75 anni del Consiglio d’Europa
Il Consiglio d’Europa è l’organizzazione internazionale più antica che si occupa di diritti umani, democrazia e stato di diritto, di cui sono membri 46 Stati europei, tra i quali tutti i 27 Stati membri dell’Unione europea (Ue) ma anche paesi extra-Ue, come il Regno Unito e la Turchia. La Santa Sede ha lo status di osservatore. Il Consiglio d’Europa accompagna gli Stati in processi di riforma, si occupa di formazione e, soprattutto, elabora delle convenzioni, spesso aperte anche alla firma di paesi extraeuropei. L’ultima iniziativa è la Convenzione quadro sull’intelligenza artificiale, i diritti umani e lo stato di diritto. Ne parliamo con Marija Pejčinović Burić, segretaria generale del Consiglio d’Europa.
Il Consiglio d’Europa è stato fondato 75 anni fa. Come è cambiato nel corso dei decenni?
Il Consiglio d’Europa ha lavorato instancabilmente per proteggere e promuovere i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto in tutto il continente europeo. Ha migliorato la nostra vita in meglio. Nel corso degli anni, il Consiglio d’Europa ha affrontato le sfide sociali che i nostri Paesi si trovano a fronteggiare e che richiedono una risposta multilaterale basata sui nostri valori. Dall’abolizione della pena di morte al rafforzamento dei diritti umani e dello stato di diritto, dalla lotta contro ogni forma di discriminazione alla promozione della libertà di espressione e dei media, dalla promozione dell’uguaglianza di genere alla tutela dei diritti dei minori, dalla lotta ai crimini nel cyberspazio allo sradicamento della tratta di esseri umani, dalla promozione dei diritti culturali e dell’istruzione alla garanzia della qualità dei medicinali e dell’assistenza sanitaria. Questi sono solo alcuni dei risultati raggiunti dal Consiglio d’Europa.
Qual è il ruolo del Consiglio d’Europa nella promozione della pace e dei diritti umani?
Questa è l’essenza stessa di ciò che facciamo: la ragion d’essere del Consiglio d’Europa. Siamo stati creati con la premessa del “mai più” e il nostro obiettivo statutario è perseguire la pace basata sulla giustizia e sulla cooperazione internazionale. Lo facciamo attraverso i nostri standard – che comprendono 223 convenzioni e molte raccomandazioni di soft law – il nostro lavoro di monitoraggio e le nostre attività di cooperazione tecnica. È rimanendo fedeli a questi standard e valori che si preserva la pace nel nostro continente. La storia recente mostra chiaramente che quando un Paese come la Russia si distacca da questi standard e valori, il risultato è guerra, distruzione e miseria. Non dobbiamo mai dare per scontati i diritti umani o gli standard giuridici che abbiamo raggiunto. Dobbiamo piuttosto lavorare per garantire che continuino ad applicarsi alla vita delle persone ogni giorno, in ciascuno dei nostri Stati membri.
Come può il Consiglio d’Europa promuovere i propri valori in un mondo in preda alla guerra?
È proprio in questi tempi di guerra che dobbiamo avere ben chiari i nostri valori e come questi dovrebbero essere applicati. Ecco perché è stato così importante che i leader dei nostri 46 Stati membri si siano incontrati in Islanda, lo scorso maggio, per rinnovare il proprio impegno nei confronti del Consiglio d’Europa e per sostenere i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto. È stata una dimostrazione di unità tanto necessaria e importante. Dobbiamo continuare a cercare la pace. Per l’Ucraina, tuttavia, la pace sarà sostenibile solo se garantirà la responsabilità. Ecco perché il Consiglio d’Europa ha creato il Registro dei danni per l’Ucraina: finora l’unico testo giuridicamente vincolante che consentirà alla Russia di rispondere dei suoi crimini. Con sede all’Aia e un ufficio a Kiev, il Registro registrerà prove e richieste di danni, perdite o lesioni causate da atti illeciti della Russia in o contro l’Ucraina.
Quali sono le sfide e gli impegni futuri del Consiglio d’Europa?
Continueremo a sostenere il nostro Stato membro, l’Ucraina, per tutto il tempo necessario. Ciò include il nostro contributo allo sviluppo di un meccanismo di compensazione globale per portare avanti il lavoro del Registro e il nostro sostegno agli sforzi globali per processare il crimine di aggressione. Inoltre, come ho detto prima, il Consiglio d’Europa è sempre stato in sintonia con le realtà del momento. I nostri tempi non fanno eccezione. Ecco perché stiamo negoziando il primo trattato globale e giuridicamente vincolante sull’intelligenza artificiale, in modo che le persone possano beneficiare del progresso della tecnologia, tutelando allo stesso tempo i loro diritti. Oltre ai nostri 46 Stati membri, molti Paesi extraeuropei stanno partecipando a questo negoziato, insieme all’Unione Europea e ad una serie di rappresentanti del settore privato e della società civile. Si tratta di un trattato fatto in Europa ma aperto al mondo. Siamo anche consapevoli della tripla crisi planetaria posta dall’inquinamento, dal cambiamento climatico e dalla perdita di biodiversità. Questo è il motivo per cui stiamo perseguendo attivamente il lavoro sui diritti umani e l’ambiente. Stiamo anche negoziando un nuovo trattato per combattere i crimini ambientali. Questi crimini ad alto profitto e a basso rischio devono essere affrontati: rappresentano una minaccia per tutte le specie viventi e hanno un enorme impatto finanziario e sulla salute pubblica.
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