Suor Veronica, amare e vivere d’amore

Il 21 novembre, giorno in cui ricorre la memoria liturgica della Presentazione della Beata Vergine al Tempio, si celebra la Giornata Pro Orantibus. In questa occasione la Chiesa prega ringraziando il Signore per coloro che hanno abbracciato la vocazione alla vita contemplativa
La comunità delle monache carmelitane di Biella.

«Nonostante sia nata in una famiglia che mi ha trasmesso dei sani valori e mi ha concesso di ricevere i sacramenti, nel corso degli anni non conobbi pienamente la fede battesimale che ricevetti quando avevo neanche due mesi di vita. Ero inconsapevole del dono immenso ricevuto per grazia di Dio attraverso i miei genitori, ma quel dono, come una scintilla sotto la brace, se ne restò lì sepolto per 26 anni».

Suor Maria Veronica del Volto dell’Amore

Inizia così il racconto di suor Maria Veronica del Volto dell’Amore, monaca Carmelitana del monastero Mater Carmeli di Biella. Una vita ordinaria, un ottimo impiego come hostess a terra per le compagnie aeree Lufthansa e Swiss presso l’aeroporto internazionale di Malpensa, una relazione sentimentale di lunga data, delle buone amicizie.

«Ma tutto questo – confida ‒ iniziava fortemente a divenire un mondo sempre più lontano da quello interiore che percepivo invece come necessario, vero, vitale, esistenziale. Così le piccole varie scelte quotidiane mi portarono ad accrescere la decisione: era un unico che iniziai a pronunciare, era lo stesso di quel giorno quando percepii in me il forte richiamo “fornisciti di Dio”. Così ebbi il coraggio di seguire quel ».

In questo cammino, Veronica avverte la chiamata a «uscire dalla mediocrità, da una vita che vivevo alle volte anche disordinata, incerta. Era una condotta che sentivo come ereditata, quindi mi accorsi di vivere una vita non mia, quasi per inerzia, nonostante avessi fatto tutte le scelte liberamente e responsabilmente e tutto ciò che facevo allora ‒ il lavoro, le amicizie che frequentavo, gli ambienti ‒ mi piaceva ma non amavo più come vivevo e perché vivevo, il fine di quelle scelte».

Nasce, quindi la ricerca di una strada che potesse dare un senso profondo e armonizzare tutta la vita. «Cercavo e non trovavo, forse perché cercavo di dare un volto al mio desiderio di felicità e amore. Come cercare un volto tra i volti? Come riconoscerlo? Più mi mettevo in ascolto di questo anelito del mio cuore, più erano i paradossi della vita a guidarmi al largo, finché decisi di mettermi totalmente in gioco».

La fede, che avverte come dono ricevuto, la guida nella sua ricerca, è luce nel buio dell’incertezza. Nel 2014 si avvicina al Carmelo, dove qualche anno dopo sceglierà di entrare definitivamente. «Mi colpì il carisma dell’ascolto orante della Parola di Dio e della fraternità – spiega suor Veronica ‒, ma quando fui al bivio, cioè proseguire e lasciare la casa, licenziarmi, lasciare gli affetti, la vita di prima oppure ritornare indietro e accontentarmi di aver fatto un’esperienza spirituale, mi interpellò questo: nulla è per caso. Avevo la certezza che tutto è dono di Dio, per essere dono. Così mi resi conto che al Carmelo non c’era nulla che, umanamente parlando, potevo vivere con le mie sole capacità, conoscenze, doti, sogni, insomma non avevo un appoggio ma percepii piuttosto che quella era l’espressione della mia risposta alla fede che nutrivo. Era lì che ero chiamata ad appoggiarmi, a questa fede in cui riponevo la mia speranza».

Sfidando le incognite di questo nuovo percorso, al tempo stesso buio e luminoso, Veronica scopre che la strada che sta percorrendo la conduce verso una vita nuova, piena di amore e speranza. Oggi, alle soglie della sua professione solenne, dice con gioia: «Io scelgo di cantare questa bellezza nella quotidianità, una quotidianità che è fatta di semplicità, di ripetitività, di piccolezza. Ma ho scoperto che in questa quotidianità più mi dono, a chiunque o in qualunque avvenimento mi domandi ragione della speranza di vita nuova che in me si è accesa, e più l’orizzonte appare, più la notte si rischiara e il giorno avanza».

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