L’arte di [farsi] accompagnare
«È sempre più evidente ai nostri tempi l’esigenza di un buon accompagnamento. In passato questo era assicurato quasi da sé. Nel villaggio o nella piccola città, con il parroco, il maestro e il medico, e nel contesto di famiglie ampie, fatte di più generazioni, era lo stesso ambiente di vita a offrire ascolto, consiglio, correzione, sostegno, aiuto. Tanto che, variando il detto africano secondo il quale, per educare un bambino, ci vuole un villaggio, potremmo dire: ci vuole un villaggio per accompagnare una persona. Certamente, tale contesto sociale e famigliare comportava anche limiti per la libertà individuale, ma senza dubbio offriva molti vantaggi. Ogni persona, infatti, ha bisogno di “aver casa” e oggi, purtroppo, tanti non ce l’hanno.
Forse è su questo che dovremmo innanzi tutto riflettere quando parliamo di accompagnamento e di accompagnamento integrale. Creare questo tessuto vitale è un grande e indispensabile compito. Su questo sfondo hanno poi la loro rilevanza – e oggi in modo speciale – anche forme e figure di accompagnamento specifico.
Classicamente, nell’esperienza cristiana, questo accompagnamento era assicurato dal padre o direttore spirituale, quale persona di fiducia con cui potersi aprire senza riserve, sicuri di ricevere ascolto e consiglio esperto. Ai nostri giorni preferiamo caratterizzarlo piuttosto come accompagnatore spirituale, perché il “padre” e il “maestro”, ci ha detto Gesù, sono uno solo. E siamo pure consci, come ha sottolineato più volte papa Francesco, che non deve essere necessariamente un uomo sacerdote, ma potranno essere anche una donna consacrata, un laico o una laica, purché possiedano la necessaria levatura spirituale e il carisma di accompagnare.
È sempre più evidente però – ed è del tutto in linea con la fede cristiana che ha il suo centro nel Dio fattosi uomo – che il solo accompagnamento spirituale non basta, ma ci vuole un accompagnamento integrale: psico-fisico-sociale oltre che spirituale. Il che comporta una molteplicità di competenze e figure che devono operare, tuttavia, in modo convergente e non isolato, secondo una dinamica di reciprocità, tra loro e con la persona interessata. Cosa tutt’altro che facile e scontata».
Così inizia l’editoriale del nuovo numero di Ekklesía (2024/1) dedicato all’accompagnamento (in allegato l’editoriale completo).
Se ne parla a livello spirituale, ma anche formativo, pedagogico, affettivo… Tutte dimensioni importanti della persona che non possono venire separate. Allora, si capisce che l’approccio deve essere ampio e non può essere unidirezionale: non solo accompagnare; ma pure farsi accompagnare. Di più. Anche la comunità può educare e viceversa: il contributo di ciascuno è prezioso perla comunità.
In questo numero di Ekklesia:
Cintia Miranda Vieira, psicologa e psicoterapeuta brasiliana, ci aiuta a guardare la persona in modo integrale.
Michele Lauriola, focolarino sacerdote con lunga esperienza di accompagnamento, fa un excursus storico e ci parla dell’accompagnamento spirituale, mentre Chiara D’Urbano, ormai nota ai nostri lettori, approfondisce l’accompagnamento di sacerdoti e religiosi.
Angela Albuquerque, psicologa e psicoterapeuta attiva per tanti anni in Portogallo, riflette sulla categoria dell’attaccamento in una relazione di accompagnamento, mentre Carlos Gomes, psicologo e diacono permanente argentino, ci offre alcune riflessioni sulle cause e sulle conseguenze degli abusi.
Si mettono in evidenza poi esperienze in atto, come la dimensione affettiva nella relazione educativa nella pedagogia salesiana (Jean-Marie Petitclerc sdb); Percorsi di luce, un’iniziativa di accompagnamento per coppie in crisi (Rita e Rino Ventriglia); l’accompagnamento dell’anzianità (Flavia Caretta, medico con lunga esperienza in gerontologia e geriatria.
In Buone pratiche troviamo un’esperienza di Vincent Lockart, sacerdote missionario in Cameroun e quella del progetto Ecogive, che raduna centinaia di ragazzi attorno al tema di una ecologia integrale.
Nella sezione Testimoni, la testimonianza dello scienziato e teologo russo ortodosso Pavel Florenskij e quella della venerabile Maria Orsola Bussone, una ragazza morta per un incidente a circa 16 anni, di cui è in corso il processo di beatificazione.
Nella rubrica Percorso sinodale, buone pratiche e testimonianze dell’Italia e del mondo.
Buona lettura
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