5 in geografia
«Ludo, ciao, bentornata! È andata bene la giornata? Come è andata la verifica di geografia?». «Mah… Non lo so… Era lunga, difficile, non ho capito bene le domande della scheda… Boh, vabbè… Comunque, scialla mà!».
Io la guardo, lei mi guarda sorridendo.
Cercando di trattenere la forza vulcanica che stava per sprigionarsi dall’interno delle mie viscere mentre la guardavo, con gli occhi sbarrati, sorridere beffardamente, quasi in segno di sfida, le chiedo: «Scusa, in che senso scialla?». «Scialla nel senso che va bene così, dai. In fondo era solo una verifica di geografia!».
Continuando, direi anche egregiamente, a contenere la forza vulcanica che chiedeva solo di esplodere in tutta la sua violenza, con un aplomb che, credetemi, non mi appartiene affatto, la guardo e le dico: «Va bene, staremo a vedere, buon appetito!». Mentre lei mangia di gusto la sua pastasciutta, ignara che le mie budella si stavano contorcendo che nemmeno un doppio nodo a bandiera ganciato, io, dietro a qualche sorrisino di circostanza e qualche battutina anche abbastanza divertente, mi struggevo dal dolore. Scialla? Ma scialla a chi? Dove avevo sbagliato? Come era possibile che proprio lei, la piccolina di casa, sempre brava, educata, fiore all’occhiello degli insegnanti, sempre promossa con il massimo dei voti anche in prima media pur continuando a fare sport e senza saltare una riunione degli scout, proprio lei, mi aveva fatto questo? Lei, che per un sette si metteva a piangere perché «è un voto troppo basso per i miei standard», come aveva potuto illudermi che nel suo percorso scolastico non ci sarebbero stati mai intoppi e sarebbe sempre andato tutto bene e, soprattutto, come aveva potuto liquidare questa tragedia con quello «Scialla, mà»?
Mentre cerco di fare i conti con la mia frustrazione, i giorni passano e il voto della verifica di geografia arriva inesorabile.
«Pronto, Ludo?». «Mamma, ciao, senti… Mi hanno detto che sul registro elettronico sono usciti i voti della verifica di geografia ma non riesco a connettermi al sito della scuola. Potresti provare tu, per favore?». «Ok, dammi due minuti e ti faccio sapere».
Mi collego, accedo al registro elettronico e lui (il voto della verifica) era lì. Tra gli 8 colorati di azzurro cielo e i 9 lilla glicine, si staglia, in un rosso porpora che quasi quasi mi servivano gli occhiali da sole, un 5 che di più grandi e splendenti non ne avevo mai visti.
Ora, lo so che una brava mamma non avrebbe mai pensato quello che ho pensato io in quel momento ma, visto che io non sono una brava mamma ma solo una mamma, ho pensavo che quel 5 rosso porpora sarebbe stata la scusa per prendermi, diciamo così, una piccola, sottile rivincita.
«Ludo, sono mamma». «Sei riuscita a connetterti?». «Sì, sì». «E allora? Ho preso 7, vero?». «No, scendi!». «6 e mezzo?». «Scendi, scendi!». «Ma che ho preso 6?». «Scendi ancora». Silenzio. «Ludo?». «Quanto ma’?». «5». Silenzio. «Ludo, tutto bene?». «Ma sei sicura?». «Certo che sono sicura» (oltretutto vorresti mettere in dubbio il fatto che io mi sia sbagliata a vedere quel 5 rosso porpora?). «E ora?». «E ora scialla, Ludo! Era solo una verifica di geografia!» (modalità vendicatrice: “on”). «Mamma, non scherzare per favore!».
Torno a casa, apro la porta, silenzio. «Ludo, ci sei?». «Sì, sono camera».
Entro in camera, la guardo, mi guarda; la saluto, mi saluticchia.
«Allora? Che succede?». «5 ma’, 5! Non lo posso accettare! E adesso?».
Improvvisamente, quel nodo, che nemmeno un doppio nodo a bandiera ganciato, si scioglie e tra le nuvole nere si staglia un meraviglioso arcobaleno; dall’alto della mia carica di madre (altezza non certo fisica, visto che ormai sono la più bassa di casa!), la guardo: «E adesso con quel 5 ci dovrai fare i conti!». «Ma ci devo fare i conti da sola? Tu non mi aiuti?». «Eh no, stavolta no». «Ok, vado». «Dove vai?». «A studiare geografia, devo recuperare».
Una settimana dopo, sul registro elettronico, accanto a quel 5 rosso porpora, che ancora quasi quasi mi dovevo mettere gli occhiali da sole, appare un 9 lilla glicine che sembra quasi sparire, ma che c’è. Lei mi guarda e mi dice: «Ho recuperato mamma!». «Complimenti amore, sei stata brava!». «Avevo paura che mi punissi, ma la punizione peggiore è stato fare i conti con la mia coscienza» (musica, per le mie orecchie!). «Tutto fa brodo! Come dice sempre nonna!». «Mica sono una gallina!». «Una gallina no, ma una polletta sì!». Ridiamo.
Sarà servito? Per ora voglio illudermi di sì.