Niger, verso il ritiro dei soldati Usa

Si profila il ritiro delle truppe americane dal Niger. Dopo la Francia, invitata un anno fa a fare le valigie, la presenza dei soldati statunitensi e delle loro basi militari è contestata e oggetto di trattative con il governo nigerino.
Uno degli striscioni esibiti dai dimostranti alla manifestazione contro la presenza militare americana in Niger il 21 aprile 2024. Foto Ansa/EPA/ISSIFOU DJIBO

Le migliaia di soldati americani in Niger, che costituiscono una forza di intelligence e di lotta al terrorismo, lasceranno molto presto il Paese.

Nella regione di Agadez, dove si trova la base militare statunitense 201, migliaia di persone hanno manifestato domenica per chiedere la partenza immediata dei soldati: con le bandiere burkinabè, maliana, nigeriana e russa si sono radunate nel centro della città su invito di organizzazioni della società civile. «Questa è Agadez, non Washington: soldati americani, andatevene», si leggeva sugli striscioni.

Secondo i manifestanti, la presenza dei militari Usa non ha portato nulla alla regione e al Paese: «Come abbiamo sempre detto, questa base americana non ha alcuna utilità e nessuno, nessun nigerino, può dirvi cosa sta succedendo all’interno di questa base. Questa è un’umiliazione nei confronti del nostro popolo», spiega Slimane Ag Ibrahim, attivista di Agadez.

Lunedì scorso, 22 aprile, Washington ha quindi avviato delle trattative con Niamey sul ritiro dal Niger delle truppe statunitensi schierate nel paese nel quadro della lotta anti-jihadista nel Sahel, ha fatto sapere il Pentagono. Nessuna data o dettaglio è ancora filtrato.

«Possiamo confermare l’inizio delle discussioni tra gli Stati Uniti e il Niger sul ritiro ordinato delle forze americane dal Paese», ha detto il portavoce del Pentagono, Pat Ryder. Gli Stati Uniti «continueranno a esplorare possibili opzioni per garantire di essere in grado di affrontare potenziali minacce terroristiche», ha aggiunto.

Da parte sua Maria Barron, direttrice a Niamey dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (Usaid), ha assicurato con un comunicato stampa che l’agenzia «continuerà la sua cooperazione bilaterale» con il Niger, annunciando «un nuovo accordo in sostituzione di quello attuale, che scade a settembre 2024».

Lo scorso marzo il governo nigerino ha denunciato l’accordo di cooperazione militare in vigore con gli Stati Uniti, ritenendo che la presenza americana fosse ormai diventata «illegale».

In Niger gli Stati Uniti hanno soprattutto un’importante base di droni, vicino ad Agadez, che è costata circa 100 milioni di dollari. Dopo il colpo di Stato che ha rovesciato il presidente eletto Mohamed Bazoum alla fine di luglio 2023, il nuovo regime militare ha rapidamente chiesto la partenza dei soldati dell’ex potenza coloniale francese e si è avvicinato alla Russia, come anche i vicini Mali e Burkina Faso, governati anch’essi da regimi militari, e accomunati dal problema della violenta presenza di gruppi jihadisti.

Secondo alcuni esperti, tutto fa pensare che la giunta al potere voglia giocare la carta della Russia nella lotta al terrorismo, mentre un altro osservatore rileva che il Mali, che aveva ingaggiato i servizi del gruppo Wagner, non ha avuto alcun risultato effettivo.

Comunque, fin dal 12 aprile istruttori russi dell’Africa Corps si trovano a Niamey, dove sono state trasferite anche attrezzature militari. Secondo la televisione pubblica nigerina Télé Sahel, l’equipaggiamento militare ricevuto sarebbe un sistema di difesa antiaerea in grado di garantire la sorveglianza totale dello spazio aereo del Niger. Altri paesi della regione, come il Burkina Faso, stanno seguendo lo stesso approccio.

Per Souley Oumarou, presidente del Forum dei cittadini della repubblica, questo rafforzamento della cooperazione militare con Mosca, mentre Niamey volta le spalle agli altri partner occidentali, è curioso e paradossale. Secondo Oumarou «queste forze russe non sono a disposizione del popolo nigerino», la maggioranza del quale non vuole più una presenza militare straniera. Ibrahim Namaiwa, vicepresidente della federazione Niger United, non vede invece alcun motivo di preoccupazione e ancor meno un paradosso in questa cooperazione russo-nigerina.

Secondo Seidick Abba, analista e specialista in questioni di sicurezza, la cooperazione militare tra i Paesi dell’Alleanza degli Stati del Sahel e la Russia potrebbe essere ulteriormente rafforzata, soprattutto a causa del deterioramento della situazione della sicurezza nel Sahel.

Un’altra domanda che viene spontanea è: dove andranno i soldati americani? Secondo il sito nigerino Mourya, «il Pentagono è già pronto a inviare in Mauritania un buon contingente del suo esercito indesiderato in Niger mentre una parte tornerà negli Usa. Secondo quanto riferito, Washington è in trattative avanzate con Nouakchott [la capitale della Mauritania] su un accordo militare e di difesa».

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