Jasmine Paolini trionfa a Dubai
È a dir poco incredibile la tennista Jasmine Paolini: dopo un torneo fantastico, vince in rimonta la finale contro la russa Anna Kalynskaya e vince il suo primo WTA 1000 a Dubai.
Incredibile è stata la parola scritta sulla telecamera a fine partita perché è incredibile quello che Jasmine Paolini ha fatto. Un torneo fantastico e una durissima finale tutta in salita che la corona regina di Dubai, numero 14 nel ranking mondiale e terza tennista azzurra di sempre a vincere un torneo secondo solo allo slam dopo Flavia Pennetta e Camila Giorgi rispettivamente nel 2014 e 2021.
Da Castelnuovo di Garfagnana a Dubai
28 anni, originaria di Castelnuovo di Garfagnana (Lucca), nata da padre lucchese e madre polacca, la nostra Jasmine ne ha fatta di strada prima di arrivare fino a qui.
Spinta al tennis dal padre e, soprattutto, dallo zio Adriano, la piccola Jasmine comincia ad allenarsi al circolo di tennis Mirafiume di Bagni di Lucca, «un club piccino in un paese minuscolo, tenuto in pugno da noi bambini». Marco Picchi e Ivano Pieri sono i suoi primi maestri, poi Sergio Marrai con cui si incontra per festeggiare ogni scatto di carriera. Sin da giovanissima, il talento di Jasmine colpisce e presto arriva per lei la prima convocazione importante, quella a Tirrenia, proprio dal maestro Pieri. Qui, però, arriva un primo infortunio che le fa perdere fiducia ma anche un incontro molto importante: quello con il coach Renzo Furlan che la segue ancora oggi. Sempre a Tirrenia, poi, mentre la Paolini nota il suo futuro coach, qualcun altro stava notando lei: è la ct della nazionale femminile, Tathiana Garbin che decide di convocarla in nazionale.
Tirrenia è, quindi, il punto di svolta per la Paolini: «Lì ho capito cosa serviva per diventare una professionista e ho cominciato a crederci», dirà più tardi. E infatti da Tirrenia in poi comincerà a trovare quello che le serve per arrivare ai vertici di questo sport, a cominciare dalle persone da cui farsi seguire, fino alla grinta e motivazione che servono per arrivare in alto. E in alto, la nostra Jasmine, ci arriva con calma come la stessa ha poi dichiarato: «Ognuno ha i suoi tempi: ora entro in campo con una mentalità diversa, convinta di potermela giocare con chiunque». Prima di arrivare a questa convinzione, infatti, ne sono passati di anni dal suo esordio. Nel 2011 inizia a giocare nei tornei del circuito ITF dove raggiunge le prime finali due anni dopo. Nel 2015, per la prima volta, grazie ad una wild card, partecipa alle qualificazioni di un torneo del circuito maggiore: gli Internazionali d’Italia di Roma. Ma qui viene subito eliminata da Monica Niculescu in tre set, e alla fine di quell’anno avaro di successi si ritrova al numero 482 del WTA. Nell’anno successivo riesce a recuperare oltre 200 posizioni e nel 2017 può iscriversi per la prima volta alle qualificazioni di uno Slam. Poco dopo arriva anche la sua prima convocazione in Fed Cup e la sua carriera sembra iniziare a prendere una piega diversa. In quell’anno è ampiamente tra le prime 150 al mondo e la quarta migliore italiana. L’anno dopo arriva poi la prima vittoria WTA, a seguire il primo torneo slam, la top 100, le finali e i titoli in doppio, la finale alla Billie Jean King Cup e la top 30.
La Sinnermania e la nascita di una nuova stella
Nella top 30 inizia il 2024 della Paolini e sembra incredibile che in poco meno di due mesi abbia già scalato metà della classifica in cui si trovava fino ad arrivare, da oggi, ad essere la numero 14 al mondo. Dopo aver chiuso la stagione precedente contribuendo in maniera decisiva – grazie alla sua vittoria contro Tamara Zidanšek – all’accesso in finale alla Billie Jean King Cup dell’Italia dopo 10 anni dall’ultima volta, la Paolini arriva carica per il 2024. Partecipa agli Australian Open e per la prima volta arriva agli ottavi di uno slam, dove deve però arrendersi alla russa Anna Kalinskaya. Dopo il titolo in doppio a Linz in coppia con Sara Errani e il best ranking in doppio, a febbraio inizia la sua avventura a Dubai. Al primo turno incontra la brasiliana Beatriz Haddad Maia, numero 13 al mondo che vince subito il primo set 6-4, ma la Paolini restituisce il punteggio al secondo set e la lascia addirittura a 0 nell’ultimo set. Al secondo turno è poi la volta della numero 32, la canadese Leyla Fernandez liquidata in due set, stessa sorte anche per la greca numero 9 Maria Sakkari. Ai quarti, poi, la fortuna gira un po’ dalla nostra con il ritiro della numero 4, la kazana Elena Rybakina. Le semifinali cominciano a farsi toste per l’azzurra contro la rumena Sorana Cirstea, numero 22, che cede facilmente il primo set per 6-2 ma spinge la Paolini al tie break al secondo set.
L’azzurra arriva quindi in finale, in cui ci si aspettava di trovare la numero uno, la polacca Swiatek; ma, un po’ a sorpresa, in finale ci arriva invece la Kalinskaya. La russa, dopo aver battuto la numero tre del mondo, la Gauff, mette a tacere anche la Swiatek in soli due set e approda così in finale. Per l’azzurra è l’occasione per rifarsi dagli ottavi dell’Australian Open ma, in realtà, la storia sembra ripetersi con la Kalinskaya che porta a casa il primo set per 6-4. Il secondo set inizia con due punti di vantaggio per la russa, ma la Paolini decide di cambiare strategia, si grida di muoversi e così si va al tie break vinto dalla 28enne di Lucca. Arriva poi il terzo set, quello decisivo, al 5-4 la russa ha l’occasione del match point, ma qualcosa si blocca in lei, forse è da questo momento che comincia a sentire la pressione. E mentre l’una crolla, l’altra sembra rinascere: Jasmine, dall’alto dei suoi 163 cm di altezza, sa che la partita non si vince solo con il fisico, ma anche e soprattutto con la testa, e lei la testa non la perde. Punto dopo punto, errore dopo errore dell’avversaria, mantiene la freddezza fino all’ultimo punto, quando un sorriso a 32 denti si stampa sul suo viso e non si toglie più. È lei la regina di Dubai, la terza italiana di sempre a vincere un 1000 e ora, dalla quattordicesima posizione, pronta a scalare la classifica per arrivare alle Finals, per arrivare a Parigi e chissà dove ancora.
La spinta giusta per arrivare fin qui? Merito di Sinner, sembrerebbe: «La Sinnermania ci ha fatto svoltare: Jannik ha portato il tennis al Tg1 e luce anche su noi ragazze. Prima non c’era la giusta visibilità. Ma oggi è cambiata l’aria che si respira». E quest’aria ci piace un sacco, perché ora l’Italia ha una nuova regina del tennis che ha ancora tanto da mostrarci.