Piazze divise e polemiche: neanche la solidarietà unisce Latina

Due manifestazioni distinte si sono svolte nella città pontina in seguito alla morte di Satnam Singh. Due manifestazioni che hanno evidenziato divisioni e polemiche, per quanto Latina si sia mossa e si sia presa a cuore il problema
Manifestazione a Latina il 25 giugno in seguito alla morte di Satnam Singh ANSA/ Stringer

Due piazze distinte, due manifestazioni diverse in contenuti e richieste al governo, e che ancora una volta marcano la differenza tra due anime della città di Latina.

La prima manifestazione, organizzata dalla Cgil, ha avuto luogo sabato 22 giugno; ed ha avuto copertura nazionale grazie alla presenza, tra gli altri, della segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, l’esponente di Alleanza Verdi Sinistra Nicola Fratoianni, il deputato del PD Matteo Orfini, l’ex presidente della Camera Laura Boldrini, il Movimento 5 Stelle Lazio con il suo capogruppo Adriano Zuccalà, Legambiente Lazio, Libera, consiglieri regionali e tanti altri volti noti della politica locale e nazionale.

Gli interventi, perlopiù di sindacalisti e rappresentanti di associazioni e movimenti studenteschi, hanno avuto come unico leitmotiv quello della denuncia del caporalato nell’Agro Pontino: denuncia supportata non solo dai tragici accadimenti che hanno portato alla mutilazione e alla successiva morte per dissanguamento del povero Satnam Singh, ma anche dalle pochissime adesioni delle aziende agricole pontine al Protocollo di Legalità. Una situazione che non può restare impunita, secondo gli organizzatori della piazza. Tanti anche i braccianti sikh presenti, supportati dai loro rappresentanti.

In tal senso molto importante l’intervento di Laura Hardeep Kaur, sindacalista FLAI CGIL, tra i primi a prestare soccorso a Satnam e sua moglie: «Abbiamo il potere di chiedere scusa alla famiglia della vittima. Moltissimi lavoratori in agricoltura vivono nelle condizioni di Satnam, quelle sono le condizioni ordinarie e se non hai un permesso di soggiorno il tuo potere contrattuale è nullo. Non puoi chiedere al datore di lavoro il rispetto dei tuoi diritti. Quel pezzo di carta fa la differenza e non possiamo consentire che la vita delle persone sia legata ad un pezzo di carta».

Il chiaro riferimento è all’iter burocratico della legge Bossi-Fini, la cui abolizione è stata chiesta più o meno da tutte le sigle scese in piazza sabato.

Fischiata invece la sindaca di Latina di Fratelli d’Italia, Matilde Celentano, la quale paga la propria appartenenza politica e una certa timidezza nei riferimenti al caporalato, nonché la frase “Latina non è una città di Caporalato”; che, probabilmente, è stata intesa dai presenti come una difesa d’ufficio poco coraggiosa rispetto a una situazione di sfruttamento che si protrae ormai da oltre un decennio. Risulta comunque da apprezzare l’impegno profuso dalla prima cittadina pontina che ha fatto sì che il Comune di Latina prendesse la decisione di costituirsi parte civile nel processo che seguirà le indagini sulla morte di Satnam. Inoltre la Celentano si è mossa da subito per stare vicino alla vedova di Satnam e ha fatto da tramite con la Farnesina per ottenere i visti alle famiglie degli sfortunati coniugi indiani.

Il 25 giugno invece ha avuto luogo la manifestazione organizzata da Cisl e Uil, nella stessa piazza e con un numero di manifestanti più o meno simile (oltre 2000 persone).

Durante la manifestazione sono intervenuti i rappresentanti della comunità indiana, i quali ci hanno tenuto a ribadire a gran voce il ruolo che i braccianti sikh (oltre 20.000 solo nell’Agro Pontino) ricoprono nella produzione di ricchezza del nostro Paese. Presupponendo che questo ruolo meriti dignità e diritti, i lavoratori indiani chiedono di essere tutelati così come accade per gli italiani.

Non sono mancate le polemiche quando un rappresentante sindacale ha chiesto agli indiani sikh di imparare l’italiano per potersi integrare al meglio nel nostro tessuto socio-economico.

La frase non è andata giù ai rappresentanti sindacali Usb, che hanno abbandonato la piazza come segno di protesta. «L’invito ai lavoratori indiani a imparare l’italiano? Qua bisogna insegnare ai nostri politici al rispetto di regole che garantiscano i diritti a tutti. La loro complicità oggi è disgustosa». «Stiamo andando via perché le cose che sentiamo dire dai segretari dei sindacati, che tra l’altro noi sappiamo complici con le organizzazioni padronali, è inascoltabile».

Nonostante le divisioni e le polemiche, le due piazze chiedono maggiori tutele per i braccianti, controlli serrati e integrazione della popolazione sikh presente nell’Agro Pontino.

Checché ne dica qualche fine commentatore nazionale che ha scritto “Latina se ne fotte”, la città si è mossa ed è ben consapevole dei problemi che affliggono il settore agricolo del proprio territorio.

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