Benin: arrestati alti dirigenti di Wapco-Niger

La tensione tra Benin e Niger ha investito le esportazioni di petrolio, vitali per l’economia del paese saheliano: non avendo il Niger uno sbocco al mare, dipende dai porti del Benin per commercializzare il suo greggio. Con la mediazione del partner cinese che gestisce l'oleodotto che collega i due Paesi, la crisi si è per ora sbloccata. Ma permangono le tensioni.
Il presidente del Benini Patrice Talon, foto Ansa, Epa, Akintunde Akinleye.

Mercoledì le autorità del Benin hanno arrestato sul proprio territorio 5 cittadini nigerini. Sono accusati di essere entrati nel porto beninese di Sèmè-Kpodji senza rivelare la propria identità, secondo quanto dichiarato dal procuratore speciale presso la Corte del Benin per la repressione dei reati economici e del terrorismo.

Una squadra della compagnia petrolifera cinese Wapco-Niger “in missione ufficiale per supervisionare i controlli di carico” del petrolio del Niger nel porto beninese di Sèmè Kpodji, è stata “sequestrata dalle autorità beninesi” ed è “trattenuta in ostaggio”, ha dichiarato sabato 8 giugno la giunta militare nigerina, attraverso il suo primo ministro Ali Mahamane Lamine Zeine.

Il Niger sostiene che i cittadini arrestati sono la signora Aminou Hadizatou Ibra, vicedirettore generale di Wapco-Niger, e quattro dirigenti della compagnia. Durante la conferenza stampa a Niamey (capitale del Niger), il ministro della giustizia nigerino ha dichiarato che deferirà la questione al tribunale arbitrale dell’Organizzazione per l’armonizzazione del diritto commerciale in Africa.

Il rifiuto del Niger di riaprire la frontiera con il Benin ha bloccato per diverse settimane la consegna del petrolio nigerino attraverso i porti beninesi. Questo petrolio è essenziale per le economie di entrambi i Paesi e per la società cinese che lo sfrutta.

Secondo diverse organizzazioni della società civile e dei sindacati, riuniti domenica scorsa a Niamey, il presidente del Benin, Patrice Talon, porta avanti con la Francia un progetto per destabilizzare il Niger, mentre la giunta militare Cnsp (Consiglio nazionale per la tutela della patria) non cede alle provocazioni. Dopo il colpo di stato, il Niger aveva espulso le truppe dell’ex potenza coloniale francese e recentemente anche le forze statunitensi.

Niamey accusa Cotonou (la capitale economica del Benin) di ospitare basi militari straniere, soprattutto francesi, sul suo territorio. Inoltre, le autorità nigerine temono un intervento militare della Francia dal Benin. E la visita, lo scorso dicembre, del generale Thierry Burkhard, capo di stato maggiore dell’esercito francese, non ha fatto altro che rafforzare i sospetti della giunta nigerina. Secondo alcune indiscrezioni, i contingenti militari francese e statunitense si stanno avvicinando a Cotonou per reinsediare le loro forze nella subregione dopo il frettoloso ritiro dal Sahel, dal quale sono stati espulsi.

Interviene l’opposizione beninese, che giudica insufficienti gli sforzi del governo e deplora “l’approccio conflittuale adottato dal potere in occasione della rottura di Patrice Talon”, stima Guy Mitokpè, responsabile della comunicazione del partito Les Démocrates. L’ex presidente della Repubblica del Benin, Boni Yayi, ha affermato che il Benin “trarrebbe maggiori benefici dal preservare luoghi [legami] storici di pace con i suoi vicini, come ci hanno insegnato tutti i presidenti prima di Patrice Talon”.

La chiusura delle frontiere tra Niger e Benin, a seguito delle pesanti sanzioni imposte dall’Ecowas dopo il colpo di stato militare del 26 luglio a Niamey, non ha impedito l’inaugurazione del gigantesco oleodotto realizzato dalla China National Petroleum Corporation (Cnpc) per il trasporto di greggio dai giacimenti petroliferi di Agadem (Sud-Est del Niger) al Benin. Lungo quasi 2 mila chilometri, doveva rappresentare una svolta per il Niger, che non ha un accesso diretto all’oceano Atlantico, permettendogli di vendere per la prima volta il suo greggio sul mercato internazionale, attraverso il porto di Sèmè-Kpodji nel vicino Benin.

Pechino ha anticipato 400 milioni di dollari per aiutare il Paese a ripagare il debito accumulato dopo la presa del potere da parte dei militari. Il prestito ha un tasso di interesse del 7% e il Niger dovrà ripagare la Cina inviando una quantità concordata di petrolio in un periodo di dodici mesi.

L’oleodotto sostenuto da PetroChina è stato inaugurato ufficialmente a novembre 2023, e collega il giacimento petrolifero di Agadem in Niger alla costa del Benin.

L’obiettivo a lungo termine è il trasporto di 90 mila barili al giorno, che secondo le stime della Banca Mondiale potrebbero rappresentare fino a 12,36 miliardi di euro per Niamey. La questione è quindi vitale per il Paese saheliano.

Il commercio import-export da e verso il Niger rappresenta quasi un terzo del traffico annuale nel porto di Cotonou. Il Niger conta sui proventi del petrolio per rimpinguare le casse dello Stato. E questo, il presidente del Benin Patrice Talon lo sa molto bene. Alla fine, una prima nave carica di 1 milione di barili di petrolio greggio nigerino ha lasciato le acque del Benin domenica 19 maggio, grazie alla mediazione del partner cinese che gestisce l’oleodotto.

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