Ucraina verso lo stallo

Cosa succede nel Donbass? In Ucraina si va verso una tregua? Che ruolo ha avuto la guerra Israele Hamas-Hamas? Le posizioni sono bloccate
Il presidente Zelenskyy visita Avdiivka. Dec. 29, 2023. (Ukrainian Presidential Press Office via AP)

L’attenzione dell’opinione pubblica internazionale dal 7 ottobre si è spostata dal Donbass alla Striscia di Gaza, la portata della crisi mediorientale è stata tale da provocare un cambiamento imprevisto e radicale, quasi che la guerra iniziata nel febbraio 2022 fosse improvvisamente terminata. Effetto del bombardamento mediatico.

Si muore ancora in Ucraina? Sì, e come al solito le cifre sono ballerine, nei due campi si usano i numeri come arma di propaganda. Sta di fatto che i bombardamenti russi a carattere casuale – non lo sono, ma nei fatti questo dell’incertezza della mira è uno strumento nelle mani di Mosca per mantenere nel terrore l’intera popolazione ucraina – provocano ancora decine di morti, come il 29 a Kiev. Ma soprattutto, sul terreno, i combattimenti, pur diminuiti di intensità, continuano a provocare almeno un centinaio di morti al giorno: le percentuali tra i due campi sono variabili.

Chi sta vincendo sul terreno? Nessuno dei due campi. Le fortificazioni tracciate dalle due parti dell’attuale linea di demarcazione tra i due eserciti, i campi minati estesissimi, i controlli delle rispettive reti digitali sempre più raffinati, fanno sì che con grande sforzo si ottengano risultati minimi e con ingenti perdite. Sul terreno, siamo allo stallo, nonostante i proclami delle due parti.

Cosa è successo dopo il 7 ottobre? L’attenzione per il campo ucraino da parte della Nato e dell’Europa ha certamente subito un duro colpo, non tanto perché le risorse militari hanno preso la via di Israele – lo Stato di Tel Aviv è sufficientemente armato – quanto per la diversione del sostegno: ciò a provocato un rallentamento degli aiuti, che non hanno preso la via di Gerusalemme ma rimangono negli arsenali dei singoli Paesi. Diplomaticamente, le energie sono state distolte dallo scenario ucraino. Di più, non poche risorse nella cyberwar, nella guerra digitale, sono emigrate dall’Europa centro-orientale verso il Mediterraneo orientale.

La Russia ne ha tratto vantaggio? Certamente, l’esercito russo ha potuto tirare il fiato. Come previsto da numerosi osservatori, l’offensiva di primavera-estate degli ucraini ha ottenuto pochi risultati rispetto alle aspettative. Ma la Russia stessa ha troppe risorse tecnologiche e umane nel quadrante siriano per evitare che anche Mosca abbia dovuto distogliere un po’ della sua attenzione dal Donbass. Senza poi considerare l’effetto dei tanti embargo e una certa fatica di tanta parte della popolazione russa.

Si va verso una tregua? Non è per nulla sicuro. Certo è che la debolezza di Zelensky e quella di Putin ci sono, e sta spingendo verso una tregua, anche per la stanchezza dei singoli Stati europei e dell’Unione nel suo insieme. Ma gli anatema lanciati dalle due parti verso i nemici, la demonizzazione reciproca appaiono ancora troppo forti per poter costringere le parti a un qualsivoglia accordo. Quindi, sì, le circostanze belliche e politiche stanno mostrando come la tregua sarebbe la soluzione più razionale per le due parti, ma non sembra ci siano ancora le condizioni per una tregua militare. Probabilmente, le posizioni sul campo si cristallizzeranno e col tempo si arriverà pure a un cessate il fuoco.

Qual è il morale delle popolazioni? La risposta è ovvia: al più basso. I sogni di vittorie mirabolanti sono svaniti come neve al sole, è la cruda realtà: da una parte la paura dei bombardamenti e di un secondo inverno al gelo, dall’altra la crisi economica, le limitazioni nei movimenti e la penuria di alta tecnologia e prodotti di lusso ormai rendono evidente la tensione politica: i governanti lo sanno, e sanno pure che non possono tendere la corda al di là del limite di rottura.

Stiamo quindi arrivando allo stallo? Certamente, anzi probabilmente, nulla è meno sicuro in una condizione politica internazionale di fibrillazione. Mai dimenticare che Russia e Stati Uniti stanno avvicinandosi alle rispettive elezioni presidenziali, mentre la Cina ha a che fare con precisi limiti dopo la fine dell’impetuosa crescita economica degli ultimi 20 anni, per giunta con la guerra sempre possibile nel Mar cinese meridionale. Tuttavia, nonostante l’incertezza, nello scenario ucraino la più probabile delle prospettive è lo stallo, che potrà durare molto a lungo. Non dimentichiamo che un primo stallo si è prolungato per 8 anni circa, tra la Prima guerra di Ucraina, nel 2014, e la Seconda guerra, quella del 2022.

Speranze? Che il 2024 porti un certo sollievo alle popolazioni implicate nella guerra. Almeno un “certo” sollievo.

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