50 anni del Centro Maria Orsola di Vallo, luogo di vita e testimonianza
Non ci sono più gran parte degli artefici, come il parroco don Vincenzo Chiarle che lo ha realizzato, non c’è più il cardinale Michele Pellegrino, “comparrocchiano e concittadino” di Vallo, che lo ha inaugurato il 2 giugno 1973. Due grandi sale per incontri, congressi, spettacoli, riunioni. Formazione, catechesi, musica, teatro. Una sala superiore, quasi 400 posti a sedere – non vi è struttura così capiente in tutto il Ciriacese e le Valli di Lanzo – una inferiore da 80, più altri spazi per incontri di gruppi. Che qui sono arrivati da tutto il mondo. Vescovi, cardinali, famiglie, sacerdoti, diaconi, seminaristi. Giovani, adulti, credenti e non. L’elenco di nomi, anche di “autorità”, è lunghissimo.
Tantissime le giornate di condivisione e dialogo, che don Vincenzo aveva capito nella loro portata solo se «accompagnate da una vita evangelica», ripeteva, che avevamo scoperto bella e attraente, con tante altre comunità, nell’attuare i doni del Concilio Vaticano II grazie alla spiritualità dell’Unità, conosciuta nell’incontro con il movimento parrocchiale del Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich. La Chiesa diventava bella, in una nuova primavera. E «le strutture devono informarsi di questo cambiamento. Lontani da ogni bigottismo, abbiamo fatto un lungo cammino».
Don Vincenzo sapeva alla fine degli anni Sessanta che realizzare un teatro o un oratorio poteva non dare la giusta risposta a quella trasformazione, a quel cambiamento, alla necessità di incontrarsi e condividere. Il Consiglio Parrocchiale di allora, nel 1969, scrive pagine del tutto nuove, quasi improbabili e inattese per un paese contadino di 700 abitanti. Vincenzo, giovane sacerdote, si affida a Carlo Fumagalli, architetto di fama internazionale. Anche lui non c’è più, ma a Vallo lascia il segno. Anche nella chiesa intitolata a San Secondo.
Il Centro vede nel 1970 l’inizio dei lavori, poi conclusi nel 1973. A tre anni dalla morte della giovane Maria Orsola Bussone, oggi venerabile, è naturale intitolarlo a lei. Ma la stessa costruzione e la vita fisica dell’opera incontra non pochi problemi. «Erano state fatte le più grandi e numerose permute di terreni che tanti vallesi avevano lasciato», ripeteva don Vincenzo che con don Marino e don Ferruccio Gambaletta seguiva i lavori, forti di «una pala meccanica inviata dalla Fiat» e da tanti giovani, anche seminaristi, che quei muri di contenimento e interni del Centro li hanno costruiti.
Vincenzo ricordava sempre commuovendosi l’impegno di Maria Orsola e dei suoi coetanei del gruppo di ragazzi e ragazze: «Con tanti di Vallo, già allora, negli anni Settanta, avevano preso sul serio la comunione dei beni, e condividevano i risparmi dei gelati e di altro superfluo per poter realizzare l’opera. Fare comunione, gesti concreti. Esperienze di Vangelo e anche somme di denaro da condividere come facevano i primi cristiani. Una costante per cinque decenni, a Vallo.
Un giorno Maria Orsola mi portò 325 lire. Li presi con emozione, sicuro che poi sarebbero arrivati, con tanta provvidenza, i milioni. E così è stato. Dietro a ogni azione, a ogni vicenda del Centro, come della parrocchia – precisava monsignor Chiarle – c’è sempre stata tanta vita. Fiducia nel Vangelo, vissuto insieme. E condiviso con le esperienze che si generano. Sofferenze offerte e amate, sacrifici, speranze». Come quella che i vallesi mettono nel 1985 dopo la grande nevicata che distrugge il tetto del Centro. Arrivano supporti e risorse da sacerdoti e laici di ogni parte del mondo.
Il Centro torna ad accogliere gruppi e incontri agli inizi degli anni ’90. Tante le famiglie di Vallo che hanno contribuito materialmente e non solo, a rendere questo spazio un “luogo di vita”, armonioso negli spazi, accogliente davvero. Non era troppo grande quell’opera. È di grande importanza oggi, in modo diverso dai primi decenni, mentre la Chiesa punta sui laici, si trasforma, e vede nella formazione e nell’incontro due assi portanti.
«Non c’è opera senza fatiche, impegno, sofferenze – ripetono oggi Gloria e Nicolò Casale, giovani, trentenni, impegnati in tante attività in parrocchia. Per noi il Centro è un punto di riferimento. Ma non solo perché qui abbiamo suonato, cantato, condiviso pezzetti di vita di Vangelo, ascoltato testimonianze, figure importanti e non. Il Centro è ancora oggi importante perché gli spazi permettono di fare tutte queste cose insieme, dicendoci anche come e quanto ci siamo riusciti o dove abbiamo sbagliato. Dietro gli spazi, c’è una vita. Che ora compie 50 anni, ma che per Vallo ha permesso di non essere chiusi all’ombra del nostro campanile, bensì di aprirci, di vedere arrivare qui gruppi e persone dal mondo intero con le quali condividere pezzi di vita e di impegno.
È ancora così. Abbiamo capito che la Chiesa non è solo una roba vecchia o clericale, somma di regole e ammonizioni. La Chiesa è moderna, per noi giovani, con linguaggi nuovi, che nel segno dei tempi, si trasformano. Ecco, anche il Centro Maria Orsola, è ancora luogo di comunità dove continuiamo a “camminare insieme”. È per tutti, per Vallo, per le Valli di Lanzo, la Diocesi di Torino. È spazio vivo perché c’è una vita che lo plasma, e tanti sacrifici, tante persone oggi non più con noi hanno fatto in modo che il Centro parrocchiale sia ancora generativo, luogo di testimonianza, per tutti».
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