Il mondo fatato di Anish Kapoor
È uno scultore, Anish Kapoor? Meglio, è un creatore, definizione che gli si addice osservando le sue opere in mostra nel cortile e nel piano nobile del palazzo fiorentino. C’è materia come cera, vetro e plastica, c’è fantasia e leggerezza, gioco di specchi concavi che distorcono la realtà. In Svayambhu (2007) – “ciò che è sorto da sé” -, un cubo materico di cera rossa, vernice verso una ferrovia è fantasia, violenza ed anche mistero. L’irreale infatti si trasforma con l’inverosimile anzi si mescola con esso, in una dimensione dove vero e falso si con-fondono: si entra in una dimensione di astrazione e di materia che ci sorprende, ci impaurisce, ci attira.
Nella seconda sala, Kapoor unisce spazi vuoti e pieni, superfici assorbenti e riflettenti, forme geometriche e biomorfe: è pittura scultura architettura, è natura geometria fantasia. Un mondo complesso ci viene svelato, tutto da scoprire. Come una colonna infinita che si alza verso un cielo inaccessibile in rosso vivo -Endless Column, 1992 – sfondando metaforicamente il soffitto della terza sala.
Si viaggia attraverso forme grandi, pastose, verniciate, specchi che deformano la realtà e invitano ad entravi in una dimensione a-storica senza paura, fino a quell’Angel (1990) in ardesia, grandi pietre aguzze di un blu così intenso da stordire: pezzi di cielo materico caduto fra noi e insieme lanciati verso l’universo.
Ma forse l’opera più ricca si trova nel cortile ed è il Void Pavilion VII del 2023 in tecnica mista e vernice: un padiglione in bianco e nero accecanti, con tre gradi forme rettangolari vuote in cui sentiamo di dover immergerci per meditare su spazio e tempo e sul vuoto che il visitatore prova andando oltre la paura di cadere in un pozzo vuoto per uscirne leggeri.
Autore materico assoluto, Kapoor chiude con una esperienza a suo modo assoluta di eternità che ha bisogno di due elementi: il silenzio e lo sguardo. Da non perdere.
Untrue Unreal. Fino al 4.2.2024