Il dovere di ricordare l’orrore della Shoah
Lo scorso anno, per il giorno della Memoria, su Rai3 e Rai Gulp è stato trasmesso un cortometraggio doloroso e insieme utile, dal titolo La cartolina di Elena. Prodotto dalla Stand by me di Simona Ercolani in collaborazione con Rai Kids, raccontava la vicenda tragica di Elena Colombo: una bambina di 11 anni morta ad Auschwitz il 10 aprile 1944 (unico caso documentato nella Shoah italiana di una ragazzina deportata senza i genitori).
La sua triste storia veniva rievocata da un’altra ragazza: Cecilia (interpretata da Mariandrea Cesari), che trovava nella soffitta di casa sua un carillon con dentro la fotografia sbiadita di una bambina sorridente. Sul retro c’era scritto “Elena, 1943”, e colpita da quell’immagine, Cecilia si metteva alla ricerca della completa identità della ragazza sulla foto.
Si incamminava con passione crescente sulle tracce di quel volto sorridente ch,e nel frattempo stava divenendo sempre meno visibile, sempre più labile. Ogni volta, però, che la strada diventava quella giusta per giungere alla verità, ripartiva il suono del carillon e quelle note diventavano un segno incoraggiante per Cecilia. Alla fine di quel corto intriso di realismo magico, ma anche di un forte valore documentario, la storia di quella bambina gioiosa e dolce, poi vittima innocente della Storia più atroce, veniva recuperata: la memoria di Elena Colombo tornava ad essere viva e accessibile a molti; perciò i contorni del suo viso e del suo corpicino riprendevano a essere nitidi nella fotografia. Nel cuore di Cecilia e del suo compagno di ricerche Fabrizio, Elena Colombo aveva fatto breccia, li aveva commossi. Di lei, dunque, era stata fatta memoria autentica.
La cartolina di Elena – ancora disponibile su Raiplay – rappresenta dunque uno strumento utile per alimentare qualcosa che per tutti noi è fondamentale. Lo rappresenta ancora di più, per certi versi, perché è costruito con un linguaggio adatto ai giovani, semplice e chiaro, arricchito da delicate animazioni. I protagonisti stessi del film sono adolescenti di oggi, ragazzi come tanti, ed è attraverso la loro freschezza che si può parlare ai loro coetanei.
Dall’esperienza narrativa di La Cartolina di Elena è nato un secondo cortometraggio che Rai3 trasmetterà oggi, venerdì 26 gennaio, alle ore 16.00, e che domani, 27 gennaio, Giorno della Memoria, Rai Gulp manderà in onda alle 17.50. Prodotto sempre da Stand by me in collaborazione con Rai Kids, con il patrocinio della Comunità ebraica di Roma, si intitola L’anello ritrovato ed è diretto da Alessandro Celli.
Siamo a Roma, durante l’occupazione nazista e alla base c’è sempre una storia vera: quella di Giacomo Moscati, un ragazzino ebreo che col suo amico inseparabile Samuele Pontecorvo incrociò prima l’assurdità delle leggi razziali e poi il «brutale» ricatto dell’oro fatto dai nazisti alla comunità ebraica di Roma: «O consegnavano 50 chili d’oro entro 36 ore – viene spiegato nel film – o 200 ebrei sarebbero stati deportati».
Era un terribile inganno, e sia Giacomo che Samuele vissero in prima persona anche il tragico rastrellamento del 16 ottobre ’43, che vide «1.022 ebrei di Roma – ascoltiamo ancora – deportati nei campi di sterminio. Solo in 16 tornarono».
Anche L’anello ritrovato ha per protagonista Cecilia (sempre interpretata da Mariandrea Cesari), e può essere anche letto come l’ideale secondo episodio di una potenziale serie teen (parzialmente antologica) sulla memoria dell’Olocausto.
Anche in questo secondo corto lo stesso suono del carillon di La cartolina di Elena accompagna Cecilia nel recupero di una storia che non deve essere dimenticata. Come quella che parte da un anello ritrovato in una casa, con sopra le iniziali S.P. Lo raccoglie Cecilia in casa dell’amico David, alla vigilia del suo Bar Mistvah (festa religiosa che sancisce il raggiungimento della maturità per gli ebrei maschi, ndr), e insieme si mettono a caccia di altri indizi intorno al ghetto di Roma: tra il Museo ebraico e il Portico d’Ottavia, tra i vicoli e la Sinagoga, con gli scorci del teatro di Marcello sullo sfondo.
Con impegno, giungono a un secondo anello, con le iniziali G.M. e scoprono che il primo apparteneva a Samuele Pontecorvo, mentre il secondo a Giacomo Moscati: due giovanissimi ebrei che avevano affrontato con la loro amicizia profonda il dolore di quegli anni. Il primo fu deportato, il secondo si salvò con la sua famiglia grazie all’aiuto di un conoscente cattolico che li nascose in casa sua: Bruno Fantera, un “Giusto tra le Nazioni”.
Anche L’anello ritrovato ha per protagonisti giovani di oggi, e anche questo breve, intenso film adotta un linguaggio chiaro e coinvolgente, alternando la recitazione con attori a efficaci frammenti con animazioni. Anche questo secondo cortometraggio offre la possibilità di recuperare storie sull’Olocausto che rischiano di essere cancellate dalla memoria collettiva, e anche questo ha la stessa didascalia che compariva alla fine di La cartolina di Elena: L’ultimo diritto delle vittime è di essere ricordate».
Anche L’anello ritrovato rappresenta una visione utile per tutti quei giovani ai quali ogni adulto deve insegnare l’importanza della memoria. Una visione, in ogni caso, che fa bene anche agli adulti stessi.
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