Tensioni in Grecia fra politica, Chiesa e società civile

In Grecia, pur tra varie tensioni, prosegue l’azione del governo Mitsotakis, che si è reinsediato a giugno 2023
Primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis con i parlamentari di maggioranza Ansa EPA/ALEXANDROS BELTES

Anche se la legge che consente le unioni civili fra coppie dello stesso sesso e l’adozione da parte loro di minorenni è stata approvata dal Parlamento greco a febbraio scorso, i contrasti nell’opinione publica e tra i partiti politici continuano.

In realtà la legge è passata con il sostegno dell’opposizione, visto che 1/3 dei deputati del governo conservatore ha votato contro e lo stesso hanno fatto tutti i partiti di estrema destra e nazionalisti.  Inoltre la reazione della Chiesa ortodossa non è solo continuata, ma aumentata.

Per esempio, a Corfù e stato vietato l’ingresso in chiesa ai deputati che hanno votato in favore della legge. Ma la reazione più dura si è verificata ad Atene il 24 marzo 2024, nella prima domenica di quaresima (ortodossa), quando la liturgia non è stata celebrata in Cattedrale ma in Arcivescovato, e nessun politico vi è stato invitato. Entrambi i fatti (spostamento della sede e non invito ai politici) sono decisamente contrari alle consuetudini. In tal modo la Chiesa ortodossa greca ha voluto mostrare la sua contrarietà ad una decisione che ritiene contro la morale cristiana e la stessa natura.

Però i problemi del governo non sono dovuti solo alla divisione dell’opinione publica per la legalizzazione delle unioni civili fra coppie dello stesso sesso. Daltronde il premier K. Mitsotakis (leader di Nuova Democrazia) aveva fatto di questo provvedimento una misura di punta del suo secondo mandato (da giugno 2023) visto che “si tratta di una realtà esistente e la legge migliora la vita dei nostri concittadini… è una questione di ugualianza… la nuova normativa aggiunge diritti ad alcuni e non li toglie a molti”.

Divisioni fra partiti politici e nell’opinione publica ha provocato pure l’adozione di una legge per la legalizzazione delle Università private. Una legge, sostengono alcuni noti esperti di diritto constituzionale, che andrebbe contro la Costituzione.

Inoltre, il 28 febbraio ricorreva il primo anniversario della tragedia ferroviaria di Tebi, presso Larissa, che provocò 57 vittime. L’opposizione ha attaccato duramente il governo sebbene il premier abbia parlato di “un trauma nazionale” provocato da “un errore umano che si e aggiunto a gravi negligenze da parte dello Stato”.

Maria Karystianou, che nella tragedia ha perso una figlia di 19 anni, ha detto in un’intervista di non avere fiducia nel sistema giudiziario greco e che intende portare il caso alla Corte Europea dei Diritti Umani, dopo averlo presentato al Parlamento Europeo, dove è stato discusso a lungo.

Gran parte dell’opinione pubblica è dello stesso avviso, mentre i media greci sottolineano soprattutto il mancato ammodernamento della rete ferroviaria e la mancata adozione di sistemi automatici di sicurezza per la gestione del traffico ferroviario.

Anche se il caso è già comparso di fronte alla giustizia, suscitanο polemiche presunti tentativi di insabbiamento e soprattutto voci sulla possibile decisione di non attribuire responsabilità penali quasi a nessuno, e certamente non al Ministro delle Infrastrutture e Trasporti. Le voci e relative denuncie su stampa e media hanno provocato la presentazione di una mozione di sfiducia al governo da parte di socialisti e vari gruppi della sinistra. Proposta discussa per tre giorni tra il 25-28 marzo, ma che, pur non essendo passata, ha provocato fratture nel governo.

A parte gli scontri tra partiti, alcuni dei quali che cercano di “capitalizzare” la tragedia in vista delle elezioni europee, una cosa sembra essere certa: nella mente di tanta gente rimarrà per sempre l’ultimo messaggio di una vittima, una studentessa di 18 anni, a sua madre prima di salire su quel treno dopo l’annuncio del ritardo: “Mamma farò tardi… dormi”. Non è mai arrivata.

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