500 euro al mese per sopravvivere

Due milioni e mezzo di pensionati sono costretti a tirare avanti con poche centinaia di euro al mese, non circola denaro e le banche non concedono mutui. L'Imu sarà il colpo di grazia? Intervista al notaio Adriano Pischetola
Anziani

Sono sempre più numerosi i pensionati che frugano con discrezione nelle cassette di frutta e verdura abbandonate nei cassonetti dei mercatini di quartiere, o che chiedono la carità, con umiltà e dignità, seduti sul marciapiede o allungando timidamente una ciotola ai passanti.
 
Purtroppo, la crisi economica che sta mietendo tante vittime tra gli imprenditori e i disoccupati, costringe anche tanti anziani ad umiliarsi. I dati Istat, del resto, diffusi nei giorni scorsi di concerto con l’Inps, fotografano una situazione sociale difficilissima soprattutto tra gli ultra65enni.
 
Nel 2010 quasi la metà dei pensionati (7,6 milioni di persone, pari al 45,4 per cento del totale) ha incassato una pensione inferiore ai mille euro. Di questi, 2,4 milioni di persone (il 14,4 per cento) non riceve più di 500 euro al mese. Sono inoltre triplicate (dati del Censimento Istat 2011) le famiglie che vivono in baracche, roulotte o tende: sono 71.101 rispetto alle 23.336 del 2001.
 
Ma com’è possibile che, pur avendo versato contributi per una vita, si debba rischiare di morire di fame? Ne parliamo con il notaio Adriano Pischetola, anche per cercare di capire cosa accadrà quando si comincerà a pagare l’Imu. Un’imposta, quest’ultima, che rischia di colpire soprattutto chi, come gli anziani, ha investito i risparmi di una vita per comprare un’abitazione,
 
Quasi 2 milioni e mezzo di pensionati non sanno come andare avanti. Com’è possibile avere una pensione tanto inconsistente dopo aver lavorato tutta la vita?
«È possibile perché, purtroppo, il trattamento pensionistico, così com’è attualmente, è assolutamente inadeguato rispetto agli oneri – cioè ai contributi – versati perché è mancata una politica di programmazione e previsione che tenesse conto non della situazione attuale, ma delle esigenze future della gente. La divaricazione esistente tra gli oneri versati tutta la vita e l’ammontare della pensione è dovuta anche ad altri fattori, come ad esempio gli ammanchi nelle casse dello stato e il pagamento di importi sproporzionati per le cosiddette “baby pensioni”, versate a chi è andato in pensione prima del tempo. Una buona parte degli oneri versati complessivamente, dunque da tutti, sono stati utilizzati senza tener conto dei futuri bisogni di tutti i fruitori al momento del pensionamento».
 
È possibile prevedere, dal punto di vista economico, i bisogni futuri della gente?
«Sì, perché ci sono appositi diagrammi di calcolo che potrebbero essere utilizzati e che consentono di fare previsioni tenendo conto, ad esempio, dell’andamento degli affari e delle crisi economico-finanziarie in atto in un determinato periodo di tempo, ripartendo gli oneri equamente. Se ci sono pensioni inadeguate, come quelle di tanti pensionati, bisognerebbe effettuare una sorta di aggiustamento in corso d’opera, per far affluire il surplus di cui godono alcuni, a favore dei pensionati più in difficoltà: un adeguamento che, tuttavia, adesso non è consentito dalla legge, ma che potrebbe essere effettuato negli anni, gradualmente, in base alle necessità. Si tratterebbe di effettuare una rimodulazione dell’attuale sistema pensionistico, partendo da una nuova politica fondata su una maggiore solidarietà sociale, che risulterebbe sgradita ad una parte della popolazione, quella che dovrebbe subire le decurtazioni, ma che sarebbe molto gradita a chi (ed è la maggioranza della popolazione) oggi si ritrova con un trattamento pensionistico inadeguato, ricevendo meno di altri pur avendo lavorato di più in passato».
 
Il bene rifugio per eccellenza degli italiani, cioè la casa, si sta trasformando in bene-trappola. Cosa prevede per il futuro?
«La casa non cessa di essere un bene rifugio, anche se oggi è soggetta ad una maggiore imposizione e tassazione fiscale. È tuttavia un capitale che, nel tempo, potrà rivalutarsi, anche se non più come una volta, anche a causa dello stallo del mercato immobiliare. Nel medio e lungo termine, però, le cose cambieranno e sarà possibile realizzare un guadagno, anche se non più con i margini del passato. Il fatto è che l’Imu ci ha abbacinati. La speranza è che i comuni non decidano di fare politiche sulla casa vessatorie, mettendo a repentaglio la propria immagine pur di incassare con un’ulteriore tassazione. Investire in una casa, comunque, è sempre consigliabile: non è un “bene diabolico” anche se comprare una casa, oggi, può tradursi in un maggiore aggravio fiscale a causa del costo fisso dell’immobile, costituito ad esempio dalla manutenzione ordinaria e straordinaria, e dei tanti tributi esistenti, che alla fine diventano un aggravio tale da taglieggiare il valore del bene. Ironia della sorte, a causa anche dell’Imu, un pensionato potrebbe trovarsi in una condizione meno gravosa come affittuario, piuttosto che come proprietario di casa. In questo modo, però, si rischia di violare il principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione: è vero che nessuno deve avere più diritti di altri, ma uguaglianza nel campo dei tributi significa contribuire in maniera proporzionale, dunque con un carico fiscale ridotto per pensionati e anziani. In questo modo si rispetterebbe anche l’articolo 53 della Costituzione, che prevede che tutti contribuiscano al mantenimento delle spese dello Stato, ovviamente non tutti allo stesso modo Un’applicazione ragionata e ragionevole di questi principi porta al sostenimento delle spese della macchina statale per il bene comune e, nel contempo, alla salvaguardia del principio di uguaglianza. In linea di massima, comunque, investire nella casa è sempre una scelta ottimale, soprattutto se si tratta della prima abitazione e se si vive in un appartamento in affitto: pigione che potrebbe essere sostituita dalla rata di un mutuo».
 
Mutui che vengono però concessi con crescente difficoltà…
«Purtroppo è vero. Eppure è necessario mettere in circolazione la moneta e proprio a questo proposito c’è stato un richiamo di Draghi, governatore della Bce, alle banche. In pratica ha detto: avete ricevuto denaro a tasso agevolato, adesso deve esserci un vantaggio anche per i cittadini. Serve fiducia, bisogna invogliare i cittadini ad investire. Se non circola moneta, si ferma la redditività ed è estremamente negativo per il sistema economico. Invece bisogna avere fiducia e le banche devono concedere nuovi fondi alla gente per investire e far ripartire l’economia, in modo da trarne esse stesse alla fine un beneficio che poi si riverbera su tutti».
 
 
 

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