Il Papa al G7: etica e sana politica vigilino sull’Intelligenza artificiale
«Ancora vivi!». Così, in un sorridente plurale che esprimeva umiltà piuttosto che maestà, ha esordito papa Francesco al G7, rispondendo alla domanda della presidente Giorgia Meloni che, nell’accoglierlo al campo sportivo di Borgo Egnazia, gli aveva chiesto come stava.
E che il papa sia “vivo” lo si è percepito chiaramente da ogni frase, dalla punteggiatura, dalle esclamazioni e perfino dagli accenti della sua Riflessione sugli effetti dell’intelligenza artificiale sul futuro dell’umanità.
«Tutto nasce – ha detto papa Francesco nel suo atteso e primo discorso pontificio nella storia del G7 – dal potenziale creativo che Dio tramite il suo spirito ha donato all’uomo affinché questi abbia saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro».
L’Intelligenza artificiale (IA) dunque vede la luce grazie a questo potenziale creativo «e – ha proseguito il pontefice – diventa uno strumento estremamente potente che arriva a influenzare il nostro modo di vivere, le relazioni sociali e persino l’identità di esseri umani».
La platea seduta nella sala Arena di Borgo Egnazia, intorno a un enorme tavolo rotondo, ascolta attentamente il discorso del papa, ed è composta dal gruppo dei sette a cui si sono aggiunti i leader e presidenti di organizzazioni internazionali come l’Onu e Ocse e altri Stati come Argentina, Turchia, India, che condividono più da vicino gli obiettivi del G7, quasi a tendere loro una mano, e perciò definiti Stati outreach.
A tutti costoro è subito chiaro, ascoltando papa Francesco, che ci troviamo di fronte a una vera rivoluzione “cognitivo-industriale”, perché l’IA favorisce la “democratizzazione” dell’accesso al sapere e la possibilità di delegare alle macchine i lavori usuranti, «ma – aggiunge preoccupato il pontefice – al tempo stesso, essa porta ingiustizia fra nazioni avanzate e nazioni in via di sviluppo, fra ceti sociali dominanti e ceti sociali oppressi, mettendo così in pericolo la possibilità di una “cultura dell’incontro” a vantaggio di una “cultura dello scarto”».
Ne esce un identikit di IA che è una realtà «affascinante e tremenda, ma resta sempre uno strumento, uno dei tantissimi utensili costruiti dall’essere umano sin dalla notte dei tempi, e come tale non sempre univocamente rivolto al bene. Ecco perché l’IA deve essere sempre impiegata al servizio degli esseri umani e deve fondarsi sui principi dell’etica».
«Condanneremmo l’umanità a un futuro senza speranza – aggiunge perentorio il pontefice – se sottraessimo alle persone la capacità di decidere su loro stesse e sulla loro vita condannandole a dipendere senza alcun controllo dalle macchine che fanno solo scelte algoritmiche e statistiche».
Impossibile allora non condividere l’appello di papa Francesco a bandire subito e in concreto l’uso, molto frequente nelle guerre russo-ucraina e israelo-palestinese, delle cosiddette “armi letali autonome”, «perché nessuna macchina dovrebbe mai scegliere se togliere la vita ad un essere umano».
Ma l’IA può colpire anche in maniera non cruenta eppure ugualmente pericolosa perché essa in realtà rispecchia la visione del mondo di chi l’ha realizzata, per cui «il paradigma incarnato dall’IA rischia di fare spazio al ben più pericoloso “paradigma tecnocratico” che s’instaura allorché quella stessa visione del mondo viene ridotta a realtà numeriche e preconfezionate, estromettendo altre forme di verità e imponendo modelli antropologici, socio-economici e culturali uniformi e abilita qualcuno a compiere azioni e impedisce ad altri di compierne altre».
La visione del pontefice è ormai chiara, profonda, evoluta e d’un tratto le sue riflessioni chiamano direttamente in causa i protagonisti dell’assemblea del G7 e Stati outreach in quanto esponenti del mondo politico.
Secondo Papa Francesco infatti, fondamentale e urgente per fermare il pericolo di una deriva incontrollata e distruttiva dell’IA, diviene «la politica, non però di quella fatta di errori, corruzione e inefficienza, ma la politica sana che opera pensando al bene comune e che incanala l’uso dell’IA al servizio della creatività umana e del progresso».
In conclusione papa Francesco, come un padre affettuoso e premuroso ma non per questo meno severo quando è necessario, ricorda ai “potenti” della terra che «la società mondiale ha gravi carenze strutturali che non si risolvono con rattoppi o soluzioni veloci meramente occasionali, ci sono cose che devono essere cambiate con reimpostazioni di fondo e trasformazioni importanti. Solo una sana politica potrebbe averne la guida, coinvolgendo i più diversi settori e i più vari saperi».
La lunga giornata pugliese del pontefice è proseguita con intensi colloqui bilaterali con quasi tutti i leader del G7 e degli Stati outreach.
Gran successo dunque per il debutto al G7 di papa Francesco che ha saputo essere energico e di polso con i leader più giovani e comprensivo e pacato con i leader più “attempati”, dalle risate spensierate con Giorgia Meloni al commovente momento in cui il presidente Biden gli si è avvicinato fin quasi a poggiare stancamente la sua fronte su quella del papa come in confessione e come se entrambi si volessero raccogliere in preghiera.
Subito dopo le 36 pagine del documento finale del G7 venivano approvate all’unanimità e firmate da tutti i partecipanti e consegnate alla storia, mentre Papa Francesco sorvolando in elicottero gli ulivi pugliesi immersi nella luce del tramonto, faceva ritorno alla sua dimora romana.