A L’Aquila la cultura si fa capitale
Dopo Agrigento nel 2025, sarà la volta de L’Aquila nel 2026, quale la capitale della cultura italiana. L’annuncio arriva dalla Sala Spadolini del Mic, la mattinata del 14 marzo, dal ministro Gennaro Sangiuliano. Il capoluogo abruzzese, che si aggiudica così il prestigioso titolo, è stato scelto da una commissione presieduta dal giornalista Davide Maria Desario, superando la candidatura di altre dieci città finaliste: Unione dei Comuni Valdichiana Senese (Siena), Alba (Cuneo), Gaeta (Latina), Latina Agnone (Isernia), Maratea (Potenza), Lucera (Foggia), Rimini e Treviso. Presenti alla cerimonia il presidente della Regione Abruzzo neoeletto Marco Marsilio, il sindaco de L’Aquila Pierluigi Biondi e Daniele Sinibaldi, sindaco di Rieti. Una candidatura supportata anche dagli Uffici speciali per la ricostruzione de L’Aquila e del cratere 2009 (Usra e Usrc) e dei territori colpiti dal sisma del 2016 (Usr). «Apprezzata l’attenzione ai giovani, che non saranno solo fruitori ma attori. Il progetto adempie agli indicatori del bando con una buona integrazione tra pubblico e privato. Il giudizio è eccellente» ha detto il ministro alla cultura Sangiuliano durante la proclamazione.
L’Aquila Città Multiverso, è il nome del dossier con cui ha vinto e che potrà realizzare grazie ad un contributo statale di un milione di euro. Il progetto e la stessa vittoria si configurano, inoltre, quale segno di continuità con quella rinascita del capoluogo abruzzese a 15 anni da sisma del 2009. Già nel 2021, in pieno periodo Covid, la città de L’Aquila era giunta tra le finaliste a città della cultura. Quello fu poi l’anno di Procida per il 2022. «Non è un risarcimento ma rappresenta un elemento attorno a cui ricostruire il tessuto sociale della nostra comunità. La cultura è un elemento fondante, è recupero dell’identità e proiezione nel futuro», ha affermato il sindaco de L’Aquila a seguito della proclamazione. «Una bellissima notizia, non solo per la città e il suo territorio, ma per tutto l’Appennino centrale» gli ha fatto eco il Commissario straordinario per la ricostruzione Guido Castelli.
Ma analizziamo il dossier nei suoi punti. Si tratta di un progetto di sperimentazione artistica per la creazione di un modello di rilancio socioeconomico territoriale a base culturale e che seguono i cosiddetti quattro assi della Nuova Agenda Europea della Cultura: coesione sociale, salute pubblica e benessere, creatività e innovazione, sostenibilità socio-ambientale. Sono su questi quattro cardini che si svilupperanno, poi, i cinque punti in cui declinare il progetto: multiriproducibilità, multidisciplinarietà, multiculturalità, multinaturalità e multitemporalità.
Il programma, che si preannuncia ricco di iniziative, interesserà però più porzioni di territorio dell’Appennino centrale. Non solo L’Aquila, ma anche Rieti e i borghi circostanti: luoghi ricchi e complessi culturalmente ma anche da un punto di vista ambientale. «La questione delle aree interne rappresenta la sfida del domani dell’Italia unitamente al problema dell’inverno demografico» ha detto il sindaco Biondi. «Il dossier propone un modello di valorizzazione del territorio e del patrimonio culturale, artistico e naturale» ha affermato il ministro alla cultura Sangiuliano nella motivazione all’elezione. «Il progetto – ha poi continuato -, coinvolge un numero rilevante di realtà, creando un forte collante con i territori circostanti». L’idea, insomma, è di voler creare un vero e proprio modello replicabile di sviluppo sostenibile per tutte quelle aree interne italiane ed europee, un modello che metta in relazione centro urbano e la miriade di piccoli centri a forte identità culturale e sociale.
E sarà L’Aquila per un anno, nel 2026, a guidare questa sfida: «Era la candidatura di tutti i comuni del cratere con cui abbiamo condiviso gli sforzi – ha detto Biondi la sera stessa del 14, ad un incontro con stampa e città, nella sede municipale di Palazzo Margherita del capoluogo -, una sfida condivisa con tutto l’Abruzzo e le città cugine che in tempi diversi hanno vissuto la nostra stessa crisi derivante dal sisma, e in questo senso ringrazio le città di Rieti e Ascoli Piceno. È un esperimento per le aree interne, perché la cultura è un elemento in grado di recuperare l’identità dei territori, è anche prospettiva del futuro».