Comune missione di tutti i battezzati

Dall’editoriale del n. 23 della rivista Ekklesía, uscita in questi giorni.
Nel 1995 Mwiboma è stata benedetta e vi è stata deposta questa croce. Foto ceduta da don Enock Leopold.

Viviamo un tempo sconvolgente. Dove sono andati i sogni di pace che nutrivamo per decenni in Europa, ignorando quanto succedeva in altre parti del mondo? E dove l’aspirazione di un mondo giusto e fraterno che, all’indomani della seconda guerra, ha suscitato realtà geniali come le Nazioni Unite, la Dichiarazione universale dei diritti umani e altro ancora? Sembra che nel mondo di oggi prevalgano dinamiche ben diverse, altrettanto reali quanto assurde. Come mai non abbiamo il senso della misura, il senso dell’altro, dei suoi diritti e delle sue necessità?

E allora comprendi che il percorso sinodale in atto nella Chiesa cattolica da tre anni a questa parte non è una semplice riorganizzazione della Chiesa e tanto meno una moda, ma un’impresa eminentemente missionaria: tutti noi, tutti i battezzati, senza eccezione, siamo chiamati in causa insieme, non per vivere meglio e più sereni, protesi verso una salvezza individuale, e neppure per rendere la Chiesa o le nostre comunità più vive e belle, ma per far sì che le parole di Gesù, e soprattutto lo stile di vita che egli ha portato, raggiungano sempre più tutti e trasformino il cammino dell’umanità. Sì, perché questa impresa non può non coinvolgere anche i cristiani di altre Chiese e in definitiva tutti gli uomini e tutte le donne: perché la missione di custodire, coltivare e sviluppare il mondo secondo il disegno di Dio riguarda tutti, proprio tutti.

Ma perché questo avvenga – ecco un aspetto importante della sinodalità – occorre che all’interno delle comunità cristiane si trasformino i rapporti e si istauri effettivamente la fondamentale uguaglianza e piena partecipazione di tutti i battezzati di cui il Concilio Vaticano II ha profeticamente parlato, ma che non ha ancora cambiato i paradigmi secolari secondo i quali, inconsciamente, continuiamo a muoverci.

È in questa prospettiva che si pone il presente numero di Ekklesía, con una molteplicità di apporti:

Peter Klasvogt traccia il percorso dal Concilio Vaticano II all’attuale processo sinodale mondiale;

Jesús Morán si interroga sullo specifico apporto dei carismi laicali;

Carlos García Andrade mette a fuoco la comprensione del sacerdozio cristiano alla luce del messaggio neotestamentario e dei primi secoli della Chiesa.

Il racconto di buone pratiche documenta che cosa succede quando tutti i battezzati, uomini e donne, laici, presbiteri e consacrati, si sentono insieme in missione, cominciando dalla costruzione di comunità cristiane aperte (Ricardo Pinto – Chiesa sinodale, Chiesa di persone felici), dando vita a specifiche forme di evangelizzazione (Silvia Piasentini – missione di strada a Roma) e allargando poi lo sguardo sulla realtà sociale e culturale (Gerardo Alminaza – conversione ecologica e Hans Jurt – impegno sociale).

Non mancano testimonianze credibili di impegno cristiano e, nella rubrica sul percorso sinodale, uno speciale aggiornamento sul recente Incontro mondiale di parroci promosso dalla Segreteria generale del Sinodo, raccontato da uno dei partecipanti.

Si tratta di un grande cantiere, nel quale c’è ancor molto da fare e che ci proponiamo di esplorare ulteriormente nei prossimi numeri con approfondimenti ed esperienze di una Chiesa sinodale e missionaria.

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