“Io capitano” di Garrone in corsa verso gli Oscar
È davvero una bella notizia che Io capitano di Matteo Garrone sia entrato fra i finalisti in concorrenza per l’Oscar. Il film è bello, umano, attuale e non è furbo, cosa che fa onore al regista e al nostro cinema, una volta tanto. Delusione per Margot Robbie, star di Barbie, che non ha ottenuto la nomination, scatenando l’ira del coprotagonista Ryan Gosling e anche spiace per Leonardo Di Caprio che non ce l’ha fatta. Ora uno sfidante di peso sarà Wim Wenders che dovrà vedersela con Oppenheimer di Nolan: vedremo cosa succederà il 10 marzo.
Intanto, escono i film di Yorgos Lanthimos e di Payne. Non potrebbero essere più diversi. Il regista greco Lanthimos ha già vinto a Venezia il Leone d’oro per Povere creature. Rivedendo il lungo lavoro onirico ed estetizzante, mostruoso e conturbante su un Frankestein donna, sembra che il messaggio dell’apologo ambientato in una Londra di fine Ottocento, sia quello di mostrare la capacità della scienza e della medicina che si credono Dio di creare personaggi deformanti, capaci a loro volta di dare vita ad altre forme tremende.
Lanthimos ci porta in un mondo surreale che potrebbe diventare reale. La giovane Bella Baxter, morta suicida e resuscitata dal dottore Godwin Baxter, un essere che ha eseguito trapianti su di sé, ha il cervello di una bambina che scopre via via il corpo, il mondo, la sessualità. Il regista inserisce la storia tra vedute estetizzanti della città, della natura, degli ambienti (i riferimenti ai dipinti di Tolulouse-Lautrec) con incontri di uomini seducenti, con i quali Bella scopre il sesso, ma pure la propria indipendenza e la voglia di contrastare ogni moralismo e convenzione sociale. Film quindi a suo modo femminista, eccessivo comunque, barocco e provocatorio, con attori perfetti come Emma Stone, Mark Ruffalo e Willem Defoe.
Su un altro piano ci porta The Holdovers- Lezioni di vita di Alexander Payne. In una prestigiosa scuola americana durante le vacanze natalizie si trovano a dover convivere lo sgraziato, duro e solitario professor Hunham (un bravissimo Paul Giamatti), lo studente ribelle e arrabbiato Angus Tully (Dominic Sessa) e la cuoca di colore Mary (Da’vine Joy Randolph) che ha appena perso il figlio in guerra. Lo studente e il professore si detestano e tocca alla donna con la sua umanità dolente trovare il modo di farli incontrare e rivelare l’uno all’altro il proprio segreto dolore.
È una crescita di un giovane e di un adulto insieme, che si aprono alla vita in modo nuovo, con decisioni inattese che li rendono forse per la prima volta liberi, e umani. Delicato e forte, riflessivo e scherzoso, il film tocca la sensibilità dei giovani e degli adulti e scava nel loro animo, con assoluta naturalezza.
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