400 miliardi alle imprese per l’emergenza coronavirus

In attesa degli accordi sulle misure straordinarie a livello europeo, il governo Conte ha voluto rassicurare il mondo delle imprese con un "poderoso" e straordinario intervento di garanzie dei prestiti che mette in campo la Cassa depositi e prestiti. Previste norme contro le scalate ostili alle nostre attività strategiche
Negozi chiusi nelle città italiane Cecilia Fabiano/ LaPresse

Alla vigilia del decisivo incontro dell’Eurogruppo del 7 aprile, il governo Conte ha voluto rassicurare il mondo delle imprese annunciando un “poderoso intervento” da 400 miliardi di euro, per sommi capi distinti a metà tra sostegno all’export e al mercato interno. Che si vanno ad aggiungere ai 350 miliardi previsti nel decreto “cura Italia”. Una cifra inimmaginabile fino solo ad un mese addietro.

Il rischio reale di collasso per la nostra economia ha obbligato l’esecutivo a concordare misure adeguate per salvare le attività produttive. Con particolare attenzione alle imprese piccole e medie che rischiano di non riaprire alla fine del periodo di lockdown.

Ma resta una forte tensione interna alla maggioranza in vista del braccio di ferro con l’UE per il forte dissenso sul ricorso Mes, pesante o leggero che sia, perché tale meccanismo di stabilità che permetterebbe l’arrivo dei soldi nel nostro Paese resta segnato dalla presenza di condizioni di rientro del finanziamento ritenute inaccettabili da gran parte dei 5 Stelle e di Leu.

Prestiti garantiti dallo Stato 

Intanto il presidente Conte e il ministro dell’economia Gualtieri hanno voluto mandare un messaggio rassicurante con una conferenza stampa e un comunicato molto dettagliato nel descrivere il decreto legge incentrato sul sostegno alle imprese relativamente all’“accesso al credito, sostegno alla liquidità, all’esportazione, all’internazionalizzazione e agli investimenti”, nonché alle misure necessarie per garantire la continuità delle aziende nella fase dell’emergenza, «con particolare riguardo a quelle che prima della crisi erano in equilibrio».

Un altro capitolo del decreto, che merita approfondire a parte per la sua rilevanza, è dedicato a proteggere, in questo momento di crisi, le imprese italiane da scalate ostili e dalla speculazione con il «rafforzamento dei poteri speciali nei settori di rilevanza strategica e degli obblighi di trasparenza in materia finanziaria».

In particolare lo Stato, tramite la Sace Simest del gruppo Cassa depositi e prestiti, interviene, con 200 miliardi di euro, come garante verso le banche «che effettuano finanziamenti alle imprese sotto qualsiasi forma». La garanzia ha una copertura molta alta. Varia, cioè, dal 70% al 90% dell’importo finanziato «a seconda delle dimensioni di azienda, ed è subordinata ad alcune condizioni: i dividendi non potranno essere distribuiti per i dodici mesi successivi, il finanziamento dovrà sostenere attività localizzate in Italia».

Il decreto precisa ad ogni buon fine che «il limite dell’importo della garanzia non potrà superare il 25% del fatturato registrato nel 2019 o il doppio del costo del personale sostenuto dall’azienda».

Complessità e urgenza 

La complessità del decreto si estende su diverse fronti che generano impatti finanziari rilevanti. Ad esempio la sola sospensione, con riferimento ad aprile e maggio, dei versamenti fiscali e dei contributi relativi ad imprese e professionisti, nonché delle ritenute dei lavoratori autonomi, comporta un mancato versamento, nelle casse statali, di 10 miliardi di euro.

I motivi di urgenza di un Paese chiamato ad affrontare una emergenza mai vista sono tali da tralasciare alcuni particolari che un’analisi più attenta può cogliere e migliorare nel tempo. Ad esempio si pone come condizione, per ottenere la garanzia statale prevista per i prestiti bancari, l’attività in Italia e non anche la sede legale nel nostro Paese che deve subire, anche all’interno della Ue, una concorrenza sleale in materia fiscale.

Si annunciano comunque, nel decreto, procedure semplici e immediate per immettere liquidità in un circuito produttivo finanziario che altrimenti rischia di restare senza ossigeno. Ma la ripartenza chiede altro.

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