Un volto nuovo per l’Ecuador
Fino a pochi mesi fa, era “il figlio di Álvaro Noboa”, noto magnate delle banane, cinque volte candidato presidenziale. Deputato dal 2021, imprenditore trentacinquenne laureato in Amministrazione d’impresa e pubblica amministrazione negli Stati Uniti, Daniel Noboa è stato abile nel presentarsi come uomo d’azione, smarcandosi dalla polarizzazione correismo-anticorreismo che ha dominato la scena politica nazionale negli ultimi anni e dall’eredità politica del padre, esponente del populismo di destra e degli interessi dell’imprenditoria.
Gli analisti concordano: il punto di svolta è stato il dibattito del 20 agosto tra i candidati. Evitando il confronto diretto, Daniel Noboa, che non era tra i favoriti, ha esposto serenamente proposte moderate e pragmatiche, mostrandosi come una persona formata e capace. Dichiarandosi di centro-sinistra, ha preso le distanze dal presidente uscente, vincolato al mondo della finanza e lontano dai settori popolari, ed ha captato la sensibilità di un elettorato stanco di discorsi ideologici, preoccupato da problemi molto pratici e sempre meno interessato alla politica.
È anche vero che, sebbene la partecipazione al voto abbia raggiunto un elevatissimo 82,33% (il voto è obbligatorio e il certificato elettorale va esibito in numerose pratiche nella pubblica amministrazione), fino alla vigilia, circa il 40% degli elettori si dichiaravano indecisi. Colpa, secondo alcuni analisti, anche della distanza con la quale si è svolta la campagna elettorale, con canditati avvolti da giubbotti antiproiettile e senza o quasi i bagni di folla, così importanti per la sensibilità latinoamericana.
Noboa è giunto secondo al ballottaggio, dietro la candidata Luisa González, del Movimento Rivoluzione Cittadina di Rafael Correa, che sostiene i suoi dall’esilio. Naboa ha raccolto anche il sostegno dei partiti che si oppongono al “socialismo del XXI Secolo”, trionfando nel ballottaggio di domenica 15 ottobre col 52,1% contro il 47,9 della correista González, che ha riconosciuto la sconfitta.
Noboa non avrà però vita facile: la sua coalizione riunisce solo 17 parlamentari su 137 (i correisti sono 53), e dovrà negoziare ogni proposta legislativa. È cosciente del poco tempo che avrà a disposizione – ha già dichiarato che punterà alle riforme più importanti e poi alla rielezione – e che dovrà mostrare fatti concreti a una cittadinanza preoccupata da livelli di violenza senza precedenti, dalla corruzione e da una crisi economica che ha provocato un crescente flusso migratorio.
In soli due anni, il tasso di omicidi è cresciuto del 245%, secondo la piattaforma Open Democracy, portando il Paese da relativamente tranquillo a uno dei più violenti della regione, diventando uno dei principali esportatori della cocaina prodotta in Colombia e Perù. Il narcotraffico ha esteso i suoi tentacoli a settori della polizia, della giustizia, dell’imprenditoria e della politica.
Almeno otto i politici assassinati nell’ultima campagna legislativa, tra cui il candidato alla presidenza con migliori possibilità, il giornalista anticorruzione Fernando Villavicencio. Sette sospettati (tra cui sei colombiani) sono stati trovati morti in carcere, un’ex sindaca è stata sequestrata e poi rilasciata e un funzionario è stato assassinato. La disoccupazione è l’altra grande sfida che dovrà affrontare il nuovo governo: la disoccupazione sarebbe solo del 3,8% secondo le stime ufficiali, ma secondo altre fonti solo 3 ecuadoriani attivi su 10 hanno un lavoro in regola, con livelli salariali al di sotto del minimo vitale. L’Istituto nazionale di statistica calcola che il “carrello della spesa familiare minimo mensile” è salito a 785,47 dollari, soprattutto per l’incremento dei prezzi degli alimenti a fronte di un salario che supera a fatica i 450 dollari.
L’economia ha inoltre frenato la crescita, il deficit fiscale è del 4% e ci sono forti carenze nella sanità, nell’educazione e nel settore primario, minacciato dal fenomeno climatico de El Niño, responsabile della siccità che colpisce varie regioni, con conseguenti scarsità di raccolti, diminuzione di energia idroelettrica e fuga dei gamberetti – il secondo prodotto di esportazione – da un mare ecuadoriano sempre più caldo. Anche la produzione di petrolio, già in ribasso, diminuirà ancora a breve termine, data la decisione referendaria di non estrarlo dal giacimento amazzonico individuato nel parco nazionale di Yasunì.
A tutto questo, Noboa risponde promettendo di creare posti di lavoro in ambito privato, che intende agevolare tributariamente quando dimostri responsabilità sociale, incentivando l’edilizia e l’investimento in infrastrutture, un settore poco incentivato che può generare rapidamente posti di lavoro. Le idee di Naboa per l’educazione puntano a rafforzare i rapporti con il mondo del lavoro. Con il suo stile pragmatico, le sue proposte concrete e un discorso di apertura alle diversità di genere, Noboa pare aver conquistato l’elettorato giovane, fortemente tentato dall’emigrazione.
Le principali proposte per arginare la violenza sono la mano dura contro la criminalità, l’isolamento dei carcerati più problematici in centri penitenziari galleggianti (di difficile implementazione) affinché non dirigano i loro traffici dalle prigioni, investimenti nella vigilanza tecnologica per strade e frontiere, il coinvolgimento dei cittadini e una modernizzazione del sistema giudiziario basato sulla prevenzione e sulla riabilitazione. Noboa, è deciso a recuperare la fiducia degli investitori internazionali per attrarre nuovi capitali, un aspetto importante considerando la scarsa disponibilità di fondi pubblici sui quali può contare.
Per fare tutto questo, o almeno cominciare a mostrare cambiamenti reali, il presidente dovrà dimostrare capacità di dialogo che permettano la governabilità, contro la quale si è irrimediabilmente scontrato il suo predecessore, Guillermo Lasso. Non sarà facile. Ma gli ecuadoriani ne hanno bisogno.
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