Forse dovremo ringraziare il Covid

Dopo tanti morti e tante polemiche, sembra che il virus ci abbia lasciato anche un’eredità utile nella lotta contro il cancro
Foto ANSA/GIUSEPPE LAMI

Oggi la pandemia da Sars-CoV-2 presenta una virulenza e patogenicità in forte riduzione, ma del virus è probabile ne sentiremo parlare per decenni.

E ciò per vari motivi: le battaglie tra chi è pro e contro i vaccini utilizzati e/o utilizzabili in futuro, le speculazioni economiche perpetrate da diverse ditte – non solo farmaceutiche – durante l’emergenza, i decessi e gli esiti sia sanitari che sociali di chi ne è stato colpito più o meno gravemente, i rischi conseguenti a varie terapie (non solo i vaccini) utilizzate senza sufficienti evidenze scientifiche durante la fase acuta, il poco o nulla che abbiamo imparato nella gestione anche politica dell’emergenza e in prospettiva di una calamità infettiva che purtroppo, secondo gli statistici, ha un’alta probabilità di riaccadere, soprattutto in un’ epoca come la nostra, dove la mobilità transfrontaliera delle persone raggiunge ogni anno circa un quinto della popolazione mondiale.

Ma il motivo potrebbe essere anche un altro. È stata infatti pubblicata da poco una ricerca, in una importante rivista scientifica internazionale (Frontiers in Immunology), condotta dall’Istituto Tumori Pascale di Napoli che dimostra come sia le persone infettate da Sars-CoV-2, o anche solo vaccinate, mostrano una risposta immune crociata contro il cancro.

Nelle proteine del virus sono presenti infatti dei segnali, detti antigeni, che condividono un’elevata somiglianza di sequenza e conformazione con quelli delle cellule neoplastiche, in particolare dei tumori al seno, al fegato, al colon e del melanoma. Inoltre i linfociti T – una categoria di globuli bianchi che ci difendono dallo sviluppo di infezioni e tumori – provenienti da soggetti infettati o vaccinati sembrano essere in grado di “cross-reagire”, cioè agire efficacemente in maniera crociata, sia con gli antigeni virali che tumorali, secondo un fenomeno definito “mimetismo molecolare”.

In passato erano già stati riportati dei casi di regressione di alcuni tumori in soggetti affetti da Covid-19, ma non se ne capiva il motivo. In sintesi la risposta immunologica indotta dal virus e, di conseguenza, la memoria immunitaria che produce, può rappresentare una protezione nei confronti dello sviluppo di un futuro tumore.

Saranno i dati epidemiologici dei mesi o anni futuri a confermare o meno il reale impatto di tale mimetismo molecolare sul numero di nuovi casi di tumore. Dopo opportune e ponderate verifiche scientifiche, già in atto a livello internazionale, si potrebbe arrivare però a breve ad una “vaccinazione preventiva” molto potente contro il cancro, bloccando o almeno diminuendo lo sviluppo di tale grave patologia che genera ogni anno nel mondo circa 20 milioni di nuovi casi e 9,7 milioni di morti.

Chissà se alla fine dovremmo ringraziare, pur nella drammaticità e gravità della pandemia, il virus e l’immunità che ha generato in molti di noi.

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