Russia, la missione africana del ministro Sergej Lavrov
Da lunedì 3 giugno il capo della diplomazia russa ha iniziato un nuovo tour africano. Sergej Lavrov ha scelto la capitale guineana Conakry come prima tappa del suo breve viaggio strategico. La sua ultima visita risale al 2013. Ha potuto incontrare il presidente della transizione, Mamadou Doumbouya, nonché il ministro degli Affari esteri.
Conakry e Mosca hanno mostrato il desiderio di rafforzare la loro cooperazione bilaterale in vari settori come l’economia, la difesa, la lotta al terrorismo e anche sanità e istruzione. Il governo guineano ha dichiarato in un comunicato che l’obiettivo dell’incontro era discutere i settori di cooperazione reciproca, senza fornire ulteriori dettagli. Ricordo che l’ex Unione Sovietica è stato il primo Stato a riconoscere l’indipendenza della Guinea.
La bauxite estratta in Guinea rappresenta il 40% di materia prima per il colosso russo Rusal, il secondo produttore mondiale di alluminio, dopo la Cina. Per mantenere questo risultato, Mosca sta conducendo sul posto un’azione diplomatica molto amichevole con i leader che si sono succeduti.
Martedì 4 giugno, Sergej Lavrov ha incontrato il presidente congolese (Congo Brazzaville) Denis Sassou N’Guesso nella città di Oyo, come nella sua precedente visita di luglio 2022. La cooperazione di Brazzaville con Mosca risale ai tempi delle lotte per l’indipendenza, e il Partito laburista congolese, ancora al potere, abbandonò il marxismo-leninismo solo con la caduta dell’Urss.
Lavrov ha affermato di appoggiare l’organizzazione, da parte del capo dello stato congolese, di una conferenza di riconciliazione interlibica. Il Ministro degli esteri russo ha colto l’occasione per attaccare l’Occidente, accusato di aver gettato la Libia nel caos. “Quello che è successo in Libia è una tragedia, i cui autori sono la Nato e i suoi membri”, ha detto Sergej Lavrov. “La stessa cosa è accaduta in Iraq e Afghanistan, dove l’Occidente ha voluto imporre il suo modello di democrazia”, ha continuato. “La cosa più importante oggi è trovare un approccio che garantisca la ripresa del paese”, ha infine aggiunto.
Non è stato specificato quali altri paesi fossero presenti nel viaggio di Lavrov di questa settimana, ma si sa che è atteso anche in Ciad “alla testa di una numerosa delegazione”.
La Russia avanza con cautela in questo Paese, ultimo baluardo dell’influenza francese nel Sahel, in una regione dove Mali, Burkina Faso e poi Niger hanno espulso le truppe francesi e si sono avvicinati alla Russia. Parigi, che mantiene ancora più di mille soldati in Ciad, ha seguito con particolare attenzione nel gennaio scorso l’accoglienza a Mosca del presidente ad interim Mahamat Idriss Déby (figlio del presidente ucciso 3 anni fa), da parte di Vladimir Putin.
Sui social network era stata notata la presenza a N’Djamena, la capitale ciadiana, nel giorno del voto, di Maksim Shugaley, uno specialista russo in campagne di influenza politica vicino al gruppo Wagner, insieme a un movimento a sostegno del nuovo leader. Ma i ciadiani sanno di essere ricercati e sembrano avere le carte per fare il bello e il cattivo tempo tra occidentali e altri.
Negli ultimi anni la Russia ha continuato a rafforzare le sue posizioni nel continente africano. Questa è anche la sesta visita di Sergei Lavrov nel continente africano in due anni.
“Lavrov viene nel continente ogni anno, a volte due volte l’anno. Anche i cinesi programmano regolarmente visite di alto livello. Gli europei e gli americani sono molto indietro – constata Roland Marchal, ricercatore presso Sciences-Po a Parigi –. Gli africani vedono chiaramente la differenza di trattamento e, da un punto di vista simbolico, Mosca continua a guadagnare punti”.
Un incontro di vari ministri degli esteri africani con Sergej Lavrov è previsto anche per il prossimo autunno in Russia, a Sochi sul Mar Nero, in una data non ancora specificata.
Dall’inizio degli anni 2000 il continente africano non è più lo stesso. Sono avvenuti molti cambiamenti, soprattutto tra i giovani che non sopportano più di vivere in povertà e senza casa, mentre la ragione dei loro mali deriva principalmente da quelli che considerano governi fantoccio che sono stati collocati lì da poteri forti extra-africani (in questo caso la Francia), al servizio di interessi occidentali. I colpi di stato sono purtroppo la risposta a questo malessere anche se non sempre risolvono i problemi.
Questo crescente malcontento nei confronti degli alleati tradizionali come Francia e Stati Uniti ha già contribuito a spingere alcuni paesi dell’Africa occidentale verso Mosca. Un’orientamento analogo sembra adesso riguardare anche l’Africa centrale.
–
Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre riviste, i corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it
–