Scrivere di Dio: Chiara Lubich e la tradizione mistica femminile
È stato definito un ‘vero e proprio viaggio nella storia della mistica femminile finora poco esplorata’. Questo il commento con cui l’organo della Santa Sede, Vatican News, ha aperto un servizio sulla riflessione svoltasi, nei giorni scorsi, presso il Convento San Domenico a Bologna, intorno alla questione del linguaggio delle mistiche dal Medioevo al ‘900.
Al centro dei lavori c’è stata la dimensione mistica di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, la cui esperienza ancora scarsamente conosciuta al pubblico, anche dei cosiddetti addetti ai lavori, ha una sua specificità nella caratteristica comunitaria che porta con sé.
Lubich, infatti, non ancora trentenne, nell’estate del 1949, durante un periodo di riposo sulle sue montagne trentine, conobbe un periodo di cosiddette ‘illuminazioni intellettuali’, che si protrasse con diverse manifestazioni fino al 1951. Proprio per il tipo di esperienza vissuta e per il periodo in cui si svolse l’esperienza è conosciuta come Paradiso ’49.
Molti dei testi che raccontano quei momenti e le intuizioni spirituali avute sono pubblicati in vari libri e raccolte della e sulla fondatrice dei Focolari. Ma si è ancora in attesa della pubblicazione dell’intero testo su cui Chiara Lubich ha lavorato negli ultimi anni della sua vita con un gruppo di accademici ed intellettuali del Movimento dei Focolari appartenenti a diverse discipline. Proprio per questi motivi, il convegno-riflessione di Bologna ha rappresentato un’importante tappa nel cammino di riflessione e conoscenza di questa mistica contemporanea che ha saputo trasfondere, come amava dire, la più alta contemplazione nel quotidiano.
A Bologna si è voluto specificare in modo adeguato la dimensione comunitaria di questa esperienza. Lubich, infatti, nel luglio del 1949, trovandosi nel Primiero con il politico cattolico Igino Giordani, da lei considerato co-fondatore del Movimento, ed alcune delle sue prime compagne, ha condiviso con coloro che le stavano attorno quanto viveva. Questo aspetto di piena condivisione delle intuizioni illuminate che, giorno dopo giorno, sperimentava, ha permesso a lei e al gruppo fondativo dei Focolari di prendere sempre più coscienza che l’esperienza mistica, oltre alla chiara dimensione personale, può essere anche profondamente comunitaria.
“Scrivere di Dio: Chiara Lubich e la tradizione mistica femminile dal Medioevo al Novecento. Un percorso a più voci” è stato il titolo della due giorni bolognese, svoltasi nella stupenda sala Bolognini attigua alla Biblioteca di San Domenico, di cui è parte integrante, nel cuore di Bologna. L’iniziativa è stata frutto di una significativa collaborazione fra il Centro Chiara Lubich dei Focolari, l’Istituto Universitario Sophia e la Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna.
Insieme a quella della fondatrice dei Focolari, si sono approfondite le figure di altre mistiche – alcune note ed altre meno – a partire dal Medioevo per arrivare alla contemporaneità. Basti citare i nomi classici della mistica femminile – Caterina da Siena e Teresa d’Avila – per concludere con Etty Hillesum, Madeleine Delbrêl, Edith Stein, Simone Veil ed altre meno note, come sorella Maria, la grande mistica amica di don Primo Mazzolari.
Proprio la dimensione comunitaria, a cui si è accennato, è stata la cifra su cui hanno riflettuto soprattutto coloro che hanno presentato la figura della fondatrice dei Focolari (padre Fabio Ciardi e mons. Piero Coda in particolare, ma anche la professoressa Anna Maria Rossi). Ma non solo. A questo proposito è stimolante quanto ha affermato a Vatican News la prof.ssa Selmi dell’Università di Padova: “[…] in relazione alle pagine che ha lasciato Chiara Lubich, l’esperienza mistica è un’esperienza che si confronta con la Trinità, quindi è un andare a Dio, unirsi a Dio e tornare in terra, in una dimensione in cui l’umano e il divino diventano tutt’altro in un gioco straordinario di relazione.
È l’esperienza di condivisione della Chiesa originaria, quella di Pentecoste, per cui l’esperienza mistica che abbiamo visto attraverso i secoli avere il carattere della dimensione segreta, individuale, del dialogo dell’anima con Dio, poi invece – come scrive nel nostro tempo Chiara Lubich -, assume quella di un rapporto di condivisione, cioè in Paradiso io vado con gli altri, con quelli che sono con me”.
Proprio questa dimensione ‘comunitaria’ ha costituito una cifra che ha caratterizzato il convegno anche da un punto di vista carismatico-ecclesiale. La co-organizzazione dell’evento concepita e realizzata dai Focolari con la famiglia domenicana, con la presenza di relatori appartenenti ad altre famiglie carismatiche nate da carismi antichi – come quella di San Francesco e quella dei carmelitani – ha senza dubbio arricchito un evento che non è stato, quindi, solo accademico, ma anche ecclesiale.
Sarebbe ora interessante approfondire non solo l’aspetto dello ‘scrivere di Dio’, ma anche del ‘raccontare di Dio’, che permetterebbe di scavare sull’esperienza comunicativa orale per condividere l’esperienza mistica.
In tal senso, Lubich ha presentato un suo stile caratteristico e su cui varrebbe la pena di riflettere. Ha, infatti, comunicato quanto da lei vissuto a diversi ambiti di persone. Oltre alle compagne e ai suoi compagni più vicini, ai suoi collaboratori più stretti e alla dirigenza del Movimento, si è premurata di trasmettere questo patrimonio, almeno nei suoi tratti essenziali, ai giovani e, esperienza forse più unica che rara, a persone di diverse religioni. Restano paradigmatiche le tre sessioni in cui questa donna trentina volle condividere, almeno i primordi della sua esperienza mistica ed alcuni momenti, con un gruppo di indù, che hanno poi desiderato visitare i luoghi del Primiero dove avvenne questa esperienza ed approfondirne alcuni testi.
Inoltre, non deve essere sottovalutato l’aspetto ecumenico. Nella Scuola Abbà, il circolo che per tre lustri ha studiato con lei questi passi, la fondatrice dei Focolari ha voluto la presenza di tre teologi, rispettivamente, ortodosso, anglicano e riformato. La dimensione ecumenica ed interreligiosa della mistica è, dunque, un aspetto da indagare e su cui riflettere con coraggio, ma anche con adeguata profondità, perché rappresenta anch’esso una dimensione profetica dell’esperienza mistica di Chiara Lubich.
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