A Roma si parla di sociale

I crack bancari con Albanese e le donne al voto con la Cortellesi. Insieme ad altri lavori, i generi si affrontano.
Sandra Ceccarelli, Antonio Albanese e Liliana Bottone sul red carpet del film Cento Domeniche (AP Photo/Alessandra Tarantino)

È una guerra dei generi la serie di film che si susseguono come una pioggia alla Festa romana? Non diremmo. Ma certo una competizione è indubbia, oltre al fatto che ormai ogni rassegna che si rispetti deve fare i conti con la realtà del cinema attuale: Netflix, Sky, Disney e affini, e ovviamente i prodotti per le sole sale.

E veniamo ad alcuni lavori. Il sociale bussa alla porta, se non altro italiana con Cento domeniche di Antonio Albanese che interpreta il mite tornitore in pensione Antonio Riva, umile lavoratore di scarsa cultura e senza capricci che si ritrova a perdere i soldi in banca, frutto di sacrifici, a causa del crack dell’azienda. Un disastro per la tasca e il morale (la figlia si sta per sposare…) mentre i padroni imbroglioni non si fanno un giorno di carcere. Tutto vero, tutto reale, purtroppo. E il film lascia la bocca amara sulla ingiustizia dei potenti verso la gente onesta.

Poi si torna al passato in bianco e nero neo-realistico con C’è ancora domani, ottimo esordio alla regia di Paola Cortellesi in una Roma del ’46, con gli americani in giro, tanta povertà, gente arricchita con i traffici loschi, e metodi duri. Lei, Delia, è una donna che fa un milione di sacrifici per la famiglia, con un marito violento (Valerio Mastandrea), un suocero cattivo e allettato (Giorgio Colangeli), una figlia fidanzata e due ragazzini maleducati. La donna non vale niente, viene percossa, umiliata, tace per amore dei figli, sopporta da buona cattolica, invecchia penosamente. Ma la storia può cambiare con la nuova repubblica e un lunedì può ricominciare a sperare in qualcosa di migliore.

È certo un ritratto dell’Italia del passato, ma siamo sicuri di essere davvero progrediti del tutto nel modo di trattare le donne? Forse in sottotraccia la Cortellesi, attrice qui bravissima, nutre qualche dubbio? Elegante, rispettoso, dignitoso, il film disegna una figura a suo modo eroica che però non si rassegna e guarda al futuro. Film quasi perfetto da parte di una vera autrice. Una bella scoperta. Da vedere.

Naturalmente, alla festa non ci sono solo storie serie. Prendiamo il caso del film d’animazione belga Yuku e il fiore dell’Himalaya. Il topino gentile che ama le storie antiche raccontate dalla nonna, se la deve vedere col gatto di casa, con la volpe melliflua e con un lupo cattivissimo oltre che con gli uomini. Ma alla fine la perseveranza e la gentilezza lo aiuteranno a recuperare il fiore che illuminerà la vita sua e di tutti. Piacevolissimo per grandi e piccoli.

Un’altra favola ma vera è Eureka dell’argentino Lisandro Alonso. La poliziotta Alaina nella riserva indiana di Pine Ridge è stanca, sua nipote Sadie che guarda i western alla televisione (con Viggo Mortensen e Chiara Mastroianni), con l’aiuto del nonno inizia un viaggio negli anni Settanta tra le persone che vivono nella foresta alla ricerca dell’oro. Selvaggi, dannati, ambiziosi si trovano presi dalla fama dell’oro che però ha la faccia della morte. Una metafora forte e piena di colore, dura e onirica.

Un panorama complesso, come si nota. Intanto, si viaggia verso la conclusione.

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