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Esponente di un cinema romeno giovane, in ripresa già da alcuni anni, il trentanovenne Cristian Mungiu è stato premiato al Festival di Cannes per questa sua seconda ope- ra, concepita per inaugurare la serie Storia dell’età dell’oro dedicata a illustrare il periodo comunista in Romania, attraverso il racconto di comuni vicende personali. L’ambientazione è a Bucarest negli anni che precedono la caduta del regime Ceausescu. Due studentesse universitarie abitano nella stessa camera e una di esse, Otilia, si presta ad aiutare la compagna, piuttosto irresponsabile e sbadata, ad abortire clandestinamente, dato che all’epoca l’aborto era stato proibito, perché ritenuto contrario agli interessi del partito, che voleva forze lavoro in abbondanza. Nel corso di una giornata esse riescono nell’intento, affrontando imprevisti umilianti. Le loro inquietudini sono motivate, più che da sensibilità morale, da un infermiere losco e dal sistema politico marcio, intenzionato a controllare ogni aspetto della vita dei cittadini. Anche se mancano riferimenti espliciti al regime, la paura è tangibile ovunque. E gli esterni mostrano edifici grigi e fatiscenti, testimoni del fallimento sociale. Mungiu, che ha dichiarato di essere personalmente contro l’aborto e di aver voluto mostrare in modo chiaro le conseguenze delle scelte che le persone compiono, si è espresso con uno stile asciutto e nervoso, a tratti molto duro. Ha fatto uso di numerose inquadrature con cinepresa fissa, raccontando in modo distaccato, ma capace di coinvolgere totalmente. Il film, infatti, pur contenendo un significato sociale, mette in primo piano il fattore umano. Otilia, in quel giorno, scopre la propria fragilità e avverte una solitudine profonda, come appare evidente durante la lunga ed imbarazzante cena dalla futura suocera e nel successivo colloquio con il proprio ragazzo. Le agghiaccianti scene del feto espulso, della sua eliminazione nella spazzatura e quella finale della superficiale abortente, scesa nel ristorante per mangiare, chiudono il film amaramente e lasciano allo spettatore, informato su tutto con oggettività, di trarre le conclusioni che crede più giuste, facendolo riflettere su responsabilità personali e limitazioni sociali. Regia di Cristian Mungiu; con Anamaria Marinca, Laura Vasiliu, Vlad Ivanov.

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