Il papa: presto un impianto agrivoltaico per il sostentamento energetico del Vaticano
«Occorre operare una transizione verso un modello di sviluppo sostenibile che riduca le emissioni di gas serra in atmosfera, ponendosi l’obiettivo della neutralità climatica. L’umanità dispone dei mezzi tecnologici necessari ad affrontare questa trasformazione ambientale e le sue perniciose conseguenze etiche, sociali, economiche e politiche e, tra questi, l’energia solare ricopre un ruolo fondamentale».
Ecco perché, con queste parole, papa Francesco ha annunciato con il motu proprio Fratello Sole di aver affidato l’incarico al presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e al presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica di «realizzare un impianto agrivoltaico ubicato all’interno della zona extraterritoriale di Santa Maria di Galeria che assicuri non soltanto l’alimentazione elettrica della stazione radio ivi esistente, ma anche il completo sostentamento energetico dello Stato della Città del Vaticano».
Abbiamo chiesto un commento, in proposito, al climatologo del CNR, Antonello Pasini.
Cosa la colpisce nell’annuncio del motu proprio del papa?
Ancora una volta papa Francesco mostra non solo di essere una grande autorità morale, ma anche un Capo di Stato che sa agire concretamente per andare verso un rapporto più equilibrato tra noi umani e la casa comune che ci ha accolto e ci sostiene. Perché sa benissimo che dalle affermazioni di principio si deve passare ai fatti: il clima non risponde ai pezzi di carta.
Perché proprio un impianto agrivoltaico?
L’iniziativa ha un particolare rilievo perché mette insieme due attività essenziali per l’uomo, la produzione di energia e quella agricola, che molti ritengono erroneamente incompatibili.
L’agrivoltaico, invece, fatto cum grano salis, è una strategia molto efficace per piante che abbiano bisogno di ombra (in un mondo sempre più caldo) e consente sinergie energetico/agricole che per molti sono inaspettate.
Leggo questa lettera apostolica anche come un segnale concreto di azioni verso un Giubileo 2025 che potrà segnare il punto di svolta per il cammino della Chiesa verso la costruzione effettiva di rapporti più sostenibili, equi e giusti tra uomo e uomo, e tra uomo e natura.
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