Francesco: sul clima decisioni vincolanti
Nel discorso del papa, pronunciato dal card. Parolin, c’è una forte esortazione ai partecipanti alla Cop28 a prendere impregni «efficienti, vincolanti e facilmente monitorabili» sul clima. Si parla di una presunta “colpa” che i paesi ricchi attribuiscono a quelli poveri, responsabili di generare tanti figli. Perché non è così?
È importante rilevare le forti affermazioni di papa Francesco intorno al rapporto problematico tra i paesi ricchi e i paesi poveri. Spesso c’è una mentalità che tende a dare colpa della situazione ai paesi poveri, alla loro condizione e al numero alto di figli che nascono. Papa Francesco smentisce il modo categorico questo giudizio assolutamente parziale che spesso viene diffuso da chi ha più potere nella società.
Il papa ricorda, invece, che i paesi poveri sono coloro che inquinano molto di meno rispetto ai paesi ricchi, anzi c’è questo passaggio molto interessante in cui papa Francesco parla di un debito ecologico che tanti paesi ricchi devono riconoscere nei confronti dei paesi poveri, i quali sono molto indebitati. Giustamente dice che occorre tenere presente che c’è un debito ecologico che va in qualche modo saldato. Forse i debiti finanziari dei paesi più poveri dovranno essere riconsiderati alla luce del debito ecologico che i paesi più ricchi hanno nei confronti di quelli più poveri.
Poi la realtà dei figli, la nascita di nuove creature umane: noi sappiamo che questo non è un problema, è non solo una risorsa, ma una benedizione di Dio. Ogni figlio che nasce è segno di speranza, è segno che Dio continua ad amare la creatura umana e noi dovremmo davvero fare tutto per le nuove generazioni.
In che modo il discorso sull’ecologia riguarda il rapporto tra generazioni?
Papa Francesco lo ricorda più volte in questo intervento e anche nella Laudato si’, nella Laudate Deum: il problema ecologico richiama al rapporto tra le generazioni. Non dobbiamo entrare in un conflitto tra le generazioni, ma dobbiamo rispettare, incrementare, favorire e sostenere il rapporto positivo tra generazioni. Questo dipende molto dalle scelte che noi facciamo oggi nei confronti di coloro che nascono in questi anni e che nasceranno nel futuro. C’è una giustizia di cui dobbiamo tenere conto nel modo in cui usiamo l’ambiente oggi, tenendo presente che questo va consegnato alle generazioni future. Fa parte di un’eredità che dobbiamo consegnare, che deve essere un’eredità positiva non un mettere sulle spalle delle future generazioni un fardello di problemi ambientali scoraggiante. Oggi è il tempo di fare queste scelte.
Che riscontro hanno queste parole del papa nella sua esperienza pastorale degli ultimi anni?
Qui da noi abbiamo nuclei familiari molto giovani, quindi abbiamo un numero enorme di bambini che frequentano la chiesa, che sono iscritti al catechismo per la prima comunione per la cresima. In una parrocchia, per esempio come quella di Dubai, abbiamo diecimila bambini iscritti al catechismo. Sono davvero una benedizione e suscitano anche negli adulti un senso profondo di responsabilità di comunicare loro la vita buona del Vangelo e questo è veramente un segno molto concreto di una chiesa viva, che accoglie la vita, la promuove, dove si sente la passione di comunicare hai figli la propria fede, i valori. Nella nostra chiesa si può vedere questa giovinezza e questa benedizione che sono i figli.
Papa Francesco conclude il suo Messaggio facendo riferimento al Cantico di frate sole, composto da San Francesco in un momento di forte sofferenza. È possibile anche per noi oggi, trasformare «il dolore in lode e impegno»?
Devo confessare che sono rimasto molto colpito dalle espressioni di papa Francesco che il cardinale Parolin ha riferito, questo passaggio su com’è nato il Cantico di frate sole, che non è nato in un momento di spensieratezza nella vita di Francesco. Lui scrive verso la fine della sua vita, segnato da un numero considerevole di malattie. Bisogna aggiungere che la sofferenza di Francesco era anche una sofferenza spirituale per il cammino travagliato dell’Ordine che era nato dal carisma che lo Spirito aveva diffuso nel suo cuore. Francesco, passando questa sofferenza, riconosce che Dio è Padre e ci ha rivelato il suo amore nel Suo figlio Gesù. In questo amore possiamo leggere in modo diverso tutta la nostra vita e riconoscere in questo il disegno buono di Dio che ci chiama alla comunione, a condividere i doni che abbiamo. Siamo posti di fronte a un cammino straordinario di San Francesco che può illuminare anche la nostra responsabilità oggi: Francesco innalza la sua lode a Dio per tutte le creature che sente come fratello e sorella, si sente profondamente figlio dell’eterno padre e proprio per questo sta di fronte a tutte le creature con lo stupore di un bambino che non vede le cose come realtà da manipolare, da piegare i propri interessi di parte, ma innanzitutto le creature sono un dono che riempiono di stupore il cuore del figlio.
Papa Francesco richiama quel passaggio che viene aggiunto dopo la prima stesura il cantico ed è la lode per coloro che perdonano. È un passaggio molto attuale e molto importante, in un certo senso direi che papa Francesco fa sue le parole di Francesco d’Assisi pensando al momento storico che stiamo vivendo, alla necessità di riconciliazione, di perdono vicendevole per poter andare avanti uniti. Questa esperienza può farci capire come vivere la nostra vita quotidiana, come passare attraverso i limiti, il dolore, la sofferenza sapendo che siamo dentro un cammino che è nelle mani del Signore.
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