Sudan: gruppi armati utilizzano armi pesanti

L’assurdo conflitto del Sudan fra “signori della guerra” sta mietendo sempre più vittime tra i civili in fuga. Manca tutto, tranne le armi, e sono sempre più pesanti.
Donne rifugiate del Darfur occidentale in Ciad, foto Ansa, Epa, Stringer.

Il conflitto armato che da più di un anno attraversa il Sudan, si è esteso da Khartoum, la capitale, alle città vicine, provocando numerose vittime.

Il Sudan è  travolto da una guerra tra le Forze armate sudanesi (Saf) guidate dal generale Abdel Fattah al-Burhane, e i paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf) del suo ex vice diventato rivale, il generale Mohamed Hamdane Dagalo, detto “Hemedti”.

Il conflitto non solo si è metastatizzato, ma sta diventando sempre più mortale e incontrollabile. L’utilizzo di armi pesanti da parte dei belligeranti ne è la prova.

Un comunicato stampa delle Nazioni Unite riporta che nella notte tra sabato 11 e domenica 12 maggio vi sono stati attacchi con armi pesanti, che hanno provocato pesanti danni e numerose vittime a El-Fasher, dove la situazione è diventata critica. Il rapporto provvisorio parla di almeno “27 morti, 130 feriti e centinaia di persone sfollate”, secondo un comunicato stampa l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha).

La coordinatrice dell’Ocha per il Sudan, Clementine Nkweta-Salami, ha messo in guardia i contendenti che si affrontano a colpi di cannone a El-Fasher. “L’uso di armi pesanti e gli attacchi in zone densamente popolate del centro cittadino e delle periferie” di El-Fasher hanno causato “molte vittime”, afferma l’osservatrice dell’Onu.

Ha detto che i civili feriti sono stati portati d’urgenza all’ospedale locale, ma molte persone “che cercavano di fuggire sono rimaste intrappolate in aspri combattimenti”.

Da parte sua, il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, si è detto “molto preoccupato per la continuazione della guerra in Sudan”, sottolineando che “non esiste alcuna soluzione militare al conflitto”. “C’è bisogno di un cessate il fuoco urgente e di sforzi internazionali coordinati per avviare un processo politico che possa far uscire il Paese dalla routine”, ha aggiunto su X.

Sia l’esercito che i paramilitari sono stati accusati di bombardamento indiscriminato di aree civili e di ostacolo al passaggio degli aiuti umanitari, con le Rsf specificamente accusate di pulizia etnica e crimini contro l’umanità.

Per il momento i paramilitari delle Rapid Support Forces (Rsf) non si sentono minacciati dalla comunità internazionale, osserva Deutsche Welle, l’emittente tedesca di radiodiffusione via satellite in 5 lingue. Secondo il Financial Times e la radio statunitense Voice of America (Voa) le Rsf sono armate dagli Emirati Arabi Uniti. Questi paramilitari sudanesi ricevono clandestinamente armi, munizioni, carburante e veicoli attraverso il Ciad orientale, il sud della Libia e il Sud Sudan, specifica la radio statunitense.

Secondo un gruppo di esperti delle Nazioni Unite, sarebbero tra 10 e 15 mila le persone massacrate a El-Geneina (in arabo, il piccolo giardino), capitale del Darfur occidentale. Secondo le Nazioni Unite, a El-Fasher, a 400 chilometri di distanza, si trovano attualmente 1,5 milioni di persone, tra le quali gli sfollati sarebbero circa 800 mila.

Dall’inizio dell’anno, solo una quarantina di camion, grazie al coordinamento dell’Ocha, sono riusciti a raggiungere El Fasher attraversando la linea di demarcazione e il confine. Questi camion trasportavano forniture sanitarie, nutrizionali e alimentari per circa 185 mila persone.

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