L’ascesa di Sinner, numero 4 al mondo
Jannik Sinner, da oggi numero 4 del ranking mondiale di tennis e considerato il “predestinato” del tennis italiano, ne ha fatta di strada per arrivare fin qui. L’altoatesino fa il suo esordio nel circuito professionistico il 12 settembre del 2015, all’età di 14 anni, ma è solo il 12 febbraio 2018 che entra per la prima volta nella classifica mondiale, alla posizione nº 1592. Nello stesso anno, scalerà oltre mille posizioni, chiudendo la stagione al numero 551 della classifica mondiale.
L’anno dopo si aggiudica la Challenger 80 di Bergamo e conquista così il suo primo titolo di categoria, diventando il più giovane tennista italiano e il 21º al mondo a conquistare un titolo del circuito Challenger. Grazie a una wild card prende parte all’ATP 250 di Anversa e raggiunge per la prima volta una semifinale nel circuito maggiore, più giovane italiano di sempre a spingersi così avanti in un torneo ATP. Il 28 ottobre sale alla 93ª posizione della classifica mondiale, diventando il più giovane tennista italiano di sempre a entrare nella top 100 e, alla fine del 2019, viene scelto per il premio di “Newcomer of the Year”, tennista rivelazione dell’anno.
Il 27 settembre partecipa per la prima volta al Roland Garros, accedendo direttamente al tabellone principale. Arrivato agli ottavi di finale, diventa già il primo giocatore del 2001 a raggiungere gli ottavi di finale di una prova del Grande Slam, il sesto più giovane al mondo e primo tra gli italiani a spingersi così avanti agli Internazionali di Francia. Negli ottavi di finale supera in quattro set Alexander Zverev, numero 7 del mondo, diventando il più giovane italiano di sempre a raggiungere i quarti di finale in una prova del Grande Slam. A eliminarlo sarà Rafael Nadal, futuro vincitore del torneo Nel 250 di Sofia diventa il più giovane (19 anni, due mesi e 29 giorni) tennista italiano ad aver conquistato un titolo ATP nell’era Open e chiude la stagione 2020 nella top 40 della classifica mondiale, al numero 37.
È il 2021 quando, a Sofia, dove è campione in carica e, per la prima volta in carriera, testa di serie n.1 in un torneo ATP, si conferma vincitore e diventa il sesto tennista italiano, nonché il più giovane in assoluto dai tempi di Novak Đoković ad aggiudicarsi almeno 5 tornei ATP in carriera. A novembre dello stesso anno, si issa alla 9ª posizione del ranking ATP, divenendo il quinto tennista italiano ad entrare tra le prime 10 posizioni della classifica mondiale dall’introduzione del sistema di calcolo computerizzato e chiude la stagione al decimo posto.
Il successo, ma prima le cadute
Numero 4 al mondo, 9 titoli ATP su 12 finali disputate, il più giovane giocatore italiano ad aver conquistato un torneo di categoria Masters 1000 a Toronto, il più giovane tennista italiano ad aver vinto un torneo ATP e l’unico a essersene aggiudicati 4 nella stessa stagione e il secondo italiano ad aver disputato almeno i quarti di finale in tutti i Major. Questo è Jannik Sinner, ma non solo. Un vero campione non lo si riconosce solo dai successi ma anche – e soprattutto- dalle cadute e dalle sue scelte.
E Jannik è caduto molte volte. Tanti gli infortuni della passata stagione che lo hanno costretto a ritirarsi, tra gli altri, dai quarti di finale del Roland Garros, dalla semifinale a Sofia e dalla finale della Coppa Davis. Nello stesso anno, prende anche una decisione molto difficile: cambia il coach con cui aveva collaborato per 8 anni, Riccardo Piatti.
Sinner cade anche contro Medvedev, attuale numero 3 del mondo, cade ben 6 volte di fila, ma poi si rialza e lo fa a Pechino, in una finale in cui, dopo aver «preso proprio a pallate Carlos Alcaraz» – come dichiarato da Adriano Panatta – dimostra di essere all’altezza del numero 4 neo guadagnato e batte il russo in finale con due tie-break perfetti.
Un vero e proprio capolavoro, quello compiuto da Sinner a Pechino e che lo porta ad essere numero 4 nel ranking mondiale, cosa che mai nessun italiano dopo Adriano Panatta era riuscito a fare da quando esiste la classifica del computer, nell’Era Open. Un traguardo a dir poco incredibile che, però, non lo vede come una linea d’arrivo, ma come un punto di partenza per poi fare di meglio perché – come dichiarato dallo stesso Sinner – «non mi importa essere meglio di Panatta, ma il più forte». E per essere il più forte, in Italia c’è ancora Pietrangeli da battere – il tennista 90enne e numero 3 del ranking nel 1959 e nel 1960 – che ricorda «io sono stato numero tre e la cosa non viene considerata perché non fa parte dell’era moderna». E nel mondo, davanti a Sinner, rimane ancora l’eterno Djokovic da battere.
Strada apparentemente breve, ma tutta in salita, per un giovanissimo Jannik che al momento sembra inarrestabile e deciso ad andare sempre più lontano.
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