Trivelle in Adriatico, no del comitato scientifico. Ma il governo mantiene la linea

Il tavolo tecnico istituito dalla Regione Veneto ha definito «inaccettabile sia sotto il profilo ambientale che socio-economico il minimo incremento del rischio di subsidenza legato all’estrazione del gas metano in alto Adriatico». Il ministro Urso, tuttavia, ha risposto a stretto giro che l'intenzione dell'esecutivo è quella di proseguire sulla strada dell'aumento dell'attività estrattiva nel Paese
Trivelle

I vari comitati cittadini avevano a più riprese sollecitato, negli ultimi mesi, la pubblicazione dei lavori del tavolo tecnico voluto dalla Regione Veneto per valutare l’impatto di un’eventuale ripresa dell’estrazione di gas naturale nella zona del Polesine. E alla fine, dopo quasi un anno di lavoro, il responso è arrivato: «Si evidenzia che risulta pertanto inaccettabile sia sotto il profilo ambientale che socio-economico il minimo incremento del rischio di subsidenza legato all’estrazione del gas metano in alto Adriatico»; e ciò dovuto al fatto che «si ritiene che, le carenze conoscitive evidenziate non consentano, alla data, di escludere effetti significativi sull’ambiente marino e costiero del Polesine e del delta del Po e pertanto le estrazioni di gas nelle concessioni minerarie non debbano essere autorizzate fintantoché non vengano messi a diposizione del tavolo tecnico-scientifico regionale tutti gli elementi specifici summenzionati con cui poter valutare l’impatto dell’estrazioni». Detto fuor di tecnocratese: sappiamo che un qualche rischio c’è, non ci sono al momento elementi per valutarne davvero la portata, per cui prudenza impone di non procedere perché quand’anche fosse minimo potremmo trovarci nei guai.

La relazione completa sarà presto presentata alla Regione, ma chiaramente in quel del governo – che, lo ricordiamo, l’anno scorso aveva definito con il decreto aiuti la volontà di riprendere le trivellazioni in Adriatico – la notizia ha avuto una certa risonanza. Il ministro dell’Ambiente e della Sostenibilità Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, a margine del convegno a Marghera sulla filiera dell’idrogeno, ha detto al Corriere del Veneto di non aver letto la relazione; e il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha affermato che il governo intende andare avanti seppur «con le dovute cautele» in quanto «le ragioni che ci hanno motivato nell’ampliare le concessioni estrattive sono purtroppo ancor più valide oggi a fronte del nuovo conflitto in Medio Oriente e del perdurare della guerra di invasione russa in Ucraina, con l’accrescere delle tensioni sul fronte energetico – spiega Urso sempre al Corriere -. Ovviamente, con l’estrema cautela che necessita nel caso dell’Adriatico: massima attenzione all’ambiente e massima condivisione tecnica con gli esperti per operare in condizioni di assoluta sicurezza con il più ampio consenso».

Proprio il consenso, infatti, potrebbe essere un grosso problema: anche in una terra in cui gli amministratori locali sono in massima parte di centrodestra, infatti, il fronte dei sindaci non è compatto a favore di questa linea. Stessa cosa dicasi per la popolazione, che nonostante i comitati contrari alle trivelle continuino ad auspicare e a portare avanti una maggiore sensibilizzazione sul tema ha comunque sotto gli occhi l’abbassamento del terreno causato dalle estrazioni avvenute nel secolo scorso (svariate porzioni del terriotrio sono sotto il livello del mare). Né convince l’obiezione per cui nella vicina Croazia invece si trivella senza problemi, perché lì – si controobietta – il fondale è diverso, è roccioso, e quindi non soggetto agli stessi fenomeni.

Appunto i comitati rimangono dunque quantomai in attività: Lorenzo Franzoso, uno dei componenti, assicura infatti che è in corso l’organizzazione di incontri informativi in varie località, in previsione di una manifestazione pubblica che coinvolga anche altre realtà della società civile.​

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