezione sociale sotto pressione e la carenza di manodopera, la Presidenza ungherese intende affrontare le sfide demografiche. Infatti, l’invecchiamento della società, la transizione verde e digitale, lo spopolamento rurale, la crescente pressione sulle risorse fiscali e l’evoluzione del mondo del lavoro generano delle sfide demografiche che impattano sulla competitività dell’Ue e sulla sostenibilità delle finanze pubbliche. La Presidenza ungherese, nel rispetto delle competenze degli Stati membri, intende richiamare l’attenzione su tali sfide e sostenere il pacchetto di strumenti demografici che la Commissione europea ha pubblicato nell’ottobre 2023.

La Presidenza di turno ungherese, in realtà, sarà molto complessa soprattutto a causa dei rapporti che si sono da tempo incrinati tra Viktor Orbán, il premier ungherese, e gli altri partner europei. Infatti, nel 2023, alcuni membri del Parlamento europeo hanno tentato di escludere in qualche modo l’Ungheria dalla Presidenza di turno, che conclude il trio di presidenze della Spagna e del Belgio. Poi, all’inizio del 2024, quando Charles Michel, Presidente del Consiglio europeo, stava considerando una sua candidatura al Parlamento europeo, alcuni lo dissuasero per evitare che Orbán diventasse Presidente ad interim del Consiglio europeo.

Orbán è il premier europeo in carica da più tempo, ma continua a rappresentarsi come il difensore del popolo, fuori dalle élite europee. È culturalmente conservatore, sottolinea la necessità di ritornare alle radici cristiane dell’Europa, ma si oppone all’ingresso dei migranti nell’Ue e alla loro distribuzione tra gli Stati membri. Nel 2019, il partito di Orbán, Fidesz, ha votato per Ursula von der Leyen alla Presidenza della Commissione europea, ma poi l’ha considerata un fallimento per aver ceduto alle ideologie ambientaliste e del gender, ma anche per il rispetto dello stato di diritto (proprio verso l’Ungheria) e per la gestione della guerra in Ucraina; infatti, egli chiede un cambio degli alti funzionari europei.

Le priorità definite dall’Ungheria, in definitiva, sono le priorità di tutta l’Ue, ma la concezione che Orbán ha di alcune di queste è diversa da quella degli altri partner. Per esempio, egli si oppone alle iniziative sociali dell’Ue, come la direttiva sui salari minimi adeguati, che, invece, riguarda la competitività delle nostre economie, e ritiene che l’attuale politica climatica europea sia una minaccia per la competitività economica. Oppure, in merito all’allargamento dell’Ue ai Balcani, egli si mostra vicino a figure come il Presidente della Serbia, Aleksandar Vučić, e l’ex primo ministro macedone, Nikola Gruevski, che hanno difficoltà a rispettare i requisiti dello Stato di diritto.

La prima crisi nei rapporti fra i partner europei e Orbán è stata causata dalla sua recente visita a Mosca per incontrare il Presidente russo Vladimir Putin, sulla questione della guerra in Ucraina. Infatti, Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, si è affrettato a dichiarare che la visita di Orbán a Mosca si è svolta esclusivamente nel quadro delle relazioni bilaterali tra Ungheria e Russia e che, sebbene l’Ungheria eserciti la Presidenza di turno del Consiglio dell’Ue, ciò non comporta alcuna rappresentanza esterna dell’Ue che spetta al presidente del Consiglio europeo a livello di capo di Stato o di governo e del Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza a livello ministeriale. Inoltre, Borrell ha specificato che Orbán non ha ricevuto alcun mandato dal Consiglio dell’Ue per visitare Mosca e che, inoltre, la posizione dell’Ue sulla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina esclude contatti ufficiali tra l’Ue e il presidente Putin.

La Presidenza ungherese potrebbe finire come il cubo di Ernő Rubik, designer, inventore e architetto ungherese, al quale si ispira il logo scelto. Esso, non a caso, simboleggia l’ingegno e alla capacità di risoluzione dei problemi ungheresi, nonché alla complessità degli affari europei. Il cubo di Rubik è composto da 27 elementi, tanti quanti sono gli Stati membri dell’Ue e, come affermato da Zoltán Kovács, Segretario di Stato per le comunicazioni e le relazioni internazionali dell’Ungheria, «Anche se spesso pensiamo in molti modi diversi, il cubo, una volta risolto, ci dà l’opportunità di vedere allo stesso tempo sia l’unità europea che la volontà e gli interessi degli Stati membri e delle nazioni». Se questo accadrà davvero, lo scopriremo nei prossimi sei mesi.

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