A Firenze l’Apocalisse di Anselm Kiefer
Nel cortile armonioso di Palazzo Strozzi a Firenze, tra gli archi rinascimentali, si alza come un grido potente, tattile e fisico, Engelsturz, La caduta dell’angelo, concluso da Anselm Kiefer nel 2023. Opera senza limiti, materica, tesa e drammatica nella figura angelica fissata sopra un implacabile, bizantino fondo oro. È un angelo bellissimo e mostruoso, visibile e invisibile, che precipita dal sole dorato del cielo verso una terra informe, animata e inanimata al contempo. Terra di contrasti, come tutta l’opera dell’artista. Qui dialoga con il rinascimento ed eleva la sua voce, di eredità novecentesca ma ben contemporanea, sopra le arcate di una raffinatezza antica.
Tutta l’opera di Kiefer, classe 1945, è una sorta di grido. Piace all’artista ripercorrere la storia, nei suoi vari tessuti artistici ma pure filosofici, religiosi, usando ogni tipo di materiale, purchè sia materico, molto fisico: si possa vedere, toccare, e di esso la mente, la fantasia si possano impregnare. Ogni suo lavoro infatti esige una totale immersione: vietato essere indifferenti, pena il dover andarsene o l’esserne sopraffatti.
Sempre con Kiefer si incontra il dramma, l’apocalissi che però non è solo terrore e dolore, ma anche rivelazione, apertura. Ecco la sua rivisitazione della Scuola d’Atene di Raffaello, del 2022: i personaggi della filosofia antica sono forme materiche sparse, di cui si intravvedono i volti. Alla luminosa limpidezza di Raffaello si sostituisce una folla di ombre plastiche che cercano una diversa armonia. Oppure, gli interessi per la ricerca della verità lungo i secoli – e lungo lo stesso percorso personale di Kiefer – si esprimono nell’opera Vor Socrates, Prima di Socrate: un albero stecchito le cui foglie sono le immagini dei filosofi pre-socratici, a dire come sia connessa all’uomo la voglia della verità sulla vita e sulla natura.
L’ha trovata l’uomo la verità? Kiefer rivisita la spiritualità cattolica nella Ave Maria del 2022, immaginando una chiesa intitolata a Maria “mater philosophorum”. La Vergine-Madre della verità o della ricerca della verità, come una porta aperta verso una qualche luce?
Kiefer rivisita il mito di Danae, di Dafne, la storia romana con Eliogabalo devoto al Sol Invictus. Fotografa sé stesso in atteggiamenti dittatoriali e si inventa una sua “Cappella Sistina” nei Dipinti irradiati (Verstrahlte Bilder), 60 dipinti e specchi che si richiamano in un ambiente dal pavimento alle pareti, immergendoci in un mondo a parte fatto di esplosioni, di forme materiche, in un astrattismo vitale quasi cosmico: una rivelazione di una galassia fisica e spirituale. Tutto ciò che esiste o può esistere sembra qui infrangersi e aprirsi ad un novità misteriosa in arrivo.
Kiefer ondeggia tra passato e presente e futuro, ma la via non l’ha trovata. Però cerca ed è questo il fascino del suo lavoro, ben oltre i mezzi espressivi. Nel Lucifero scritto in ebraico, l’ala spezzata di un aereo precipitato è metafora di un sogno infranto: Lucifero si è frantumato, rimane l’ombra di morte. Fra angeli e demoni, fra cadute e tentativi di rialzarsi, l’epos di Kiefer non si ferma. Nel lontano
del 1995, il sole d’oro brucia il girasole sotto cui giace l’uomo. Dolore, ma sotto una immensa luce: caduta, ma pure ascesa. Il viaggio di Kiefer continua. E il nostro con lui.
Fino al 21.7 (catalogo Marsilio)
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