I vescovi europei e italiani invocano la pace

All’assemblea della CEI un appello alla pace che segue quello dei vescovi europei. Secondo il cardinale Zuppi, la pace «è il problema dei problemi, perché la guerra genera ogni male e versa ovunque i suoi veleni di odio e violenza, che raggiungono tutti, pandemia di morte che minaccia il mondo»
Mateo Zuppi Foto Roberto Monaldo / LaPresse

All’assemblea straordinaria della Chiesa italiana riunitasi ad Assisi, il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), invoca la pace, guardando in particolare a Gaza, all’Ucraina, alla tragedia armena e ai tanti conflitti dimenticati. La pace «è il problema dei problemi, perché la guerra genera ogni male e versa ovunque i suoi veleni di odio e violenza, che raggiungono tutti, pandemia di morte che minaccia il mondo» e, per questo, è necessario fare in fretta perché si riaffermi, specie laddove il grido dei popoli che soffrono sale incessantemente a Dio e prima che, la Terza Guerra mondiale a pezzi, come l’ha definita Papa Francesco, possa diventare un’unica guerra.

Il porporato osserva che «tutto è perduto con la guerra», eppure «tanta cultura diventa cedevole nell’accettazione della guerra come fosse una compagna naturale, se non dolorosamente benefica, della storia dei popoli». Del resto, «l’alternativa alla guerra è riprendere a trattare con buona volontà e rispetto dei vicendevoli diritti». Egli condanna il «brutale attacco terroristico di Hamas», chiedendo al contempo che «nessuno abbandoni la possibilità di fermare le armi», riconoscendo che «l’odio non può mai giustificare la violenza contro gli innocenti».

I vescovi europei, riuniti nell’assemblea della Commissione delle conferenze episcopali della Comunità Europea (COMECE) esprimono profonda preoccupazione per il grave deterioramento della sicurezza e della pace internazionale, osservando che il mondo sembra regredire in una dinamica pericolosa, dove la polarizzazione della comunità internazionale, alimentata da una rinnovata logica di competizione tra le grandi potenze, insieme all’erosione della fiducia nei quadri di cooperazione multilaterale, lascia aperto lo scenario di un’escalation incontrollabile con conseguenze catastrofiche per l’intera umanità.

Tale polarizzazione internazionale e le instabilità regionali hanno ripercussioni anche sulle società europee, suscitando paure, indebolendo il dialogo e minacciando la coesione sociale. In diversi paesi europei si stanno diffondendo fenomeni pericolosi, come l’antisemitismo, la radicalizzazione e la xenofobia, spesso alimentati da una diffusione sistematica della disinformazione e sfociati nell’estremismo violento e nel terrorismo, che condannano in tutte le loro forme ed espressioni.

In particolare, i vescovi europei esprimono preoccupazione per la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, per la situazione del popolo armeno nella regione del Caucaso, per le vittime dei barbari attacchi terroristici perpetrati in Israele il 7 ottobre e della conseguente devastante violenza dilagante in Palestina.

I vescovi europei invitano i leader dell’Unione europea (Ue), così come tutti i cittadini europei, a riscoprire e abbracciare i due grandi sogni dei padri fondatori dell’Europa, quelli dell’unità e della pace. Del resto, le radici, i valori e i trattati dell’Ue chiedono a tutti noi di impegnarci su questa strada. Ancora, richiamando Robert Schuman, uno dei padri fondatori dell’Europa unita, osservano che «la pace nel mondo non può essere salvaguardata senza compiere sforzi creativi proporzionati ai pericoli che la minacciano». Per questo, i vescovi europei ribadiscono che la pace è qualcosa di più dell’assenza di guerra e violenza e ricordano che costruire la pace richiede anche sforzi coerenti volti a promuovere la dignità umana, la giustizia, lo sviluppo umano integrale e la cura del Creato.

I vescovi europei incoraggiano fortemente i rappresentanti politici dell’Ue a svolgere un ruolo attivo nel plasmare e offrire al continente e al mondo una visione rinnovata di stabilità, giustizia e pace. Senza cedere a una logica di guerra, i vescovi europei ritengono che l’Ue dovrebbe aprire nuovi processi di dialogo e sviluppare una diplomazia di pace coerente. Inoltre, al fine di diventare un vero ponte e un costruttore di pace nel suo vicinato e nel mondo, l’Ue dovrebbe anche dare prova di leadership nella ricostruzione di un’architettura globale di pace, radicata in un multilateralismo efficace e nel rispetto del diritto internazionale, compresa la sovranità, l’integrità territoriale e l’indipendenza politica degli Stati.

L’impegno concreto per la pace passa anche per l’attuazione coerente degli accordi globali sul controllo degli armamenti, sulla non proliferazione e sul disarmo, essenziali per promuovere la fiducia reciproca come pilastro della stabilità internazionale. Del resto, i vescovi europei sottolineano che «costruire una pace duratura richiede sia architetti che artigiani e, quindi, tutti siamo chiamati a contribuire a questo compito comune, promuovendo una cultura dell’incontro, della solidarietà e della pace».

Mons. Mariano Crociata, escovo di Latina e presidente della COMECE, osserva che «queste drammatiche vicende, in modo particolare quella in Terra Santa, hanno suscitato una vasta eco e forti emozioni nell’opinione pubblica dei nostri Paesi, che interpellano anche la nostra responsabilità di pastori e poi si riflettono sulla posizione e sulla linea dell’Ue».

Del resto, «c’è un problema di sicurezza che periodicamente si ripropone nei nostri Paesi, con inquietanti episodi di terrorismo; ma c’è anche un problema di adeguata informazione e di tendenze ideologiche e pregiudizi che non preoccupano meno, considerati i rigurgiti di antisemitismo che si ripresentano specialmente in queste circostanze, oltre che la polarizzazione verso l’una o l’altra causa che le manifestazioni di piazza denunciano, perdendo di vista la complessità delle situazioni e la considerazione della sofferenza di tutti quelli che la patiscono e non solo di una parte di essi». Per questo, i vescovi europei non possono «rimanere insensibili di fronte al significato e agli effetti delle posizioni che l’UE assume sui conflitti».

La dichiarazione dei vescovi europei è stata elaborata a seguito di una serie di scambi con rappresentanti di alto livello dell’Ue e della Chiesa, un dialogo che si sviluppa da tempo, anche in vista delle elezioni del Parlamento europeo del 2024 e delle sfide socioeconomiche e democratiche che viviamo nel nostro tempo. Crociata, infatti, sottolinea che «il nostro servizio nel dialogo con le istituzioni europee, scaturendo dal dialogo tra di noi e le nostre realtà ecclesiali a cominciare dai nostri episcopati, possa raggiungere con sempre maggiore efficacia le sue finalità a beneficio non solo delle nostre Chiese, ma dei nostri popoli e dei popoli a cui guardiamo con apprensione in modo particolare in questi giorni».

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