A proposito di spie

Esce Argylle – La super spia del regista Matthew Vaughn, una esilarante commedia spionistica tutta ironia ed effetti speciali.
La locandina del film "Argylle - La super spia"

Dimenticarsi di James Bond e amici. O, meglio, ricordarseli per vedere come hanno ridotto una super spia, il fisicissimo Argylle (Henry Cavill) che troviamo subito impegnato in un ballo seducente con una disinvolta spiona, la femme fatale LaGrange (Dua Lipa), dove le giravolte dei due sono spente dalle pistole e da lui che ne esce, caso strano, vittorioso e senza un graffio tra vapori rosa. Vero? In realtà la scena succede nella fantasia di chi ascolta e di chi legge, cioè del pubblico e della scrittrice di romanzi spionistici Elly Conway (Bryce Dallas Howard), solitaria con il suo micio Alfie, che sta leggendo agli affezionati il suo nuovo libro di spionaggio. Lei, che vive da sola vicino ad un lago, lascia correre la fantasia e tutti si domandano come faccia a scrivere libri così perfetti, da prevedere addirittura eventi spionistici. La verità è che c’è un segreto e bisogna vedere il film per scoprirlo.

Certo è che la nostra scrittrice robusta, innamorata del suo gatto, si trova senza volerlo vittima del mondo dello spionaggio reale e trascinata da un posto all’altro del pianeta in una costante sovrapposizione tra realtà e fantasia. Cosa c’è di vero, si domanda sulle prime lo spettatore durante la continua trasposizione fra la scrittrice e i suoi personaggi romanzeschi.

È un gioco capriccioso che il regista abilissimo sa fare molto bene, con effetti speciali impossibili che oltrepassano il tempo e lo spazio, scene da musical ironiche e battute fulminanti, oltre alla presenza di un vero personaggio, il micio dalle sette vite, commento scherzoso su uno James Bond, Argylle, che è ancor più di James Bond e su una storia che è una super-storia fin troppo mirabolante per accadere. Ma ci si diverte nel gioco bizzarro, vero/falso, spiazzante e che fa sembrare i super-eroi in fondo dei ragazzini imbattibili solo sullo schermo e dalla fantasia e per di più, involontariamente, quasi dei pacifisti. Gli attori se la cavano molto bene, il ritmo gioca tra brio e suspence al modo giusto, qualche frenata, magari tra i vigneti francesi o le ville degli emiri, fa bene, e ovviamente Londra c’è sempre.

Resta nello spettatore dopo due ore di mistero svelato/non svelato la domanda: ma Argylle è vivo o morto? Le prossime puntate forse daranno una risposta. Intanto, ognuno se la può già cercare e chissà magari trovare. Buon divertimento.

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