L’eruzione dei Campi Flegrei vista dalla Svizzera

Un documentario svizzero prevede un’eruzione che coprirà Napoli e i Campi Flegrei sotto 30 metri di cenere.
Campi Flegrei (Foto ANSA/CIRO FUSCO)

In un documentario della TV pubblica svizzera Rsi, viene prevista una catastrofe imminente per Napoli e oltre, a causa di un’eruzione ai Campi Flegrei. Il reportage, pubblicato su YouTube, mostra dettagliatamente la possibile distruzione della città, con ricostruzioni animate che illustrano la sua sommersione sotto trenta metri di materiale vulcanico. Gli studiosi intervistati nel programma esprimono preoccupazioni serie riguardo alla portata devastante dell’eruzione, contraddicendo le ipotesi del piano di evacuazione, basato su un’ipotesi meno catastrofica. Si descrive una possibile scenario di distruzione totale con colonne eruttive di decine di chilometri e città deserte a causa dell’aria satura di cenere e materiali vulcanici. Gli esperti ritengono che l’eruzione potrebbe verificarsi in qualsiasi momento, con tempi di preparazione molto brevi, dell’ordine di decine di minuti, rendendo difficile un’evacuazione efficace.

I Campi Flegrei sono la più grande caldera urbanizzata attiva nel cuore del continente europeo, dove il fenomeno del bradisismo, termine introdotto da Arturo Issel nel 1883 combinando le parole greche lento (βραδ) e movimento (σεισμ), ma fenomeno osservato fin dall’antichità, comporta il graduale innalzamento e abbassamento del livello del suolo a causa dell’attività vulcanica sotterranea; solitamente è un processo molto lento per essere colto dalla popolazione ma, quando è repentino, la terra trema. Ciò si è manifestato più di recente nel 1970 e 1983, portando all’evacuazione di migliaia di persone.

A partire dal 2005 il bradisismo è tornato a fare paura, causando il sollevamento del suolo di oltre 1,15 metri, terremoti ed emissioni fumaroliche. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) è subito intervenuto per tranquillizzare l’opinione pubblica, dato che la caldera dei Campi Flegrei è monitorata da un sistema continuo che considera molti parametri che, al momento, non mostrano evidenze dell’imminenza di una eruzione vulcanica.

Infatti, la storia eruttiva dei Campi Flegrei mostra che nessuna delle 70 eruzioni avvenute negli ultimi 15.000 anni assomiglia allo scenario rappresentato nel documentario. Del resto, esso mescola quanto avvenuto nelle due più devastanti eruzioni nei Campi Flegrei, quella dell’Ignimbrite Campana, di circa 40.000 anni fa, e quella del Tufo giallo Napoletano, di circa 15.000 anni fa.

Gli esperti dell’INGV osservano che le azioni di mitigazione del rischio vulcanico sono basate sulla condivisione delle informazioni corrette sullo stato del vulcano, che avviene attraverso la pubblicazione di dati e di bollettini sui siti web istituzionali, incontri scolastici, incontri con la popolazione esposta al rischio, seminari, conferenze, corsi di formazione ai giornalisti, ecc.

Pertanto, viene stigmatizzato il documentario della TV svizzera sui catastrofici effetti di una futura eruzione nei Campi Flegrei, purtroppo rilanciato da alcuni articoli di stampa. L’INGV ritiene che si tratti di una informazione non basata su dati, e che ignora completamente tutte le importanti attività scientifiche e di pianificazione che vedono scienziati e Protezione Civile lavorare fianco a fianco per gestire al meglio delle conoscenze la pericolosità vulcanica ed il relativo rischio per la popolazione.

Dal 2012 gli studi sulla pericolosità sono stati utilizzati per definire gli scenari di una possibile eruzione, nonché i piani di emergenza, identificando le aree esposte ai diversi tipi di pericoli: flussi piroclastici per la zona rossa, caduta di ceneri per la zona gialla. Gli esperti dell’INGV osservano che lo scenario più pericoloso sarebbe quello di una eruzione piccola, come quella che portò alla nascita del Monte Nuovo, nel 1538, mentre lo scenario di riferimento per la valutazione delle aree potenzialmente esposte durante una futura eruzione viene considerato quello della fase più intensa di una eruzione di scala media, come quella avvenuta nel cratere degli Astroni 4000 anni fa.

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