Terrorismo: torna la paura a Bruxelles
Lunedì notte 16 ottobre, a Bruxelles, due tifosi di calcio svedesi sono stati uccisi da tre sospetti attentatori islamisti, armati di fucili d’assalto, poco prima che il Belgio affrontasse la Svezia in una partita di calcio di qualificazione a Euro 2024, subito interrotta dopo gli omicidi. L’attacco è avvenuto a circa un chilometro e mezzo a nord della Grand Place del centro città, e non lontano dalla zona di Sainte Catherine, un luogo popolare pieno di ristoranti e bar.
Martedì mattina, in una conferenza stampa alle 5 del mattino, Alexander De Croo, primo ministro belga, ha affermato che il sospettato era un uomo di origine tunisina che soggiornava illegalmente in Belgio. Misure di sicurezza rafforzate sono quindi state implementate in luoghi sensibili in Belgio, in particolare quelli associati alla comunità svedese. Negli stessi frangenti, poi, la polizia belga ha sparato a un uomo sospettato di aver ucciso i due la notte precedente, come dichiarato da Annelies Verlinden, ministro degli Interni belga.
Un portavoce del pubblico ministero, Eric van Duyse, ha dichiarato che un uomo che affermava di essere l’aggressore aveva detto in un video sui social media di essere stato ispirato dallo Stato Islamico. Il video mostra un uomo di lingua araba che afferma di aver compiuto l’attacco in nome di Dio e di aver ucciso tre persone.
La Svezia è da tempo sotto la lente dell’Islam più radicale, a causa dei ripetuti roghi del Corano da parte di estremisti svedesi, inclusa una vera e propria ondata quest’estate che ha portato Stoccolma ad aumentare il livello di minaccia alla sicurezza del paese.
A Bruxelles, nel quartiere europeo della città, la Commissione europea ha esortato il personale a lavorare da casa, mentre agli edifici dell’UE è interdetto ai visitatori e i parcheggi sono chiusi. Non che ci sia molta gente instrada, del resto.
Fabrizio Provenzano, giovane professionista italiano a Bruxelles, ha dichiarato a Città Nuova che l’aria che si respira in città e spettrale. «Ieri sera, dopo la diffusione della notizia, la città si è paralizzata, perché ovviamente c’è stato una sorta di fuggi fuggi, soprattutto nella zona attorno allo stadio e nelle zone dove si dava notizia della fuga del terrorista. Sono state attivate subito misure di sicurezza, ma intorno alla mezzanotte la città era letteralmente deserta come non l’avevo mai vista. Non c’era una persona in strada. Ho provato una sensazione di silenzio desolante. Questa mattina è tutto chiuso, con l’indicazione di uscire solo per questioni estremamente necessarie. Infatti, a tutti i lavoratori è stato chiesto di non recarsi in ufficio ma di lavorare da casa. L’allerta è massima. Il clima è teso. Forse si percepisce anche un senso di impotenza.»