Aviano, la Tavola per la Pace Fvg denuncia il prefetto
C’è un nuovo sviluppo nella controversa storia della presenza (mai ufficialmente dichiarata, ma desumibile con sostanziale certezza da svariate azioni e dichiarazioni delle autorità italiane) di armi nucleari nelle basi americane di Ghedi (Brescia) e Aviano (Pordenone). La Tavola per la Pace del Friuli Venezia Giulia ha infatti dato mandato ai propri legali di sporgere denuncia contro il prefetto di Pordenone, al quale era stata inviata oltre un anno fa (il 26 settembre 2022) una richiesta di maggiori informazioni sui piani di emergenza nucleare alla base americana di Aviano. Informazioni che, affermano i componenti dell’associazione, non sarebbero mai pervenute nonostante alla richiesta siano seguiti un sollecito ed una diffida formale. Di qui la decisione di procedere alla denuncia, a cui ha fatto eco anche un’interrogazione parlamentare dell’onorevole Bonelli ai ministri di Interno e Difesa.
La richiesta di rendere noti i piani di emergenza in caso di incidente nucleare alla base di Aviano era stata motivata con il «pericolo determinato dalla guerra in Ucraina che potrebbe provocare una ritorsione russa verso le basi nucleari di Ghedi (Brescia) e Aviano, pericolo reso assillante per lo scoppio della guerra in Palestina, e dal rischio di escalation dopo l’abbandono dei Trattati di prevenzione nucleare da parte delle potenze coinvolte». Con l’aggravarsi della situazione internazionale in seguito al conflitto a Gaza poi, sostiene l’associazione, «il segreto imposto per motivi di sicurezza, o in forza del segreto militare o di Stato, su notizie necessarie a una puntuale informazione non può estendersi alla conoscenza dei nuovi piani di emergenza nucleare militare, dovuti in base alle Direttive europee e al Decreto Legge 101/2020 – che aggiorna la DL 230 – né all’informazione in favore di Enti locali e popolazione sui rischi dovuti alla presenza di armi nucleari, con le relative misure di protezione in caso di incidente, attentato o atto bellico».
Questa denuncia, per essere colta al meglio nel suo significato, va inserita in un’altra iniziativa a cui la Tavola per la Pace aveva partecipato lo scorso ottobre insieme ad altre associazioni pacifiste e antimilitariste: 22 esponenti di queste realtà avevano infatti sottoscritto una denuncia, trasmessa al Tribunale di Roma, in cui si chiedeva alla Procura di accertare la presenza di ordigni nucleari in territorio italiano e, successivamente, di accertarne l’eventuale illegalità sulla base della normativa interna e internazionale. La denuncia è infatti corredata di una lunga disamina di come l’Italia, in base a normative sia interne che internazionali, non può consentire l’importazione e la detenzione sul proprio territorio di questo tipo di armi: di qui dunque la richiesta di accertare se siano avvenute violazioni di questo tipo, e chi ne sia eventualmente il responsabile.
La presenza di ordigni nucleari ad Aviano è questione nota e sentita in luogo, e torna periodicamente agli onori delle cronache: e lo ha fatto anche con l’inizio della guerra in Ucraina, dato che si stima (non esistono infatti dati ufficiali in proposito, anzi, la presenza di queste armi non viene né confermata né smentita) che la base ne ospiti una cinquantina. La Tavola per la Pace, inoltre, ricorda nel suo comunicato che «È nota la sostituzione in corso a Ghedi e Aviano delle bombe nucleari B61 “a caduta” con le B61–12 dotate di supporto missilistico, atte a penetrare nel terreno, e la cui potenza può essere sia minore che maggiore degli ordigni di Hiroshima e Nagasaki. Bombe il cui uso è adatto al campo di battaglia – anche nostro – aumentando la possibilità di diventare bersaglio di primo colpo, o di ritorsione […] Lo studio diffuso alla Conferenza Onu sull’impatto umanitario delle armi nucleari indicò una ricaduta radioattiva (con venti prevalenti da sud) in caso di esplosione ad Aviano, estesa fino alla Polonia. Considerate le guerre in corso è palese la preoccupazione per la belligeranza non dichiarata UE e Italiana verso la Russia e il sostegno incondizionato del nostro Governo a Israele che potrebbe renderci oggetto di attacco. Si consideri poi che Trieste è fra i porti a disposizione di navi da guerra a propulsione nucleare in aperta violazione del Diritto internazionale sullo status disarmato e neutrale di Trieste».
La denuncia è quindi solo un pezzo di un puzzle più ampio in cui l’Italia è coinvolta, e su cui si chiede di fare chiarezza.